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La morte della dialettica

 

La dialettica, che dovrebbe essere una delle capacità caratterizzanti un individuo colto, è morta e sepolta; al suo posto è sorta la denigrazione pregiudiziale dell’interlocutore.

Ascoltando un qualsiasi dibattito politico tra avversari risulta subito evidente che alla dialettica, vera e propria arte oratoria basata sul confronto di merito tra due posizioni e sul raffinato tentativo di far prevalere la propria posizione sull’interlocutore, è subentrata la polemica basata sull’offesa personale dell’interlocutore e non sul confronto con le sue posizioni.

Certamente un tale tipo di attività sterilmente denigratoria è molto più semplice ed alla portata dei nostri politici e capi d’azienda, che non possono permettersi di “perder tempo” ad affinare le proprie capacità linguistiche e ad acquisire la cultura necessaria all’applicazione del confronto dialettico. Quindi a un pacato e sagace dibattito di merito si sostituisce un barbarico e spesso pietoso scontro senza esclusione di colpi, farcito di offese personali, ingiurie, sberleffi ed ogni tanto anche qualche plateale “sputacchio”.

La morte della dialettica non coinvolge solo la politica, ma anche buona parte dei centri nevralgici della Nazione, scaturendo in un impoverimento straordinario del valore umano di chi ha il compito di amministrare e sviluppare lo Stato. La mancanza di rispetto e di dignità è all’ordine del giorno e tale pietoso atteggiamento si espande a macchia d’olio anche tra i nostri adolescenti, che spesso preferiscono al confronto la sopraffazione quando avendo a che fare con un debole possono permetterselo, o l’inebetito silenzio nel caso in cui l’interlocutore sia più forte di loro.

Ecco questo è il mondo di illetterati, maleducati ed ignoranti a cui si è giunti. Millenni di studi filosofici, storici e letterari sono miseramente crollati sotto il regime della stupidità di massa che ha tra i sui principali strumenti il mezzo televisivo, dove quei pochi virtuosi che cercano ancora di far cultura vengono additati come appestati, boicottati o ancor peggio allontanati senza troppi indugi. 

Commenti all'articolo

  • Di dave deep (---.---.---.140) 20 novembre 2008 13:15

    Caro Francesco nel mio ultimo articolo ho affrontato il tuo stesso argomento. Solo che io ho scritto una causa, tu le conseguenze. Li’ tra l’altro proponevo un giochino che sarebbe stato interessante fare, ma al massimo ti vai a leggere tutto quello che ho scritto per capire meglio (nessuno ha commentato o forse letto quell’articolo).
    Comunque quello che lei dice é vero: é sorta la denigrazione pregiudiziale dell’interlocutore. Considero questo modo di fare in maniera molto negativa, pero’ ne sono anch’io vittima. Io sono il primo che denigro certe persone. Sul mio articolo avevo parlato del fatto quando esprimi un’idea a qualcuno, questo puo’ non essere d’accordo e allora essere uno stupido completo, o nonostante ti dia ragione, continua a sostenere la parte che sostiene questa idea di cui non é d’accordo. Questo perché la parzialità nell’affrontare gli argomenti é ancora un processo che ammala molte persone, soprattutto i politici.
    Ebbene anch’io ho smesso di dialogare. Cioé dialogo, rifletto, provo a volte a far capire delle cose alle persone, ma quando questo risulta impossibile perché la loro stupidità raggiunge livelli allarmanti come si puo’ non provare questo senso denigratorio nei loro confronti? Ormai io stesso ho smesso di parlare con le persone perché neanche quando hanno prove, neanche quando la realtà é evidente e chiara queste si smuovono dalla loro posizione. Siccome penso sia finito il tempo dei copromessi, Le chiedo: cosa bisognerebbe fare con queste persone? Continuare a parlare parlare parlare senza raggiungere nessun risultato? Per quanto mi riguarda visto che essere violento non é la mia indole l’unica cosa che posso fare é denigrarle.
    Cosa gli dici ad esempio una persona che difende ancora adesso gli sbirri che hanno fatto quel putiferio a genova? Che nonostante le prove, i filmati ecc. continuano a difenderli? Dobbiamo parlare? E di cosa che non sia già stato detto? O facciamo una rivoluzione o evitiamo il dialogo, concentrandoci su altre cose della nostra vita.
    Denigrare é la mia arma per non diventare un assassino. Le persone non sono tutte uguali e il livello di bontà interiore varia. Condivido il suo discorso di fondo, ma forse il livello della politica é cosi’ basso proprio perché si sono cercati dialoghi che hanno fatto comprendere a tutti quanto in verità siamo diversi, non sui nostri bisogni, bensi’ sui nostri approci mentali di analisi della realtà.
    L’ignoranza non é degna di considerazione. Soprattutto oggi che si spendono milioni di parole inutili su ogni argomento.
    Ci sarebbero mille esempi da fare. Probabilmente il discorso bisognerebbe incentrarlo più sulla psicologia o sulla filosofia addirittura, perché non é facile dire sempre questo é vero, questo non é vero. Vasco (so non é un filosofo ma é un grande) in un ritornello diceva: "buoni O cattivi non é la fine, non é la fine....prima c’é giusto sbagliato da sopportare, da sopportare...."
    Il concetto di verità é molto ambiguo oltre che difficile da definire. Si da il fatto che se le cose stanno cosi’ ogni discorso é inutile. Dobbiamo trovare dei paletti per definire la verità dall’irrealtà, la logica dalla non logica per quanto sia difficile. La soluzione é un’atlra cosa...
    Ma perché se la Storia ha dimostrato che i Presidenti Americani Democratici non sono stati cosi’ diversi da quelli repubblicani c’é questo entusiasmo immotivato nei confronti di Obama? Perché un leghista é contro gli Ogm (perché evidentemente ha una cultura culinaria non indifferente) ma sta con Forza Italia che non guarda in faccia niente se deve sostenere l’economia? Quando si affronta un argomento ci sono dei dati di fatto: é un dato di fatto che i poliziotti a Genova hanno abusato del loro potere; é un dato di fatto che gli psicofarmaci fanno più male che bene; é un dato di fatto che questa economia non é sostenibile; é un dato di fatto che io (IO come milioni di persone nel mondo) posso guidare anche se ho fumato una canna; é un dato di fatto che la diffusione di notizie é controllata; é un dato di fatto che la Chiesa interviene ancora troppo sulle questioni esistenziali nonostante viviamo in un mondo più aperto dove la cristianità ha sempre meno importanza. E potrei continuare all’infinito. C’é chi non riconosce queste logiche o semplici verità, o addirittura le riconosce ma sostiene lo stesso le parti che le creano (in nome di questo dialogo e di questa ricerca di compromessi (infatti oggi vediamo dove i compromessi ci hanno portato)), chi no. Quindi la denigrazione é l’unica arma che si ha per non impazzire o presi dal nostro istinto animale non ammazzare qualcuno.
    Saluti

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.99) 20 novembre 2008 13:42
    Damiano Mazzotti

    tutti noi ci dimentichiamo che per avviare un confronto e un dialogo bisogna essere in due... e bisogna anche essere disponibili a cambiare le ide... purtroppo l’attuale gioco politico di contrapposizione destra sinistra ci fa regredire a situazioni simili alle guerre tribali somale o a quelle delle tribù della nuova guinea... cioè io e il mio gruppo contro quelli dell’altro gruppo.... e se sei in un posto incivile arrivi alla violenza, ma se sei in un posto un poco più civile ti fermi alla denigrazione e all’insulto.... e con l’ignoranza e la stupidità e l’egoismo anche gli dei sono impotenti...

  • Di Rocco Pellegrini (---.---.---.51) 21 novembre 2008 11:24
    Rocco Pellegrini

    Non scambierei le nostre beghe di cortile e, soprattutto, lo stato comatoso dei nostri talk show televisivi con considerazioni generali come quelle che fai tu.
    La dialettica non morirà mai e se facciamo riferimento all’avvenimento più importabte di questo 2008 che sta finendo, cioè alla campagna elettorale americana, possiamo vedere che Obama, un grande retore moderno, si è fatto largo proprio attraverso gli strumenti storici del discorso di parte della retorica, nel senso corretto della parola e non in quello denigratorio che ha nel senso comune, di ogni tempo.
    Dunque anche in Italia se e come dovesse emergere qualche nuova personalità poltica significativa, assisteremo di nuovo all’uso evoluto della scienza della persuasione su basi etiche, essendo la dialettica una branca essenziale di questa bella materia.
    La situazione è brutta hai ragione ma io non perdo la speranza, anzi, lasciamelo dire, ne sono certo che le cose cambieranno.

  • Di (---.---.---.148) 22 febbraio 2009 20:41

    bravoooo!!! hai ragione! E adesso come si fa per cambiare?

    • Di Francesco Rossolini (---.---.---.180) 22 febbraio 2009 23:26
      Francesco Rossolini

       Bisogna interrogarsi seriamente su che tipo di società vogliamo divenire e su quali siano i valori che dovrebbero accompagnare le nostre azioni.
      Fatto questo è necessario ripristinare il ruolo educativo della famiglia e l’autorevolezza della Scuola. L’impresa è molto difficile, quasi impossibile, ma vale la pena fare il possibile per estirpare la maleducazione, la sopraffazione e l’ignoranza. 

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