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La chiesa è un’eccezione che può ignorare le norme della società

"La Chiesa non può mai dimenticare di essere un’eccezione: qualcosa che ignora le norme della società e della politica"

La chiesa è un'eccezione che può ignorare le norme della società

La Repubblica del 10.7.10, ha pubblicato un articolo di Pietro Citati La grazia della fede e il senso del peccato con questi due sottotitoli  e “Il cristiano studia i suoi sentimenti e scruta se in qualche luogo del cuore la menzogna e la ribellione hanno lasciato la loro ombra”.

In questo articolo, Citati, partendo dall’assunto metafisico cristiano, dell’assoluta presenza del male, con un pensiero acritico che sfocia nella credenza religiosa, esamina alcuni aspetti contingenti della Chiesa cattolica attraversata dalla grazia e dal peccato.

Naturalmente a Citati, dall’alto del suo scranno, non interessano fatti reali documentati, come l’occultamento da parte di Ratzinger dei delitti di pedofilia che hanno causato altre migliaia di violenze sui bambini. I documenti Crimen Sollecitationis il primo, e De Delitti Gravioribus il secondo, parlano chiaramente di come l’istituzione cattolica, per mano dei suoi più alti rappresentanti abbia sempre, non solo coperto, ma ordinato di coprire i delitti di pedofilia consumati tra le mura materne di Santa Madre Chiesa. Citati ignora, ma li legge i giornali, che in America si sta cercando il modo di incriminare il Papa?

Gli dobbiamo credere visto che, da cristiano, egli sa della“menzogna che lascia un’ombra nel cuore”. Però la pulsione di annullamento, inconscia, gli funziona benissimo, visto egli risorge dal suo scotoma solo per notarela condizione di inquietudine e d´angoscia, che occupa la mente di Benedetto XVI”.

E la condizione d’angoscia dei bambini violentati? Chissenefrega?

All’intellettuale Pietro Citati interessano altre cose come “il senso del peccato” ; peccato che “È lì, ineliminabile, qualsiasi cosa facciamo". Il volere è in mio potere, ma compiere il bene no – diceva Paolo - . Sicché non faccio il bene che voglio, ma faccio il male che non voglio. Ma, se faccio il male che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me".

E questo è San paolo … un ragionamento del genere porta ad una deresponsabilizzazione dell’individuo, e significa eliminare ciò che è l’essenza dell’essere umano, vale a dire il vero senso della sua presenza del mondo che è rapporto con l’altro da sé “diverso ed uguale”. Chi ferisce un altro essere umano, fisicamente e soprattutto, come nel caso di abuso di un bambino, psichicamente, è un malato di mente violento, e pertanto si deve fare in modo che egli non possa più commettere lo stesso orrendo delitto.

Ma, come diceva San Paolo: “se faccio il male che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me".

È questo concetto che da qualche tempo la chiesa attraverso i suoi alfieri del logos vuole far passare ad ogni costo: i crimini di pedofilia non sono delitti contro la persona ma peccati contro Dio; quindi non possono essere perseguiti dalle leggi secolari ma da quelle interne alle mura vaticane, le quali, dato che è un peccato, non possono far altro che risolvere, il “chiacchiericcio” così il Cardinal Sodano ha chiamato lo scandalo della pedofilia, con una confessione seguita da un’assoluzione.

Però questo articolo di Pietro Citati è anche un mistero, non uno di quelli gloriosi: non si capisce bene dove, questo grande intellettuale, voglia andare a parare con i suoi “amabili discorsi”… se lo non lo conoscessimo bene potremmo pensare che, forse, Citati proponga un baratto: egli dice la chiesa “pretende che le sue leggi, per esempio sull´aborto o l´eutanasia, diventino leggi civili.”, ebbene, semplice, la Chiesa non si occupi più delle leggi italiane su questi temi, in compenso la legge italiana affermi il privilegio dell’impunità per i delitti come quelli di pedofilia se commessi dagli “eletti”, in questo modo Citati chiama i preti cattolici nell’articolo. Fantapolitica? Può essere.

Però poi scrive “… la Chiesa non può mai dimenticare di essere un´eccezione: qualcosa di originario e straordinario, che ignora le norme della società e della politica.”. Veramente sconcertante.

Poi, sempre a proposito del male, Citati aggiunge: “Secondo Benedetto XVI, alla fine del ventesimo e al principio del ventunesimo secolo, il regno del peccato si è esteso.”

Sembra il film "La storia infinita" dove il nulla avanzava facendo sparire per sempre il Regno di Fantàsia. Ma quello era un film che rappresentava come la perdita della fantasia negli esseri umani corrisponda alla perdita dell’identità umana. Ma è qui che viene da dare la prima risposta a chi pensa che la ribellione sia un peccato, un delitto contro la divinità cristiana, rappresentata, ma creduta vera, dalla ribellione di Lucifero e dalla sua cacciata nel buio degli Inferi: la ribellione, soprattutto quella interiore, contro questa credenza del “peccato che pervade il mondo” e del “Male colpevole degli atti degli esseri umani”, che opprime il libero pensiero è quanto di più psichicamente sano ci possa essere negli esseri umani; la ribellione è un’assicurazione che protegge dall’alienazione religiosa e dalle sue codifiche culturali. La Chiesa ha sempre punito il ribelle con la morte, perché il ribelle destabilizza il suo potere sulla mente dei credenti: Ipazia di Alessandria, Giordano Bruno, … .

Ma pare che Pietro Citati non lo sappia, visto che invece di pensare ad investigare quella patologia psichica che porta alla catastrofe umana, ha preferito credere al Male assoluto, titolo di un suo libro del 2003, dove egli vuole dimostrare l’esistenza del Male Assoluto, il Male totale, affascinante e terribile che troviamo ad esempio, secondo lui, in Stavrogin di Demoni, in Raskolnikov di Delitto e castigo, in Gilbert Osmond di Ritratto di signora, in Long John Silver ne L’isola del tesoro, in Milady ne I tre moschettieri.

Che dire? Può essere comprensibile che un uomo di 80 anni di fronte alla vecchiaia che prelude alla morte, si faccia un’assicurazione per l’aldilà, o per “difendersi” dal terrore per la Vecchia Signora, si uccida prima psichicamente astraendosi dalla vita del corpo e dalla realtà psichica e poi andando con la mente in territori dove al pensiero viene impedito di entrare.

A lui “mente candida”, come scrive, forse rimane “la gioia dei bambini, che forse riusciranno a conservare fino alla morte la loro condizione infantile. Sappiamo quale sia l´origine di questa gioia. La luce della grazia scende dal cielo e avvolge a poco a poco tutta la terra: rischiara i pensieri e i sentimenti ed ogni angolo abitato o deserto. Sotto forma di fede, questa grazia ritorna nel cielo da dove è discesa: perché la fede non è altro che grazia umanizzata”.

Beato lui… a noi rimane “solo” la ribellione e “il cuore all’erta e l’animo in subbuglio”

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