• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Società > "I cervelli non fuggono dall’Italia, si tratta solo di mobilità della (...)

"I cervelli non fuggono dall’Italia, si tratta solo di mobilità della ricerca"

Quella che in Italia è ancora un sogno, ed ancora lo sarà, all'estero è già una realtà.

E’ difficile non commentare un articolo sì fatto dal titolo “Nessuna fuga di cervelli dall’Italia. E’ la normale mobilità della ricerca”, è eloquente già di suo. A detta del nostro ex Ministro della Salute Ferruccio Fazio, oserei dire quasi indignato da certe leggende metropolitane che ruotano attorno alla casta dei Ricercatori, bisogna smetterla di dire che c’è una fuga di cervelli italiani all’estero: “Oggi in Italia non abbiamo un’emorragia di cervelli - dice - ma una fisiologica scelta dell’estero per i ricercatori”.

Questa affermazione suscita in me qualche dubbio in merito alla conoscenza, da parte del nostro ex Ministro, di quanti ricercatori - forse consiglierei a Fazio di usare indici statistici a riguardo - scelgano “fisiologicamente” di lasciare il proprio Paese - qui invece farei una correzione “lessicale” considerato che, nella vastità della parola “Paese” piccoli particolari, o meglio ancora inezie, quali famiglia, affetti, amici, insomma un po’ la vita del singolo individuo, si diluiscano terribilmente - e di quanti invece sono indotti a farlo rebus sic stantibus.

A quanto pare però per Fazio si tratta di meri particolari che sicuramente agli occhi dei lettori, incantati da un sì perfetto discorso sofistico, rimangono celati. Non solo. Nell’articolo viene anche sottolineato che i ricercatori non vanno all’estero a scopo di lucro, ma spinti unicamente ad ottenere quel ruolo tanto desiderato, promesso in Italia, ma che in effetti non è mai esistito.

La responsabilità del malcontento dei ricercatori è quindi imputabile solo agli stessi ricercatori ignari, fino ad ora, che “l’età media di un ricercatore è di 7 anni: una professione che non si può fare per tutta la vita”. Difatti aggiunge l'ex Ministro: “Per questo servono delle regole chiare, in modo che i ragazzi sappiano cosa li aspetta e quale potrà essere il loro percorso professionale”.

Mi viene da pensare allora che, per le generazioni future, vogliose di intraprendere questo lavoro, il messaggio è chiaro: “Ragazzi, abbiate un piano B di riserva perché dopo 7 anni il gioco finisce; per tutti voi altri ricercatori che avete ormai scelto questa strada, non vi rimane che “fisiologicamente” andare all’estero“.

La domanda che farei all'ex Ministro è la seguente: “Sig. Ministro, la Regola dei 7 anni vige solo in Italia, considerato che all’estero ci sono ricercatori che si nutrono di sapere per tutta la vita, retribuiti dignitosamente e per i quali, dopo 7 anni, non suona nessun campanello d’allarme?”. La Regola dei 7 anni é nata unicamente per fronteggiare una fila, ormai indecente, di ricercatori precari italiani tutte vittime di false promesse?

Tuttavia mi rincuora sapere che ai suoi occhi siamo “una risorsa importante”. In effetti a pensarci bene i ricercatori italiani possono ritenersi fortunati perché non sono stati abbandonati completamente a se stessi come i ricercatori cinesi mandati in Usa senza problemi. Al contrario Fazio ha concluso dicendo: “Stiamo cercando di tenerli collegati con l’Italia con varie attività e progetti, anziché farli tornare”.

Questa affermazione non può che essere estremamente rassicurante per chi, come me, é stata indotta fisiologicamente a lasciare il proprio Paese per inseguire quello che in Italia è ancora un sogno, ed ancora lo sarà, ma che all’estero è realtà: la Ricerca.

(di Giorgia)  

 

LEGGI ANCHE: "La fuga dei cervelli all'estero"

  

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares