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Le multinazionali investono poco in Italia

In un'intervista rilasciata al quotidiano La Stampa, Filippo Roggero, presidente di Fujitsu Italia, traccia un quadro a dir poco deprimente del nostro paese in termini di appeal verso le grandi aziende internazionali: "L'Italia non è in pole position, vengono prima le nazioni del Nord, ma anche Francia e Spagna. Il nostro è un paese troppo complesso e loro preferiscono andare dove operare è più facile".

La Fujitsu è una multinazionale giapponese dell'information technology (la quarta nel mondo, con un fatturato di 50 miliardi di dollari, di cui 5 in Europa).
Secondo uno studio del World Investment Report 2010 commissionato dall'Onu, nel 2009 lo stock degli investimenti delle multinazionali in Italia è stato di circa 400 miliardi di dollari, ma il confronto con il resto d'Europa è impietoso: 1.132 miliardi in Francia, 1.125 miliardi nel Regno Unito.
 
Per quanto riguarda gli investimenti esteri, se in Italia si arriva a 30,5 miliardi, in Francia è quasi il doppio, con 59,6 miliardi (45,6 in Inghilterra).
 
Sempre secondo Filippo Roggero, non conviene investire in Italia perché "ci sono criticità che viste dall'estero preoccupano, soprattutto il fatto che non vengano rimosse". Qualche esempio?
 
"La burocrazia soffocante, il costo del lavoro elevato e la scarsa flessibilità. Quello italiano è un sistema così complesso che è difficile operarvi, soprattutto per gli stranieri. Così, come nel caso di Fujitsu, si preferisce investire altrove. Olanda, Regno Unito, ma anche Spagna. O in Francia, nonostante applichi una tassazione più elevata rispetto all'Italia".
 
Tra i nostri punti deboli bisogna segnalare anche la mancanza di innovazione, come nel settore pubblico, dove si potrebbero tagliare le spese e risparmiare le risorse. Ruggero parla di uno studio elaborato con il Politecnico di Milano, secondo cui attraverso la fatturazione elettronica si potrebbero liberare risorse per oltre 3 miliardi di euro nella Pubblica Amministrazione e quasi 10 miliardi nelle imprese."Tutte le nazioni europee si stanno muovendo su questa strada, meno che in Italia, dove manca un piano a lungo termine".
 
In attesa di sapere quale governo avremo da qui a Natale, è utile ricordare che, mentre l'Europa affronta la crisi economica portando avanti le riforme necessarie al miglioramento della struttura produttiva e del risanamento dei conti pubblici, in Italia non si può neanche toccare il sistema universitario, nonostante sia tra i peggiori del mondo (secondo una classifica del Times, il primo ateneo italiano, Bologna, è al 196esimo posto nel mondo) ed il dibattito pubblico, dopo le estenuanti discussioni su appartamenti e prostitute, si arena sul braccio di ferro tra due potenti ed egocentrici leader.
 
Una possibilità di riscatto però esiste: "Conviene ancora produrre in loco per il mercato continentale. Un Pc ci costa 9 euro assemblarlo in Europa, contro 50-60 cent della Cina, ai quali però vanno aggiunti 9-10 euro a collo per il trasporto. Abbiamo già alcune fabbriche in Europa e non escludiamo di aprirne di nuove. Stesso discorso per le acquisizioni: siamo alla ricerca di competenze per completare o sviluppare le aree di mercato".
Perfetto, e dove?
"Non certo in Italia".

Commenti all'articolo

  • Di paolo federici (---.---.---.162) 6 dicembre 2010 11:19
    paolo federici

    siamo sicuri che le Multinazionali "investano"?

    Nel mio settore (trasporti & logistica) le Multinazionali presenti in Italia dichiarano (nella maggioranza dei casi) bilanci in perdita, il che significa che:
    - non pagano tasse, in Italia, sugli utili (non ho detto che le multinazionali non facciano utili. Magari li fanno "altrove".) 
    - fanno concorrenza "sleale" alle aziende locali (se loro offrono servizi e prezzi IN PERDITA, mentre io non lo posso fare ... questa azione di dumping, voi come la chiamate?)
    Quindi ci rimette lo Stato Italiano (che non incassa tasse) e ci rimettono le PMI Italiane (che non possono competere)
    Visto che in Italia sono le PMI a mandare avanti l’economia, forse dovremmo smetterla di sperare nelle multinazionali per risolvere i nostri problemi.
    Dovrebbero essere finiti i tempi di "o Franza o Spagna purché se magna".
    Paolo
  • Di (---.---.---.230) 6 dicembre 2010 15:10

    evidentemente non hai mai letto nulla in proposito. In italia, come nel mondo, il mercato (mercato?) e’ soggiogato dalle multinazionali che dettano financo l’agenda politica. ah gia, tu sei a libro paga di una (piccola) multinazionale. scrivi per soldi. tout se tient.... pubblicano proiprio di tutto..

  • Di Libero Mercato (---.---.---.40) 6 dicembre 2010 15:39
    Libero Mercato

    Gran parte delle multinazionali che operano in Europa hanno sede legale in Irlanda o nel Lussemburgo per evidenti ragioni fiscali.

    Impiantare succursali in Italia, dare lavoro a migliaia di persone, alimentare la filiera produttiva di un intero settore e del relativo indotto è già di per sè un ottimo investimento.
    Se pensiamo che in un mercato globale l’Italia possa andare avanti solo grazie alla "forza" delle piccole imprese allora prepariamoci ad un lungo ed inesorabile declino.
    Gli altri paesi europei saranno più che contenti di continuare ad aprire le porte alle multinazionali che abbandonano l’Italia. 
  • Di pv21 (---.---.---.44) 6 dicembre 2010 18:59

    Bye bye alla Fiat > Altro che 20 mld di investimenti per la Fabbrica Italia.
    Alfa, Ferrari e Marelli sono ora i gioielli di famiglia con cui fare cassa.
    La FIAT non è più a Torino. La Nuova Mirafiori diventerà la succursale della Chrysler di Detroit. Non bastano le “deroghe” di Pomigliano se si vuole cancellare il Contratto Nazionale.
    Marchionne (filosofo convertito commercialista) ragiona solo con i margini di profitto e con la prospettiva di capitali freschi. Sa bene di dover rimborsare i debiti contratti per Chrysler con i governi americano e canadese.
    Il nostro governo del fare (Romani e Sacconi) riesce solo ad auspicare la ripresa del dialogo. Declassare la politica industriale a dibattito sulle relazioni industriali significa negare il valore ed il senso di Parola e Merito ...

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