La strage di Nizza e la guerra di oggi: i nostri limiti e le nostre contradizzioni

Ancora terrorismo in Francia, nel giorno della festa nazionale del 14 luglio: un camion si scaglia contro la folla, 84 morti e 18 feriti gravi. Un bilancio di morte terribile, purtroppo destinato a salire.
Ieri le istituzioni, le sedi di giornali, i fucili; oggi i civili e un camion che non è un'arma. Un camion lanciato contro la folla.
E’ la guerra di oggi, in cui la parola d'ordine è colpire chiunque, dovunque e comunque.
Un signore un vicino di casa può bussare la porta e sparare contro quelli che vi abitano; un nostro amico, può imbottirsi di esplosivo e lanciarsi contro la folla, può prendere un camion e un qualsiasi mezzo e poi uccidere, senza una ragione. Perché siamo crociati.
In questa guerra siamo tutti soldati, tutti siamo chiamati a combattere con le nostre possibilità e i nostri limiti, ma siamo tutti in guerra. Ma se siamo tutti chiamati a combattere, perché le società e i comitati d'affari ne sono esonerati?
Perché le fabbriche d’armi italiane, francesi e americane continuano vendere armi all’Isis attraverso l’Arabia saudita o a fare joint ventures con il Qatar?
Perché devono combattere i cittadini e non il capitale? Ognuno di noi è chiamato a fare la sua parte, con l'osservazione e con la denuncia, ma soprattutto ad evitare comportamenti complici e collusivi, con gli obiettivi del nemico.
Ma se occorre evitare complicità perché non si azzerano finanziamenti e forniture d'armi?
Perché il profitto deve sempre giustificare tutto: i morti sul lavoro, in fabbrica, fuori la fabbrica... E oggi anche il tradimento e le complicità con il nemico?
Ma questa è una guerra, che si combatte anche con la fedeltà e la coerenza rispetto ai nostri valori di laicità e solidarietà.
E allora perché molti accettano la logica della guerra di religione e dello scontro di civilta?
E' quello che vuole il nemico: trascinarci in una guerra di religione che serve a fare simpatizzanti, adepti e dare ai guerrieri di Allah, una ragione per combattere e a un cittadino una ragione per uccidere.
Siamo in guerra dice Hollande, ma è in guerra la solo la Francia, il singolo paese europeo colpito,o è in guerra tutta l'Europa?
E se è in guerra tutta l'Europa, perché non si coordinano gli sforzi le risorse e le scelte politiche?
Un esercito europeo, una intelligence europea... Se non ora quando?
E’ prematuro e impossibile? E se è prematuro ed impossibile finiamola di parlare a vuoto di Unione europea.
Quale unione, quella degli affari della finanza che ha sottratto a parole come libertà, fraternità ed uguaglianza valore e significato?
Basta con le parole al vento, che offendono i morti ancora caldi sull’asfalto di Nizza.
Lasciare un commento
Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina
Se non sei registrato puoi farlo qui
Sostieni la Fondazione AgoraVox