La muraglia italiana contro la scalata di Lactalis

Primo punto di svolta per la vicenda Parmalat-Lactalis.
Il colosso alimentare francese ha avviato una serie di riunioni chiave a Parigi per decidere il da farsi dopo le pesanti contro-mosse del governo italiano.
In sostanza gli ostacoli sono diversi e molteplici.
Parmalat è stata inserita nella lista delle aziende strategiche non cedibili a gruppi stranieri, l'assemblea è stata rinviata di due mesi come previsto, il presidente della Consob ha delineato nuovi poteri per imporre un'Opa anche sotto la soglia del 30%, tutelando le liste di minoranza e limitando i poteri del pacchetto di Lactalis dentro Parmalat.
Per di più è scattata un'indagine delle Agenzie delle Entrate e della Procura di Milano, mentre all'orizzionte, nell'arco dei due mesi che intercorrono dalla prossima assemblea di Parmalat, potrebbe profilarsi la concorrenza della famosa cordata ad hoc per fronteggiare Lactalis.
La scalata insomma sembra gradualmente perdere di efficacia, anche perché lo stesso governo francese di Sarkozy ha deciso di non appoggiare più l'iniziativa per evitare nuovi crisi diplomatiche con l'Italia.
Un cocktail difficile da digerire che lascia pochi spazi per una manovra offensiva del colosso francese, che potrebbe decidere di sfidare da solo il governo lanciando una clamorosa Opa "anti-italiana" ma che risulterebbe troppo dispendiosa (e comunque non rientrava negli obiettivi iniziali del management del gruppo). Oppure impelagarsi per mesi, e forse per anni, in infinite battaglie legali contro gli amministratori Parmalat, colpevoli di aver rinviato un assemblea?
L'ultima possibilità resta quella di avviare una trattativa con il Governo per uscire dalla partita a testa alta vendendo le sue quote al fondo anti-scalate della Cassa Depositi e Prestiti (finora Lactalis ha messo sul piatto un pacchetto azionario di 1,5 miliardi di euro).
Il messaggio comunque è chiaro: Lactalis non pensi di poter conquistare la società.
La muraglia italiana (corporativismo? protezionismo?) ricorda l'analoga vicenda della spagnola Albertis che tentò di prendersi Autostrade.
All'epoca c'era l'ultimo governo Prodi, ma anche in quell'occasione il fuoco di sbarramento delle istituzioni italiane costrinsero "gli stranieri" a rinunciare alla scalata.
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