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La guerra in Palestina (anche) su Tinder

Tinder è una app di incontri che funziona attraverso la geolocalizzazione: rintraccia le persone nei paraggi attraverso filtri di distanza (fino a 63 chilometri), gusti sessuali ed età (dai 18 ai 50 anni). Una sorta di social network per chattare ed organizzare appuntamenti. 

Ma cosa succede a chi cerca un appuntamento a Ramallah, in Cisgiordania, Palestina, 18 km a nord di Gerusalemme? Un gruppo di ventenni ha deciso di portare avanti questo esperimento, aprendo un blog, Palestinder, nel quale pubblica gli screenshot delle conversazioni.

Come ha dichiarato Caitlin Kent, la ventiseienne di San Francisco che avuto l'idea, e che sta passando un mese a Ramallah per un campo estivo di lavoro, “non c'è conversazione su Tinder che non sfoci in politica”. Su Palestinder le conversazioni pubblicate si svolgono quasi integralmente con ragazzi israeliani, che sono iscritti alle app di appuntamenti in numero decisamente maggiore rispetto ai coetanei palestinesi.

Dando un'occhiata alle chat, pure viziate dal fatto che da una parte chi scriveva non cercava veramente un appuntamento, emerge il dramma di una distanza a volte insanabile, mentre l'attacco israeliano a Gaza continua, con perdite enormi nella popolazione civile (oggi a Ginevra l'Unicef ha denunciato che i bambini morti dall'inizio dell'offensiva sono 121).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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