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La spending review esclude la casta

Quirinale, Camera, Senato e Corte Costituzionale sono escluse dalla spending review, poiché gli organi autonomi provvederanno da soli a tagliare gli sprechi.

Lo prevede la nuova bozza sulla revisione di spesa varata dal governo Monti, individuando 5 Ministeri ad alto tasso di sprechi. I tagli riguarderanno la sanità, l’istruzione, la giustizia, i trasporti e l’interno, settori peraltro già sottoposti a dure cure dimagranti dalle passate riforme.

Come sempre capita, la sforbiciata non riguarderà l’organo ministeriale vero e proprio, ma toccherà la struttura territoriale, cioè gli sportelli periferici che mettono in contatto i cittadini con le istituzioni, creando una quasi definitiva scissione tra lo stato e il popolo.

Nel frattempo, l’esecutivo incapace di provvedere in piena autonomia, nomina il risanatore Enrico Bondi per recuperare 4,2 miliardi, cercando di evitare l’aumento dell’IVA previsto per il mese di ottobre, ma che a quanto pare non sia da scongiurare, visti gli ultimi dati sulla recessione.

Il super manager sarà affiancato da due esponenti di primissimo piano, Giuliano Amato e Francesco Giavazzi, che si occuperanno rispettivamente dei tagli sui rimborsi elettorali e della dismissione del patrimonio pubblico.

Dal canto suo il governo, per mezzo del ministro Giarda, definisce la revisione come un passo necessario per garantire un risparmio di spesa corrente, che toccherebbe nel medio periodo una cifra pari a 300 miliardi, quasi da auspicare un futuro di caviale e champagne per tutti.

In settimana ne sapremo di più, pare che sia prevista un’audizione, con la presentazione di un dossier sul dettaglio delle sforbiciate. Intanto, da una iniziativa del ministro Patroni Griffi sono stati individuati 350 milioni da risparmiare sulle auto blu, cosa alquanto nuova, su cui nessuno si è mai soffermato a riflettere.

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