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La resa dei conti

Serviva Repubblica per ricordare che oltre al fare domande è lecito esigere risposte?
E che, per chi si ritiene (e di fatto ormai è) "più uguale degli altri, rispondere non è cortesia ma dovere? Pare proprio di sì.

Comunque sia, sembra che lo spettacolo stia iniziando.

Sono anni che un’omertà presentata come "politically correct" contraddistingue il grosso della politica e dell’informazione in Italia.

Anni che hanno visto i cittadini rodersi il fegato di fronte a confronti senza confronto, domande senza risposta, domande senza domanda, affermazioni completamente false, percentuali vuote, dati non dati, dati infondati, affermazioni, smentite e via dicendo.

Tutti sembravano aver dimenticato la regola madre: falli arrivare al sodo, non permettere che passino oltre, resta sulla domanda.

A Maggio scrivevo in un post, "Berlusconi: "La crisi è passata". Le domande, invece, restano." :

"E allora, fateci il piacere voi che le domande gliele potete fare, ex mogli, amiche, amici, giornalisti, politici: esigete da lui le risposte che non vuole dare, come sta facendo Repubblica per l’ultima vicenda. Mettetelo di fronte alle sue responsabilità: è il minimo che si chieda a chiunque, lo si fa anche con l’ultimo degli stronzi, non sarebbe tanto più lecito farlo con il Presidente del Consiglio? Altrimenti rischiamo di dover pensare, come scrive Ezio Mauro che sia "molto più difficile, per il Cavaliere, rispondere alle domande del nostro giornale. Anzi, impossibile. Berlusconi non sa rispondere, davanti alla pubblica opinione, perché con ogni evidenza non può."

E il momento sembra arrivato.

Una sparuta e variopinta avanguardia ha lanciato l’attacco. Altri sicuramente seguiranno.



Fini, che non accetta il fatto che Berlusconi evochi fraintendimenti a nome suo, e lo sputtana bellamente a Gubbio.



Paolo Guzzanti, che lo sputtana clamorosamente e lo sfida pubblicamente dal suo blog, con toni degni dell’Ivan Drago di Rocky IV :

"Tu non sei in condizione di reggere uno scontro con me ad armi pari, in un duello televisivo, perché mi ti mangerei.Tu con me puoi vincere solo chiudendomi la bocca, impedendomi di parlare, di apparire, di scrivere se è possibile. [...] Se io potessi andare in televisione e dibattere con te, ti farei lietamente a pezzettini. Tu sei del tutto incapace di reggere un dibattito televisivo all’americana o alla francese ad armi pari, pari tempi, argomenti e idee contro argomenti e idee."

Patrizia D’Addario, che lo invita a farsi sotto ogni volta che Berlusconi la nomina o la sottintende:

"Il presidente del Consiglio, rispondendo ad una domanda del giornalista di El Pais, Miguel Mora - afferma - ha fatto riferimento ad una donna che ’ha attentato alla sua persona ’per creare artatamente uno scandalo, minacciando una azione legale che dovrebbe portare ad una condanna per dei reati posti in essere ad una pena edittale di diciotto anni. Il tutto senza alcuna precisazione sui presunti reati compiuti". "Qualora si riferisca a me - afferma D’Addario - così come sostenuto dalla stampa, invito il premier, Silvio Berlusconi, ad un confronto pubblico sia sulle nostre vicende specifiche sia più in generale sui rapporti uomo-donna, sulla tecniche di conquista, sul sesso ed il potere".

Non so voi: io preparo i pop corn.

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