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La mafia: il nemico invisibile

 

Avevo quasi otto anni. Ricordo ancora la sigla del telegiornale e le immagini di quel mucchio di cenere fumante, delle auto semidistrutte e i cartelli stradali che indicavano le direzioni di "Palermo" e "Capaci".

Cosa volete che ne sappia un bambino siciliano di appena 8 anni di mafia, attentati e tritolo? Niente, ma fa prestissimo a capire.

Da quel giorno iniziò a esistere nel mio immaginario una forza malefica senza volto che si chiamava mafia, che uccideva giudici, magistrati e forze dell'ordine facendo esplodere delle bombe al tritolo. E in quei giorni aveva ucciso un giudice che si chiamava Giovanni Falcone, sua moglie e degli agenti della sua scorta. "Che cosa è una scorta?" "È un gruppo di persone che ti protegge perché la mafia non ti faccia del male".

Fa presto un bambino a capire cos'è la mafia, soprattutto se vive in quel triangolo d'omertà, afa e claustrofobia. Soprattutto se da un giorno all'altro vede la propria città invasa da alpini, "quei militari col cappello alla Robin Hood", che fanno la guardia giorno e notte davanti al tribunale. "Ma perché fanno la guardia anche qui?" "Perché hanno ucciso Falcone." "Allora anche noi abbiamo la scorta?".

Un bambino fa presto a porsi certe domande. E ad avere paura. Non più streghe, orchi, uomini neri, mostri: no, adesso bisognava avere paura anche di un'altra cosa che si chiamava mafia. Ma a differenza di tutte le altre creature, questa non aveva un volto riconoscibile. No, neppure il volto che gli si presta in quei film dal sapore folcloristico, più che documentario. Però comunicava, e come. Si esprimeva piazzando delle bombe e facendo saltare in aria cose e persone, nascondendo subito la mano per evitare di farsi guardare e riconoscere.

Col passare degli anni qualcosa sembrava cambiare. Non si sentiva più parlare di attentati allo Stato, stragi e bombe. Solo di arresti, pentiti, condanne e boss catturati. La mafia aveva iniziato a fare meno paura, anche a quel bambino che a 8 anni aveva iniziato ad odiarla. Il senso di impotenza e di solitudine che avevano accompagnato i siciliani in quella stagione cambiava. La paura è stata vinta dall'associazionismo, dalle manifestazioni nelle piazze, dalla coscienza antimafia che ogni italiano finalmente non aveva paura di mostrare.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ucciso qualche mese dopo, erano diventati per tutti esempi ed eroi. La mafia un pericoloso nemico invisibile da combattere in ogni modo e ad ogni costo. Anche con le parole.

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