Lavoro: la luce in fondo al tunnel che non c’è

Chi è in cerca di lavoro, o lo vorrebbe cambiare come me, si è ritrovato sicuramente a dover scorrere i vari siti che offrono (?) il lavoro.
Oltre alla tristezza degli annunci ove non "ci resta che piangere" non si può non notare un particolare, sintomo della crisi senza precedenti: innumerevoli annunci in cui si cede la propria attività. Magari scappa anche un sorriso quando scrivono i loro guadagni "certi": ovvio che se fossero stati "certi", col piffero che avrebbero ceduto il proprio capitale. Un disastro. Pensate che io dovrei in teoria lavorare nel campo sociale o sanitario, e immaginate il dramma quando ci sono solo cooperative che come sciacalli utilizzano i contratti "a chiamata" o a progetto per fare solo sostituzioni.
Immaginate anche che il settore in questione è quello più colpito. Chiudono gli ospedali, le varie comunità chiudono per i pagamenti in ritardo da parte dei comuni e per adempire alle emergenze (soluzione del ministro "tecnico"), gli ospedali utilizzano lo stesso numero degli operatori facendo i famigerati "turn-over".
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