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La wikificazione delle pubblicazioni scientifiche

Qualche giorno fa, il 29 marzo, la rivista Plos Computational Biology ha iniziato un esperimento. Facciamo una premessa: già da un po' la comunità scientifica sta portando avanti una profonda riflessione sul processo di pubblicazione degli articoli scientifici. Per ora il modello imperante è quello della peer-review (revisione paritaria) classica, che possiamo qui definire "statica".

In soldoni: uno scienziato o un gruppo di ricerca "sottomette" un articolo, frutto di una ricerca, a una rivista scientifica, che si preoccupa di individuare un certo numero di revisori (persone esperte nel campo, altri scienziati cioè) che "fanno le pulci " al lavoro, chiedendo eventualmente ulteriori chiarimenti, esperimenti, o arrivando persino a rigettare la ricerca se alla fine della revisione non incontra i criteri stabiliti.

Nella versione pù classica del peer-review (doppio cieco) gli autori non conoscono i revisori e i revisori non conoscono gli autori (e non sanno chi sono gli altri revisori). Non è un metodo perfetto ma è il meglio che abbiamo, ho sentito spesso ripetere da molti scienziati. Vero, ma entro certi limiti. Casi anche recenti hanno messo in crisi questo modello, specie con l'avvento di internet, e specie con la "socializzazione" di internet, dove gli utenti intervengono attivamente nelle discussioni pubbliche, anche nel campo scientifico. L'anno scorso per esempio c'è stata la vicenda dei batteri all'arsenico targata NASA. Pubblicato il paper in fretta furia su Science Express (e non è un caso che la rivista si chiami cosi) è stato subito criticato fortemente a partire da alcuni blogger/scienziati (Rosie Redfield, microbiologa dell'Università della British Columbia, è stata la prima muovere critiche puntuali all'articolo di Felisa Wolfe-Simon e colleghi, critica subito rimbalzata in tutto il globo) al punto da dover subire un secondo processo di revisione.

Casi come questo mostrano chiaramente alle case editrici dei giornali scientifici che non possono più ignorare la voce dei lettori (specie quelli che "hanno voce in capitolo"). Solo che al momento è ancora difficile individuare un modello affidabile e condiviso che tenga conto di queste voci. PLoS CB fa dunque questo esperimento. Nell'editoriale che accompagna la pubblicazione del primo articolo, "Circular Permutation in Proteins" (qui nel giornale tradizionale, qui su Wikipedia), si legge che questo nuovo metodo di pubblicazione intende aggiungere una componente dinamica al processo di pubblicazione scientifica. Nella versione wiki sono rese pubbliche (talk) sia le revisioni che i nomi dei revisori che hanno rivisto l'articolo prima della pubblicazione. Massima trasparenza dunque. La speranza dell'Editorial Board di PLoS è che questi articoli diventino "documenti viventi" grazie all'azione delle comunità di Wikipedia. Il giornale inoltre spera che questa scelta "guidi un cambio culturale nel ambiente in mutamento dell'apprendimento" (reso possibile in questo caso, aggiungono, dall'uso delle licenze Creative Commons che il giornale usa normalmente).

Di esperimenti di peer-review dinamica in realtà ce ne sono già da parecchio tempo, a partire dalle Living reviews, dal 1998. Altri esempi più recenti sono Scholarpedia e Rfam project, fra gli altri. Forse l'utilizzo di Wiipedia da parte di un giornale scientifico molto noto come PLoS CB spingerà altre riviste ad adottare la stessa politica (Wikipedia è aperta su questo fronte e anzi vorrebbe stimolare questo utilizzo) creando così un nuovo standard. Vediamo un po' come evolverà questo modello in futuro.

Federica Sgorbissa

Questo articolo è stato pubblicato qui

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