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 Home page > Attualità > Società > La vita è un caffè amaro

La vita è un caffè amaro

Il rischio di macchiarsi con il caffè per una involontaria quanto scomposta spallata ricevuta in un bar da un tossicodipendente l’ho vissuto, oggi, quasi come un monito e non come un gesto sbadato, perchè è da un pò di giorni che ripenso a questi esclusi, soprattutto dopo essermi soffermato più volte sulla vicenda del povero Stefano Cucchi che viveva proprio nella mia stessa vecchia borgata, Torpignattara, di così pasoliniana memoria con i suoi “Ragazzi di vita“.

Già, la vita…perchè ogni tanto hai il coraggio di ricordare come il tuo personale intendimento del significato “vita” non riguarda solo ciò che ti circonda, come i tuoi amici e i tuoi cari che ridono, scherzano e ti vogliono bene. La vita, la tua, è fatta anche di questi emarginati che ti riaffiorano davanti e che sai in qualche modo fanno parte di te, che hanno la tua stessa età ma ne dimostrano il doppio, che ti sono idealmente cresciuti a fianco, che hanno rotto la tua quotidianità d’allora fatta di degrado insieme ai profughi capoverdiani, tra polverose partite di pallone e i palloni d’acqua lanciati dal 4° piano al primo malcapitato che passava; sono gli stessi che non hanno avuto la tua fortuna visto che alcuni di loro li hai persi per sempre, chi per un buco chi invece, non avendo la stoffa del ladro ma solo dell’adolescente, ha tragicamente calcolato male la distanza tra un balcone e l’altro.

Che strano: un caffè che quasi ti cade dalle mani anzichè l’imbarazzo ti fa scattare pure la molla dell’autocritica, se pensi a quanto hai smarrito e quanto hai colpevolmente lasciato a distanza di trenta anni…quando le stesse opportunità, loro, gli “ultimi”, non le hanno avute…che invece si sono ritrovati per strada a vagabondare perchè la casa era diventata il covo delle loro disgrazie; anime perse che hanno pagato la leggerezza di famiglie costruite non per amore ma per consuetudine; disgraziati abbandonati nelle mani della delinquenza perchè, nella povertà più assoluta, diversamente non era possibile.

E così ti avvicini alla cassa pensando che la vita, per alcuni di noi, è stata, è e sarà un pò come questo caffè: amaro, di cui bisogna comunque pagare il conto, nonostante sia andato per terra….e quindi te ne vai, consapevole di ritornare a far parte di un mondo reso ancor più amaro da chi, di fronte alle vere tragedie umane, riesce a malapena a zuccherare la propria di vita con un colorito psicodramma personale chiamato ottimismo per stare a posto con la coscienza.

Salvatore

Questo articolo è stato pubblicato qui

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