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La ’ndrangheta (ottava parte/quinto capitolo)

Il messaggio dell’esplosivo a Reggio Calabria e la mia personale decriptazione: la nave dei veleni.

La 'ndrangheta (ottava parte/quinto capitolo)

Quello che sto per raccontarvi è una mia ipotesi del tutto personale, ma la espongo alla fine. Sarà una conclusione che cercherò di argomentare prima che venga bollato come un complottista visionario. Anche perchè non lo sono mai stato e cerco di essere il più razionale possibile.

Oramai chi segue da tempo le mie puntate sulla ’ndrangheta, avrà capito che le mafie, e la ’ndrangheta in particolare, sono ben organizzate e hanno assunto una raffinatezza in ogni azione che compiono.

La ’ndrangheta è ben radicata nelle nostre Istituzioni grazie anche alla nascita della Santa e da mafia tribale si è trasformata in una vera e propria organizzazione di tipo massonica, con tanto di riti e simbolismi.

Non è una sciocchezza dire che la criminalità organizzata utilizza gli omicidi e gli attentati per mandare messaggi che solo i diretti interessati riescono a coglierli e decifrarli. Ce lo ha insegnato perfino Roberto Saviano attraverso Gomorra quando ci descrive magistralmente un omicidio camorristico:

"Gli avevano tagliato le orecchie, mozzato la lingua, spaccato i polsi, cavato gli occhi con un cacciavite, da vivo, da sveglio, da cosciente. E poi per ucciderlo gli avevano sfondato la faccia con un martello e con un coltello inciso una croce sulle labbra. Il corpo doveva finire nella spazzatura per farlo ritrovare marcio, tra la monnezza in una discarica. Il messaggio scritto sulla carne viene da tutti decifrato con chiarezza, anche se non vi sono altre prove che quella tortura. Tagliate le orecchie con cui hai sentito dove il boss era nascosto, spezzati i polsi con cui hai visto, tagliata la lingua con la quale hai parlato. La faccia sfondata che hai perso dinanzi al Sistema facendo quello che hai fatto. Sigillate le labbra on la croce: chiuse per sempre dalla fede che hai tradito."

Insomma il simbolismo è davvero importante per queste organizzazioni. Come non dimenticare, ad esempio, il forte significato simbolico del "suicidio" di Calvi, trovato impiccato sotto il Ponte dei Frati Neri?

In Inghilterra, a Edimburgo , esiste una Loggia, la numero 3722, che si chiama proprio "Black Friers", ovvero Frati Neri! E gli appartenenti a questa loggia sono gli Agostiniani, l’ordine di Lutero. E casualmente a via degli Agostiniani numero 15, a Londra, si trova la Banca dell’Opus Dei.

Come gli omicidi, anche gli attentati sono da sempre studiati con forti riferimenti simbolici. Tra il 14 maggio e il 27 luglio del 1993 tre importanti città italiane vengono sconvolte da cinque attentati dinamitardi che uccidono dieci persone, provocando numerosi feriti.

Le bombe esplodono tutte di notte: a Roma, in via Fauro, obiettivo il conduttore Maurizio Costanzo e Maria De Filippi che ne escono illesi. Il 27 maggio, a Firenze, in via dei Geogofili, cinque morti; il 27 luglio, a Milano, in via Palestro, altre cinque morti; e nello stesso giorno a Roma vengono gravemente danneggiati il Vicariato, che si trova dietro la basilica di San Giovanni, e la chiesa di San Giorgio al Velabro.


E allora, teste di capra, anche lì sono diversi i significati simbolici.

A Roma, via Fauro: Costanzo e la sua iscrizione alla loggia massonica P2; Firenze, via dei Georgofili: l’omonima Accademia, sede massonica nel cui consiglio direttivo siedono anche esponenti dell’Opus Dei; Milano, via Palestro, c’è una delle primissime sedi della Massoneria italiana (Villa Reale); Roma, il Vicariato e la chiesa di San Giovanni: si tratta della sede del vicario del Papa a Roma e di una chiesa adiacente al collegio polaccco, e calcolando che all’epoca c’era Giovanni Paolo Secondo, il chiaro riferimento all’Opus Dei è lampante.

Care e adorabili teste di capra, mi sto avviando alla conclusione ribadendo che è una mia semplice e personale ipotesi. Pochi giorni fa, a Reggio Calabria, è stata ritrovata un auto piena zeppa di esplosivo non fatto esplodere di proposito. Dire che sia stato un avvertimento al Presidente Napolitano è un insulto alla loro perfida intelligenza, e soprattutto alla nostra. Ma non credo nemmeno all’ipotesi del procuratore dell’antimafia Grasso, il quale dice che sia una minaccia alla riforma sui beni confiscati dalla mafia. Anche perchè secondo l’associazione Libera, quella di Don Ciotti, la riforma è l’ennesimo regalo che si fa alle mafie.

L’unica cosa su cui concordo è che bisogna ricollegarsi con l’attentato alla Procura di Reggio. Ma sempre secondo la mia ipotesi della puntata precedente, perché ancora una volta qui c’entra la questione delle navi dei veleni!

L’auto in questione è una Fiat MAREA NERA!

E allora se vogliamo leggerla in chiave prettamente simbolica, il rimando al mare è scontato; poi nero che fa pensare a sporco, inquinato.

Come vi spiegai nella puntata precedente, l’inchiesta sulle navi a perdere è stata chiusa grazie anche alla menzogna di questo Governo e alla codardia del magistrato. Ma allora a chi è indirizzato questo ennesimo messaggio intimidatorio?

Probabilmente c’è un altro Magistrato di buona volontà che sta proseguendo l’indagine, ma ufficialmente noi non lo sappiamo.

Sarebbe interessante saperlo, ma la mia ricerca è molto limitata.

Spero che uscirà fuori qualcosa, ma soprattutto mi auguro che questo Magistrato non si faccia intimidire e che prosegua con la sua inchiesta.

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