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La dottrina del gender

“Bufera su Bagnasco”, titolava tre giorni fa Repubblica. Il cardinale aveva sostenuto che il gender è una “manipolazione da laboratorio” per creare essere umani “transumani”. Aggiungendo: “Vogliamo questo per i nostri bambini?” Se le istituzioni italiane hanno glissato sull’uscita (passano il tempo a glissare: potrebbero partecipare con successo a Notti sul ghiaccio), le associazioni lgbt hanno invece, ovviamente e doverosamente, protestato.

Analoga attenzione, da parte della stampa e da parte del mondo lgbt, non ha invece riscosso l’analoga e pressoché contemporanea sortita del papa. Durante l’incontro con i giovani a Napoli, infatti, Francesco ha definito il gender “uno sbaglio della mente umana che fa tanta confusione”. In passato era anche andato oltre: l’aveva addirittura identificato come “un’arma atomica”. E tuttavia, la bufera colpisce soltanto Bagnasco. Fa pensare. Perché è strano ritrovarsi d’accordo, per una volta, con un editoriale del Foglio, che si è chiesto come mai i vaticanisti interessati a mostrare il papa così progressista stendono un pietoso velo (o vello, tanto è pesante) su certe sue parole.

La risposta in realtà è semplice: non vogliono mandare i lettori in dissonanza cognitiva con la fiabesca immagine del pontefice che essi stessi hanno creato. Il papa piace in versione progressista, e lo propongono come tale (senza che l’ufficio stampa della Santa Sede se ne lamenti, anzi). I giornali conservatori e reazionari si possono comunque consolare con la constatazione che non una virgola è cambiata nella dottrina cattolica con il passaggio da Ratzinger a Bergoglio. Del resto, Benedetto XVI aveva a sua volta attaccato il gender fino a pochi giorni prima di dimettersi.

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Nulla cambia nel magistero ecclesiastico anche riguardo alla capacità di manipolare orwellianamente il vocabolario, creando dal nulla ideologie inesistenti. In principio fu il logos, qualche decennio fa l’inesistente dicotomia laicità/laicismo, e oggi c’è l’ideologia del gender. Che come dice Franco Grillini nella maniera più chiara e sintetica possibile, “è una balla colossale inventata di sana pianta come il complotto demoplutogiudaicomassonico degli anni ‘30 di mussoliniana memoria”.

L’ideologia del gender, molto semplicemente, non esiste, e nei giorni scorsi lo ha autorevolmente ricordato anche l’Associazione Italiana di Psicologia. Non esiste nulla a livello accademico, e non esiste nessuno che la rivendichi. Guarda caso, ne parlano solo i cattolici, lo ripetono tanto ossessivamente che forse finiranno anche per credere che esista davvero. Per ora l’intento è quello di creare ad arte un clima di paura per negare diritti a gay e lesbiche. Il loro è il classico artificio retorico dell’uomo di paglia: si dipinge l’avversario come non è, e si attacca l’immagine negativa dell’avversario appena creata.

Sostengono che la “lobby gay” sia alla conquista delle scuole, ma intanto sono loro che nelle scuole fanno il bello e il cattivo tempo tra ora di religione, messe, benedizioni e visite pastorali; che bloccano gli opuscoli dell’Unar; che schedano le iniziative volte a insegnare il rispetto per le persone gay e lesbiche; che, come ha fatto il vescovo ciellino di reggio Emilia Massimo Camisasca, creano gli “Osservatori sull’Educazione”.

Nel frattempo le Sentinelle in Piedi manifestano ovunque, per fortuna con scarso successo. Per assistere a un attacco anti-gay così massiccio si doveva attendere papa Francesco, la foglia di fico progressista sotto cui nascondere poderose battaglie di retroguardia.

Capita però che, a Napoli, anche Arcigay abbia accolto calorosamente il papa. Una conferma ulteriore che, se l’Italia è così indietro sui diritti civili, è perché in troppi ambienti la Sindrome di Stoccolma assume caratteristiche di vera e propria epidemia.

Raffaele Carcano

Questo articolo è stato pubblicato qui

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