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 Home page > Attualità > Politica > Bossi, Alemanno e gli alti: la società dei magnaccioni

Bossi, Alemanno e gli alti: la società dei magnaccioni

Carlo Rossella (O’Hara), definito arbiter elegantiarum, al posto del più consono House Steward, in un’intervista pubblicata su “Il Giornale” (House Organ), si diletta a spiegarci che il new look scamiciato di Bocchino non è di buongusto.

Rossella (O’Hara) non si cura dei rozzi in giacca o in doppiopetto: trascura lo chic che si trasfigura nei gesti e nel linguaggio in kitsch.

Niente da dire, dunque, sulla “Pax romana”, tra l’Impero e i proconsoli romani in salsa leghista, che si è celebrata all’insegna della massima rozzezza.

Abbiamo assistito alla metamorfosi di una classe dirigente che si fa apparato (anche digerente).

Una perfetta rappresentazione della politica (del potere sempre più prepotere), che si presenta in maniera aderente alla visione e al giudizio diffusi: “E’ tutto un magna-magna” e che sottoscrive e certifica il comune sentire del “Sono tutti uguali”.

Non si tratta della solita critica radical-chic o di un’invettiva proveniente da quel che Stefano Disegni ha genialmente qualificato come “Atticismo militante” (qui e qui).

Si tratta di comprensibile disappunto e sbigottimento davanti alla politica dei “tarallucci e vino” che tutto risolve con un rutto liberatorio.

Non c’è più limite all’indecenza e all’imperturbabile giustificazionismo di tutte le enormità (del dire e del fare).

Ormai certa politica si manifesta e si (s)qualifica, al di fuori di qualsiasi metafora, come realmente è: dozzinale e arrogante.

Speriamo giunga presto la fine del decadente Impero Romano-Padano e che ciascuno di noi, sin qui rincretinito dalle sole chiacchiere e dal solito frastuono, si renda conto di quel che si nasconde dietro questi personaggi, ormai maschere sempre più oscene e penose.

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