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La vittoria di Trump: la sconfitta della finanza mondiale

Dopo la Brexit e, oggi, la vittoria di Trump, il potere finanziario ha messo in fila due sonore sconfitte. Ma sono anche le sconfitta della sinistra e della sua politica del male minore. 

 Hilary messaggera della grande finanza, e la Ue dominata dalla BCE, sono stati considerati il male minore rispetto alle posizioni folli di Trump sui diritti civili e sull’immigrazione e alla permanenza nella UE ,dominata dalla BCE che è una banca privata. Obama e Corbyn si sono impegnati contro la Brexit e contro Trump. Ma a nulla è valso il loro impegno, perché non era diretto contro il vero nemico: il potere finanziario, il dominio delle finanza sulla politica. 

Non hanno intercettato la reazione degli operai, del ceto medio, dell’economia reale contro questo potere e questo dominio. Non hanno intercettato la rivolta degli operai contro il capitale che ha massacrato i loro diritti sociali e politici ,e quella dell’economia reale contro le banche, che hanno tutelato il capitale globale, anche a danno di quello nazionale. Trump è un politico populista isolazionista, contro i diritti civili e con venature razziste, ma ha preso le distanze dalla grande finanza, è apparso a tutti gli americani l’unico sbocco contro questo strapotere delle banche, della speculazione finanziaria che, con l’arma degli spreads e dei rating, avevano massacrato i diritti sociali e fermato la crescita.   

Con Obama si era creata l’illusione che risolvesse i problemi e stimolasse i partiti a rinnovarsi. Ma è stata solo un’illusione, anche se qualche cosa è avvenuto. Abbiamo avuto Sanders,e poi Jill Stein del partito dei verdi, che sono pur sempre figli dello sforzo di Obama per il ritorno alla politica. Ma Obama non è riuscito a realizzare i suoi programmi, i suoi impegni, a domare il potere finanziario e a fare una politica per la povera gente. E alla fin fine è stato costretto ad appoggiare Hilary come il male minore. Non abbiamo avuto il ripristino della centralità della politica e dell’economia reale, ma abbiamo avuto Trump, perché la politica è un'arma a doppio taglio, è Hitler ma anche Gandhi, è dittatura, ma anche democrazia, guerra ma anche pace. 

Paradossalmente Trump ha rappresentato se non la cura, per lo meno il male minore rispetto allo strapotere delle grandi banche d’affari piene di derivati. Non così Hilary, che è al centro di una rete di rapporti con persone paesi, organismi economici e finanziari. Nel suo mondo gravitano Goldman Sachs, gruppi di Wall Street. Hilary è l’espressione, insieme al marito Bill Clinton, del potere finanziario. Non è un caso se Bill pose fine al “Glass Steagall Act” ovvero alla separazione tra le banche di credito e d’affari. 

Trump ed Hilary rappresentano due mondi che sembrano lontano anni luce, ma sono più vicini di quello che sembra. Li accomuna il distacco rispetto ai problemi della povera gente ai loro diritti. Sono due modi diversi per favorire, e rafforzare il capitale. Trump quello dell’economia reale ed Hilary quello della finanza. 

L’alternativa potevano essere Sanders o Jill Stein del partito dei verdi che si batte per le energie rinnovabili, trasporti sostenibili, un maggiore aiuto all’agricoltura per dimezzare le spese militari e il ritiro delle truppe statunitensi dai luoghi di guerra. Ma non è una guerra di persone, quella contro la finanza, è una guerra di sistema, il sistema finanziario che si batte per il capitale contro il sistema politico che neppure ha iniziato a battersi per le persone. I segnali di una insofferenza, di una intolleranza contro il potere delle banche ci sono tutti, ma non sono stati incanalati in un percorso di lotta.

 Occupy wall street, la vittoria di Syriza in Grecia, il successo di Podemos in Spagna, sono l’espressione tangibile di questa insofferenza, di questa intolleranza, ma sono stati lasciati soli dalla sinistra ufficiale che si è alleata con il potere finanziario.

Foto: wikimedia

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