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La guerra agli ospedali: Emergency sotto "attacco" in Afghanistan

Ore 23 del 10 aprile, arriva la notizia:
Tre italiani di Emergency, l’infermiere Matteo Dell’Aira (coordinatore medico), il chirurgo d’urgenza Marco Garatti, veterano dell’Afghanistan e il tecnico della logistica Pagani, sono stati accusati dai servizi segreti afghani di stare progettando un piano per uccidere il governatore della provincia di Helmand con un attentato kamikaze, nascondendo in una stanza dell’ospedale (a Lashkar Gah, nel sud dell’Afghanistan) sette giubbotti carichi di esplosivo, bombe a mano, armi e munizioni. I tre italiani al momento si trovano in una struttura dei servizi di sicurezza afghani e sarebbero “visibilmente provati, ma in buone condizioni”.
 
Intanto Gino Strada, fondatore dell’associazione umanitaria, dopo aver definito “assolutamente ridicola” l’accusa, (“è come se in Italia si facesse circolare la voce che Don Ciotti sta complottando per uccidere il Papa”) e dopo aver chiesto a gran voce l’intervento della Farnesina, ha spiegato tutti i dettagli della vicenda in una conferenza stampa a Milano sottolineando come sia “iniziata una guerra preventiva per togliere di mezzo un testimone scomodo prima di dare il via ad un’offensiva militare in quelle regioni”. “Qualcuno ha messo in piedi questa montatura perché vuole che Emergency, un testimone scomodo, lasci l’Afghanistan. Il regista non è solo afgano. Emergency - ha spiegato Strada - fa vedere una cosa molto semplice: nonostante tutta la demagogia sulla politica delle missioni di pace, anche se oggi si ammette che siamo lì a far la guerra, fa vedere i risultati della cosiddetta guerra al terrorismo. Il 40% dei feriti sono bambini al di sotto dei 14 anni. Noi - ha continuato - abbiamo chiesto un corridoio umanitario per evacuare i feriti ma loro hanno fatto un cordone, che chiamano stranamente sanitario, che non consente di farli arrivare ad una struttura sanitaria”.
 
Dalla guerra al “terrorismo” alla guerra agli ospedali dunque, tassello di una strategia che convince sempre meno. “La cosa - ha spiegato Strada - non mi sorprende perché la logica della guerra è diversa dalla nostra. Nella guerra un ospedale é qualche cosa di strano e di anomalo perché cura e cerca di salvare le vite invece di distruggerle”. “L’Italia fa parte della coalizione internazionale (Isaaf, NdR) ed è in Afghanistan con tremila soldati per cui paghiamo circa 2 milioni di euro al giorno nonostante la situazione del nostro Paese - dice Gino Strada commentando l’arresto del personale di Emergency - ogni giorno 2 milioni di euro dello Stato italiano vanno per proteggere il governo afgano che arresta o rapisce personale italiano, fossi un politico ci farei sopra una bella riflessione”. “Sarebbe utile che anche gli italiani facessero sentire la loro voce”.
 
La risposta del Ministero degli Esteri non arriva ufficialmente da Franco Frattini, ma viene fatto sapere come si stia “seguendo la situazione e si ribadisce la linea di assoluto rigore contro qualsiasi attività di sostegno diretto o indiretto al terrorismo sia in Afghanistan così come altrove. Allo stesso tempo, inoltre, si riconferma il più alto riconoscimento del Ministero al personale civile e militare impegnato in Afghanistan per le attività di pace”. Riguardo la presenza di armi, Gino Strada, fa sapere sempre dalla conferenza milanese come: “Se qualcuno di noi volesse introdurre una pistola in un qualsiasi ospedale italiano lo potrebbe fare in dieci minuti. C’è sempre la possibilità di corrompere qualcuno e che qualcuno la depositi al momento della perquisizione.”.
 
Ore 20, 11 aprile:
Giunge la notizia al britannico Times da parte dei funzionari afghani: i tre italiani di Emergency avrebbero “confessato” il loro ruolo nel complotto e i loro legami con Al Qaida, nonché la partecipazione al sequesto di Daniele Mastrogiacomo (giornalista Repubblica) e l’omicido del suo interprete. Arriva puntuale il commento del Ministro degli Esteri, Franco Frattini, su Sky Tg24: “Prego veramente da italiano che non ci sia nessun italiano che abbia direttamente o indirettamente compiuto atti di questo genere. Lo prego davvero di tutto cuore, perché sarebbe una vergogna per Italia. Non ho la minima idea di chi possa aver messo armi pericolose tra cui giubbotti esplosivi nell’ospedale in Afghanistan, a differenza di Gino Strada non azzardo ipotesi, non faccio battute politiche nei confronti dell’Isaaf come ha fatto lui. Noi lavoriamo lì per portare la pace non certamente per portare la guerra - ha aggiunto - lui parla sempre di guerra, noi ci preoccupiamo dei tre connazionali, poi le sue dichiarazioni stanno a lui”. Mentre Emergency, invece, parla di una vera e propria “bufala”: “A noi non risulta niente di tutto ciò che è stato scritto. Siamo fermi alle notizie che questa mattina ci ha fornito l’ambasciatore italiano in Afghanistan”.
 
Diversi i dubbi ancora, i punti oscuri, proprio nel momento in cui pare stia girando un video che vede alcuni soldati, proprio britannici, aggirarsi intorno all’ospedale di Lashkar Gah intitolato a “Tiziano Terzani”. Dai microfoni di “Che Tempo Che Fa”, il fondatore dell’associazione umanitaria che ormai opera in diverse parti del mondo colpite dalla guerra, ribadisce le sue posizioni e sottolinea come questa vicenda non indebolirà l’impegno di Emergency, anche se comporterà necessariamente una qualche riflessione rispetto agli attacchi che le son stati rivolti.
 
È possibile aderire, per chi fosse interessato, ad una raccolta firme “Io sto con Emergency”, dal sito ufficiale italiano dell’organizzazione.

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