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La piazza di giovedì 1 luglio 2010

Si stava in piazza giovedì 1 luglio 2010; si stava in piazza insieme a tanta gente; tanta gente, in tante piazze d’Italia.

La piazza di giovedì 1 luglio 2010

Sul palco di Piazza Navona, a Roma, venivano applauditi la sorella di Cucchi e la madre di Androvandi, morti in modo inumano per mano di carnefici in divisa e in camice bianco. Veniva applaudita Fiorella Mannoia, la grande interprete de La storia, che ci ricorda la nostra presenza umana nel mondo; c’erano quelli del Popolo delle Agende Rosse, ragazzi e ragazze di Palermo che tenteranno, fra qualche giorno, di impedire ai rappresentanti del governo di intervenire alla commemorazione della morte di Borsellino; c’era soprattutto Roberto Saviano, osannato dalla piazza, il quale, con la solita semplicità di sempre, ha spiegato in pochissimi minuti che affermare che si sta facendo una legge sulle intercettazioni per proteggere la privacy dei cittadini, è un infame inganno. “Questa legge ha un unico scopo: impedire che i giornalisti, e non soltanto loro, possano farci conoscere quello che sta accadendo; impedire che il potere possa essere raccontato”. Ha affermato, poi se n’è andato nella gabbia composta dai poliziotti che lo proteggono, umilmente, com’era venuto.

 

C’erano tanti personaggi sul palco che hanno fatto emozionare e vibrare Piazza Navona, e poi… c’erano i politici di… sinistra.

In quella piazza, chi ha l’occhio lungo, ha visto lo scollamento tra quella parte politica che dovrebbe essere capace di esprimere le esigenze dei più deboli, e la piazza. La piazza dei non violenti, di chi vuole solo un posto per lavorare e non vuole essere parassita e sfruttare altri esseri umani; insomma la piazza di chi pensa ancora che si nasce uguali; una piazza che crede ancora nelle parole della Rivoluzione francese: Libertà di pensiero, Fraternità tra gli esseri umani nati da donna, e soprattutto Uguaglianza nella diversità.

Ieri giovedì 1 luglio 2010 si vedevano girare i politici dell’opposizione con sorrisi berlusconiani incollati al volto, parlare di cose giuste e condivisibili… ma senza passione. Veniva in mente Antigone, la ribelle, che urla al tiranno Creonte:Vi parlo da troppo lontano ormai, vi parlo da un luogo dove non vi è più permesso entrare con le vostre rughe , con la vostra ragione, la vostra pancia. Potete solo restarvene fuori seduto sulla porta come un mendicante, a sgranocchiare quella pagnotta dura che voi dite essere vita”:

Ecco la sinistra ha perso La Piazza, ha perso la ribellione irrazionale di Antigone: ha perduto l’immagine femminile del rifiuto e del no. E perdendo questa immagine, interna, la sinistra ha smarrito il rapporto con la realtà di quella Piazza dove gli esseri umani pensavano che le parole Uguaglianza, Fraternità, Libertà avessero un senso umano e una speranza di trasformazione della società in qualcosa di sempre più umano.

La piazza non spera più che quei politici, che ha votato, possano cambiare in meglio la società, magari lo dice, ma in fondo non lo pensa. Il popolo di sinistra, ed estensivamente chiunque pensa ad un’uguaglianza primaria dell’altro da sé, è stato deluso; è stato deluso da chi è entrato, forse senza nemmeno accorgersene, nella zona del potere, della tirannia democratica, della corruzione, da chi è andato nei luoghi dove vive la Casta Politica “con le loro rughe, la loro pancia, la loro ragione”.

Ma, fermiamoci, questo della ricreazione della sinistra è un’altra storia.

“Nonostante voi domani sarà un altro giorno”  cantava Chico Barque de Ollanda. E la piazza di giovedì era compatta intorno ad un ideale umano tanto contrastato nelle teocrazie, come quella in cui stiamo vivendo: libertà di pensiero e libertà che il pensiero di alcuni esseri umani capaci di informare divenga carta stampata e televisione e internet o qualsiasi altra forma di comunicazione che possa raggiungere il pensiero di tante altre donne e tanti altri uomini liberi di pensare. Perché un pensiero muove sempre un pensiero.

Giovedì 1 luglio molti di noi si sono sentiti come il piccolo esercito di Aleksandr Nevskij prima della battaglia che, nonostante le previsioni, volse a favore dei russi, i quali sconfissero l’invincibile armata dei Cavalieri dell’Ordine Teutonico, facendoli precipitare tra i ghiacci del Lago Peipus.

Come si dice: “Sognare un sogno impossibile per vincere un nemico invincibile”. E come scriveva Édouard Glissan: « Io non credo che la lotta e il sogno siano contradditori». 

Giovedì 1 luglio le piazze d’Italia hanno sognato di sconfiggere gli assassini della libertà di pensiero e di stampa, cantando, in silenzio, “la storia siamo noi”. E “nessuno si senta offeso”.

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