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 Home page > Tribuna Libera > La guerra all’ISIS: i nodi da sciogliere

La guerra all’ISIS: i nodi da sciogliere

Parigi 130 morti, il Mali 27 morti, quanti altri morti dobbiamo seppellire prima di capire che l’ISIS lo abbiamo creato noi, noi lo abbiamo finanziato e lo finanziamo, noi lo abbiamo armato e lo armiamo. Hilary Clinton lo ha detto esplicitamente, Blair ha chiesto scusa.

Sono anni che bombardiamo anche civili in Iraq, Afganistan, Somalia, Libia. Sono anni che supportiamo dittature oppressive che chiamiamo moderate, sono anni che alimentiamo nelle vittime di quelle bombe, e di quei regimi, rabbia, odio e propositi di vendetta.

E che cosa abbiamo ottenuto? Un escalation di morti per terrorismo, decine di migliaia. Quanti altri funerali, dobbiamo celebrare, prima di ritrovare la ragione e il senno, per dire basta ai rapporti con i paesi che finanziano l’ISIS e lo armano. No! Non parlate di buona fede. Affari, soldi e voti sono il problema e l’obiettivo della nostra classe dirigente.

Per i soldi, per gli affari e per i voti, fanno il gioco del nemico, fomentano odio e zizzania, tra noi e gli islamici moderati, ci alienano alleanze ed amicizie. Affari, soldi e voti sono all’origine delle posizioni equivoche di certi paesi, della proroga dei nostri rapporti con i paesi finanziatori, e con quelli che controllano il traffico d’armi verso il califfato.

Prospera il traffico d’armi, che direttamente ed indirettamente arrivano all’I.S.I.S. Dal 2012 al 2014, aziende italiane hanno fatto un accordo con il Qatar di 146 milioni di euro, per esportare armi in questo paese. Il Qatar è il maggiore azionista della borsa di Londra, ha il10% della London Stock Exchange. Con il Qatar, il Fondo strategico italiano, controllato dalla cassa depositi e prestiti, ha firmato una joint venture per 2 mil.di euro. I rapporti commerciali tra USA e Arabia saudita sono noti. E intanto la commedia degli equivoci non ci consente di individuare amici e nemici, quelli che vogliono davvero combattere l’ISIS, e quelli che usano l’ISIS per far fuori i nemici interni come l’Egitto ad esempio.

Fino a poco tempo fa, la guerra degli USA al califfato è stata un fatto simbolico. Per maggiori informazioni chiedere ai combattenti curdi che muiono a frotte per combattere l'ISIS. La Turchia ha favorito e favorisce il califato, ha permesso, sul suo territorio, il passaggio di foreign fighters e di finanziamenti di armi all’ISIS. La Russia è un alleato della Siria e prima dell’abbattimento di un suo areo civile in Egitto bombardava anche i Curdi nemici dell’ISIS.

Va avanti questa politica suicida, e così si rinviano decisioni che abbiamo urgenza di operare, si disinforma, mentre abbiamo bisogno di conoscere, di capire, di distinguere amici e nemici, tra conoscenza delle ragioni dell’odio e legittimazione dell’odio.

E intanto si lascia marcire il problema della sicurezza, in termini di uomini, tecnologie e raccordo di legislazione, informativo ed operativo delle forze dell’ordine europee .

Quanti soldi sono stati stanziati per far fronte a queste carenze? Quanto e stato previsto per addestrare i militari, i poliziotti e i vigili a combattere contro il terrorismo? Ci vogliono più tecnici più informatici, quanto e stato previsto? Quanto è stato previsto per l'insegnamento alle nostre forze dell’ordine della lingua araba?

Abbiamo una magistratura organizzata a combattere la criminalità, ma non il terrorismo religioso. Che cosa aspettiamo a costituire una procura nazionale antiterrorismo e pool di magistrati nei singoli distretti giudiziari?

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