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Le lingue non seguono strade, le creano

Prima impara le regole, se vuoi cambiarle. Ieri, 24 novembre, nell’Aula Magna della Facoltà di Lingue, a Cagliari, il professor Suresh Canagarajah ha tenuto una conferenza intitolata: “The paths of Global English”, (I Sentieri del Global English).

Il professor Canagarajah, linguista nativo dello Sri Lanka e docente alla Pennsylvania University negli USA, ha impostato il suo discorso su alcuni presupposti impliciti. Tali presupposti considerano ormai assodata, da parte degli studenti universitari, la conoscenza dell’inglese di base (Basic English). Ma non sempre va così.

A dispetto di ripetuti progetti di riforma e nobili dichiarazioni di intenti, l’Italia deve infatti scontare, nell’insegnamento della lingua straniera, un marcato ritardo rispetto ad altri paesi europei. Questo comporta che, anche ad un livello universitario, resti preminente l’insegnamento dell’inglese “ufficiale” britannico, sul modello – per intenderci – della BBC. Il professor Canagarajah, col suo discorso rivolto a studenti e insegnanti, ha voluto ricordarci che la comunicazione, nel mondo “di fuori”, avviene in un modo più complesso, ma non necessariamente più complicato. 

Al contrario, ogni giorno milioni di persone di differente ambito linguistico, realizzano tra loro proficui scambi comunicativi servendosi dell’inglese come Lingua Franca, e spesso senza avere una solida preparazione grammaticale alle spalle.



Si tratta infatti della realtà globalizzata contemporanea, un mondo in cui internet, i satelliti e i voli low cost hanno abbattuto il tempo e le distanze, dove gli scambi economici si realizzano attraverso i continenti, e le società diventano progressivamente più multietniche. Nell’attuale contesto postmoderno – sottolinea il professor Canagarajah – è l’esigenza comunicativa a prevalere sulle rigide norme del Canone linguistico, è la vita che si mischia tra le genti e fa nascere diverse varietà espressive. Perché se è vero che non si ha civiltà senza regole, è innegabile che le regole perdono la loro ragione d’essere, quando si scontrano con la realtà effettiva del mondo che ci circonda.

Il lascito della conferenza di oggi sui Sentieri del Global English è proprio questo: imparare l’inglese dei libri di testo è il primo passo, da solo non basta. Occorre adottare un approccio pragmatico all’insegnamento delle Lingue, privilegiare le situazioni di interscambio comunicativo, aprirsi alle varianti del linguaggio quotidiano, non tenere gli occhi chiusi di fronte ai cambiamenti sociali in atto.

Se non vogliamo che l’inglese insegnato all’università resti confinato entro le mura delle aule accademiche, il professor Canagarajah dallo Sri Lanka, stamattina, a Cagliari, ha suggerito quale strada percorrere. Agli studenti e agli insegnanti ora il compito di scegliere quali devono essere i propri limiti.

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.168) 26 novembre 2008 12:06
    Damiano Mazzotti

    Ottimo articolo Luca... Complimenti... Continua a scrivere e ad informarti così, e farai molta strada nella vita...

  • Di Beps (---.---.---.230) 26 novembre 2008 19:01

    La scarsa conoscenza dell’inglese in Italia non e’ prevalentemente derivante da scarse basi scolastiche o dal non impegno degli studenti, ma bensi da una struttura nazionale improntata sul doppiaggio di ogni singolo film, intervista, documentario ecc ecc. A noi (come ai francesi e agli spagnoli) manca la cultura del doversi "sbattere" per vedere/capire qualsiasi cosa venga dall’estero, perche’ e’ automaticamente tradotta e non lascia spazio a nessuno sforzo. Poi un miglioramento del sistema di insegnamento (piu’ ore,importanza della materia per la promozione che tavolta e’ davvero l’unica preoccupazione) anche a scuola, ma piu che altro mi sembra che l’attitudine debba esser cambiata radicalmente!
    cheers

  • Di Luca Mirarchi (---.---.---.56) 26 novembre 2008 19:10

    Quella del doppiaggio è una piaga nazionale. Infatti nell’intervista al prof Canagarajah (svolta dopo il convegno), una delle domande che ho scritto era proprio a riguardo. Ma finché sarà così forte in Italia la lobby dei doppiatori, dubito si potrà fare molto, anche se la rete e la tv satellitare offrono delle possibilità in più. Io comunque mi sono attenuto al tema centrale della conferenza, ed essendo iscritto in Lignue, l’aspetto dell’insegnamento mi tocca in prima persona. Saluti!

  • Di Linda (---.---.---.164) 27 novembre 2008 15:33

    E come sempre mi trovi d’accordo. Solo un’obiezione: se molti di noi nemmeno sanno parlare l’italiano, la conoscienza di una sorta di open english non rischia di diventare un non valore aggiunto al proprio nulla linguistico già acquisito?

    • Di Luca Mirarchi (---.---.---.140) 28 novembre 2008 15:58

      Beh Linda, questo è un discorso che vale in diversi ambiti: inutile prendersi una Ferrari senza la patentesmiley
      E’ però anche vero che la vita offre opportunità pure quando meno te lo aspetti o ti sentiresti più impreparato per raccoglierle, quindi tallvolta, perché no?
      In ogni caso è fuori discussione che una buona conoscienza della propria lingua madre sia di aiuto nella comprensione/espressione in una seconda lingua. Saluti!

    • Di Linda (---.---.---.147) 4 dicembre 2008 17:26

      Il solito ottimista! :D

    • Di luigia (---.---.---.106) 19 gennaio 2009 17:20

      ohi ,ohi, l’articolo sulle lingue è veramente interessante. anche quello che scrive Linda sulla non conoscenza dell’ italiano . Infatti conoscenza e non conoscienza.

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