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La ’ndrangheta (conclusione ottava parte): il magnate del crimine Theodor Cranendonk

Come il nazista Kappler.

 La 'ndrangheta (conclusione ottava parte): il magnate del crimine Theodor Cranendonk

Ricapitoliamo brevemente. Dopo le rivelazioni importanti del pentito Fonti, si è scoperta, in un punto del fondale del nostro Mediterraneo, una nave carica di rifiuti radioattivi. Era una delle trenta navi affondate dalla ’ndrangheta con l’ausilio dei nostri amati servizi segreti. Dopodiché il governo, probabilmente, mente spudoratamente in una conferenza presieduta dal Ministro dell’Ambiente Prestigiacomo e il Procuratore Grasso, dicendo che si trattava di una nave della prima guerra mondiale.

Una menzogna di Stato perchè la stiva, alla prima immersione, era piena. E alla seconda immersione, in coordinate diverse tra l’altro, la stiva risulta vuota. Evidente che si trattavano di due navi diverse.

Il magistrato Francesco Greco, che aveva aperto l’inchiesta sul Jolly Rosso e sugli affondamenti di mercantili carichi di scorie industriali e nucleari descritti dal pentito della ‘Ndrangheta Fonti, si è detto pentito di aver dato credito al pentito della ’ndrangheta. Quindi caso chiuso anche per la magistratura.

Poi però si apprende che c’è un secondo pentito molto importante: Emilio Di Giovine.

Ma proprio quando si stava recando alla Magistratura per dire quello che sapeva sulle navi dei veleni, è stato investito quasi a morte da un auto.

Poi ultimamente ci sono stati diversi attentati che hanno avuto forte risonanza nei mass media. Ma ovviamente nessuno ha fatto menzione alle navi dei veleni. Dicevano tutt’altro.

L’attentato alla Procura di Reggio Calabria era fatto dello stesso identico materiale esplosivo servito in un altro attentato avvenuto negli stessi giorni: era stato colpito un locale appartenente ai parenti di Di Giovine.

Po si era susseguito un altro episodio importante: la bomba rinvenuta a bordo della "Fiat Marea Nera"! E avevo spiegato nell’articolo precedente l’importanza dei messaggi, molto simili a quelli massonici. D’altronde la struttura interna alla ’ndrangheta, detta La Santa, è una vera e propria loggia massonica.

La mia ipotesi giornalistica era basta sul fatto che quei messaggi fossero rivolti ai magistrati che osavano continuare l’inchiesta sulle navi dei veleni.

Ipotesi che sembra confermata visto l’ennesimo messaggio intimidatorio della ’ndrangheta ricevuto dal Procuratore Lombardo.

Ritorniamo al pentito Di Giovine.

Egli era un potente capobastone della ’ndrangheta e aveva una relazione amorosa con la figlia di Cranendonk, un miliardario olandese che faceva dei grossi affari con la ’ndrangheta.

Theodor Cranendonk è un uomo molto potente, e il pentito Di Giovine voleva parlare proprio di lui a proposito delle navi dei veleni. Questo finanziere multinazionale era stato arrestato in Italia nel maggio del 1999 proprio perché si è scoperto che aveva procurato ben 30 bazooka alla cosca milanese della ’ndrangheta capitanata proprio da Emilio Di Giovine.

Ma questo imprenditore multinazionale e criminale, era riuscito ad evadere tranquillamente dal carcere.


Anzi no.

Perché a differenza della maggior parte dei detenuti che vengono lasciati morire nelle celle, lui era riuscito a farsi diagnosticare una malattia ed era finito in una clinica anche abbastanza prestigiosa. E senza che il piantone se ne accorgesse (?), lui era riuscito a farsi le valige e ritornare tranquillamente nella sua cara amata Olanda, e precisamente a Rotterdam.

Questo fatto mi ricorda un altro grande caso di evasione facilitata e voluta dallo Stato: il generale Kappler, responsabile dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Un sanguinario nazista che tranquillamente, in una bellissima notte di Ferragosto del lontano 1977, riusci a scappare dalla clinica di Roma dove fu ricoverato.

Quando c’è l’aiuto dei servizi segreti,e quindi dello Stato, notiamo che il "modus operandi" è sempre lo stesso.

Allora il sottoscritto ha voluto fare qualche ricerca su questo Theodor, e grazie alla segnalazione di una donna che vive in Olanda, scopro che nonostante fosse un "latitante pericoloso" continuava a fare affari importanti e riceveva ambasciatori di tutte le nazioni.

Un uomo che potrebbe rivelarci molte cose sul traffico dei rifiuti radioattivi e chissà se non poterebbe essere utile per la ricerca della verità sulla morte di Ilaria Alpi.

E allora, notizia di qualche settimana fa, e senza che nessun giornale italiano ne abbia riportato la notizia, il nostro Cranendonk è stato arrestato proprio a Rotterdam. E questa notizia l’ho saputa sempre grazie alla donna che vive in Olanda e che potete vedere anche su questo forum.

La mia domanda è questa: l’ autorità italiana chiederà l’estradizione? Io ancora non ho sentito nulla. Se rimarrà tutto sotto silenzio, questa è l’ennesima dimostrazione che lo Stato non sta facendo nessuna lotta contro la ’ndrangheta. Ma ne è servo.
 
Nel frattempo il pentito Fonti della ’ndrangheta dice testuali parole:

«Se rivelassi tutto quello che so, verrei coperto da denunce, la cui prima conseguenza sarebbe la revoca degli arresti domiciliari. E morirei in prigione».

Fonti che era un ’ndranghetista sa benissimo che il luogo per uccidere la gente scomoda e mascherarla da suicidio è la prigione.

Come è accaduto a Niki Aprile Gatti.
 
AGGIORNAMENTO:
Il 24 marzo è andata in onda, in Olanda, la trasmissione Netwerk con un reportage su Thedore Cranendonk. Il qule è stato sì arrestato, ma rilasciato dopo due giorni, perché secondo il "rechtercommissaris" non vi sarebbe pericolo di fuga (e stiamo parlando di un latitante dal 99) . Nel filmato, il PM Macrì non ha voluto commentare tale scelta. Il reportage si chiude con la notizia che si è ricorso in appello contro la scarcerazione dello stesso Cranendonk.
 
A quanto pare, questo tipo ha uno strapotere non indifferente. 

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