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Le ombre sul Campionato

Prima cosa: questi arbitri di porta non servono a niente. Anzi. Creano solo più confusione. Troppe teste a decidere e alla fine si perde di vista l’obiettivo. Se il problema è convalidare o meno un gol, basta un semplice e tecnologico occhio di falco, che è stato previsto e autorizzato anche dalla Fifa per i prossimi mondiali.

Domenica gli arbitri di porta sono stati coinvolti in due errori, che ci hanno fatto piombare dritti nel passato. In Catania - Juventus un gol regolare annullato ai padroni di casa e un gol in fuorigioco concesso agli ospiti, hanno platealmente favorito la squadra di Torino. Tanto brava in Italia, quanto incapace in Europa. In Roma - Udinese, sarà stato sicuramente il colore bianconero a confondere, è stato concesso all'88' un rigore più che dubbio che ha punito la Roma di Zeman. In entrambi i casi, sia a Catania, che a Roma, gli arbitri avevano preso la giusta decisione, convalidare il gol e non dare rigore, per poi ritornare sui loro passi su segnalazione tardiva degli assistenti (con l'ausilio dell'arbitro di porta) nel primo caso, del solo arbitro di porta nel secondo.

Due errori che ci piombano dritti nel passato: favoriscono la potente capolista, che proprio in settimana aveva alzato la voce nel discorso del suo presidente Agnelli agli azionisti e condannano la squadra dell’allenatore boemo Zeman, considerato nemico storico dei bianconeri.

L’episodio di Catania ha davvero colpito tutti: mai prima d’ora si era visto l’arbitro andare verso la metà campo dopo aver convalidato il gol, con la squadra di casa che esultava e dopo 43 secondi, vedere quel gol annullato. Quello che mi chiedo è: a parti invertite sarebbe mai successa una cosa del genere? 

Un errore inedito che esula dalla classica svista arbitrale. E genera dubbi: si vuole favorire una squadra, quella che casualmente è prima in classifica, che in Italia nessuno riesce a fermare e che in Europa stranamente non ingrana?

Un’ombra pericolosa sul campionato. Se episodi del genere continuassero a ripetersi, oltre ad allontanare la gente dagli stadi, come già successo con calciopoli, si andrebbe ad innescare una negativa reazione a catena. Gli altri club non si sentiranno tutelati dalle istituzioni del calcio, arbitri in primis, e quindi, chi potrà permetterselo, di solito i club più potenti, cercherà di “garantirsi” l’equità con ogni mezzo, lecito e non lecito. Quello che è successo con calciopoli, quando due sole squadre (casualmente Milan e Juventus) si spartirono ben 13 scudetti sui 15 disponibili dal 1991 al 2006.

E anche in questa occasione la vecchia signora, si fa per dire, ha avuto un comportamento poco consono ad una prima donna. Invece di limitarsi a festeggiare lo scudetto che aveva vinto a maggio del 2012, ha iniziato a contestare, parlando del riconoscimento dei due titoli che gli sono stati revocati per il processo di calciopoli e mostrando di non riconoscere il verdetto della giustizia sportiva. Non un passo positivo per rimettere il calcio sui giusti binari: quelli della correttezza, della sportività, della limpidezza. Dell’assenza di dubbi, se non quelli che esulano dagli inevitabili e banali errori umani.

Se Andrea Agnelli ha davvero voglia di riformare il calcio italiano, credo che troverà tanti presidenti disposti a discuterne con lui. Se vuole fare la voce grossa, l'arrogante, sentirsi al di sopra della legge e delle regole, sta portando il nome della sua società e il calcio italiano su un terreno davvero minato, che non porterà bene, né a lui, né alla sua squadra. E nemmeno al calcio italiano.

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