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La sinistra italiana? Eppur si muove... Almeno sembra

L'imminente avvio della campagna elettorale in vista delle elezioni europee viene scandito, come d'uso ultra-ventennale, dalla riproposizione dei film di Peppone e Don Camillo. Le reti Mediaset fanno dono agli italiani dell'ennesima replica della serie scritta dal famoso Giovannino Guareschi, sempre esclusivamente in bianco e nero, mai "tradotta" a colori, con l'illusorio proposito di influenzare l'elettorato indirizzandolo verso un improbabile recupero di simpatia verso Don Camillo, ossia la destra berlusconiana nei malintenzionati propositi di certuni, a discapito di Peppone incarnante la sinistra, come nelle intenzioni dell'autore, a quei tempi con senso logico inconfutabile.

Qualora ci trovassimo in un mondo in "Bianco e Nero", com'era allora, la faccenda provocherebbe ancora le rimostranze di qualche irriducibile di sinistra subito controbattute, c'è da giurarci, dal canto contrario degli ardimentosi destrorsi. Non succede più. Chi scrive ha ricercato per giorni notizie in merito: buio assoluto. Insomma, sembra proprio che delle "battaglie" tra Don Camillo e Peppone, intese come contrapposizione politica, ne sbatta (mi si passi il termine) men che meno a chicchessia, fatti salvi i dirigenti Mediaset che trovano la scusa per riempire gli spazi della programmazione a costi abbondantemente ammortizzati, vicini allo zero.

La perdita di "appeal" politico della coppia Peppone-Don Camillo si deve sia alle mutate condizioni generali del calderone politico sia al fatto che, a furia di rimestarne gli elementi, questi sembrano essersi amalgamati al punto tale per cui il bianco e il nero di un tempo è ora un miscuglio di grigi di difficile catalogazione.

Come comprendere, ad esempio, se Renzi interpreti il ruolo di Peppone oppure quello di Don Camillo? A giudizio di chi scrive, né l'uno né l'altro. La ragione? Peppone e Don Camillo erano avversari in pubblico, ma sempre pronti a collaborare nel privato per difendere gli interessi della povera gente in una sorta di compromesso storico paesano, mantenendo ben distinteperò, le reciproche convinzioni di rado messe in discussione. Oggi tutto sembra invece amalgamarsi nelle fumose esalazioni che evaporano dal calderone. Tutto si ingrigisce nell'appiattimento delle differenze.

La dotta citazione di Renzi in Senato col richiamo al titolo "Non ho l'età" del noto brano di Gigliola Cinguetti la dice lunga sulla levatura intellettuale del personaggio. Non solo di lui, purtroppo. Era sperabile attendersi da qualche altro parlamentare una replica piccata con richiami, che so, a Sgalambro, il filosofo autore di tanti testi di Franco Battiato, per stare nell'ambito. Invece niente, a dimostrazione di quanto sia tendenzialmente infima la qualità della rappresentanza politica nel nostro Parlamento. Il futuro prossimo, c'è da scommetterci, vedrà una rincorsa a citazioni di titoli di Pupo che, messi in fila, rischiano persino di diventare un discorso politico compiuto: "Tu", "Tu vincerai", "Sempre tu", "Cosa farai", "Su di noi", "Forse".

Insomma, Renzi si libra tra gli apprezzamenti del grigio-fumo di Berlusconi, del fumo di Londra di Cameron e del sempre più grigio progressismo di Obama, nel tentativo straordinario di apparire anziché di essere. Fumo, appunto.

Cosa fa la sinistra in tale contesto? Ebbene, una volta tanto bisogna riconoscere che inizia a muoversi. Le elezioni europee vedranno la discesa in campo della lista L'altra Europa con Tsipras, nella quale convergono intellettuali della sinistra storica come di quella alternativa, uniti, almeno sembra, dalla volontà di dare rappresentanza ad un'area oggi orfana in Italia. Tutto bene, dunque, per la sinistra? Purtroppo no.

La lista si presenta elitaria tanto da apparire lontana dalla possibilità d'interpretare anche l'area popolare alla quale pretende di rivolgersi. Marx docet, si potrebbe sostenere. Il programma è comunque accattivante seppur non originale. Qui gli intellettuali dimostrano ancora una volta i limiti del loro pensiero, incapaci di affondare l'analisi all'interno dei cambiamenti imposti alla società dal grande capitale finanziario come da quello industriale in un'orgia internazionale che vede alleato il capitalismo privato occidentale col capitalismo di Stato cinese e quello oligarchico russo, pronti a far scaramuccia tra loro solo quando lo status quo rischi di essere compromesso; vedi l'attuale caso Ucraina.

Ciononostante, la lista Tsipras è l'unico tentativo oggi noto capace di ridare ossigeno a una sinistra senza più riferimenti validi. Il PD si avvia velocemente a rappresentare il centro ex democristiano, con buona pace delle voci che al suo interno tentano di differenziarsi, ma soggiacendo poi e sempre alla "ragion di Stato". Le elezioni europee rappresentano un'occasione unica per dimostrare che può esistere un'alternativa alle destre mandatarie del grande capitale e alle finte sinistre alla Blair e suoi emuli che le spalleggiano, in Italia, in Europa e nel mondo.

Vale la pena di scommetterci col voto, pur con le riserve del caso, riportate lucidamente negli interventi di Andrea Camilleri e Stefano Rodotà. Certo che, nell'era della comunicazione, non sarebbe stato male scegliere un simbolo dalla grafica meno insignificante e da un nome pronunciabile con minor fatica.

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