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La credibilità dei compagni

Qualche giorno fa l’esimio onorevole Massimo D’Alema mi ha messo di buon umore. Ai microfoni dei cronisti ha affermato solennemente che con Berlusconi sono tornati i tempi di tangentopoli. La cosa non manca davvero di ironia.

Il buon D’Alema di tangenti se ne intende. Come si fa a non prestare attenzione al suo onesto ciarlare? Chi non si ricorda del conto svizzero da 50 milioni di euro del compagno Consorte nella vicenda Unipol-Bnl, soldi giustificati con il paravento delle consulenze (50 milioni per delle consulenze?). Chi non si ricorda dell’attivismo del buon D’Alema nella svendita del patrimonio pubblico (Telecom inclusa) a privati amici (o almeno disponibili a manifestare riconoscenza) durante i gloriosi tempi in cui il leader del PD sedeva sulla poltrona di primo ministro? E chi non si ricorda più recentemente i vari politici del PD spesso riconducibili allo stesso D’alema, dalla Calabria alla Campania fino alla Puglia, coinvolti in scandali di tangenti e di mala amministrazione della spesa pubblica a livello locale? Insomma viene veramente da ridere che il nostro caro D’alema si erga a paladino dell’onestà in politica.
 
Il problema della sinistra è la completa mancanza di credibilità. Anche Bersani, il pupazzo di baffino al timone, non va lontano dal suo protettore in questo. Come fa Bersani a parlare di questione fiscale, quando lui stesso assieme all’inseparabile Visco ha fatto parte dell’inenarrabile ultimo governo Prodi? Prendiamo per esempio la vicenda del cuneo fiscale che è emblematica. Prodi e compagni in campagna elettorale promisero il cuneo ai lavoratori per ridurre loro le tasse, fra gli applausi della Cgil e di Epifani. Tuttavia dopo essere andati molto fortunosamente al governo, la banda della sinistra decise di regalare il tutto a Confindustria. Per riequilibrare i conti attuarono un riallineamento delle aliquote che ha fatto crescere il peso fiscale sui cittadini comuni, alleggerendo dall’altra parte le imposte per le imprese (qualcuno si ricorda che la CGIL di Epifani abbia fatto allora volare una mosca su questo voltafaccia?). I vari De Benedetti e Montezemolo furono lieti di incassare e ancora oggi ogni tanto sempre il buon D’Alema o qualche altra "cima" del PD come Colaninno menano vanto di quanto fatto, dicendo come corollario che Confindustria dovrebbe dimostrare maggior riconoscenza verso la sinistra. Perciò con che credibilità i Bersani e i Visco vengono a dire che Berlusconi non abbassa le tasse ai lavoratori?
 
Tanto più che nel programma di governo del PdL molto sintetico ma chiaro (l’opposto dei programmi bizantini della sinistra) si scrive nero su bianco che l’unica assicurazione è che non si aumenteranno le tasse. Il programma di Veltroni si sbracciava viceversa in costose e divertenti promesse elettorali. Davvero la scelta dei votanti non premiò la generosità a parole della sinistra. Oggi la morigeratezza del programma permette a Tremonti e a Berlusconi di rispettare le promesse elettorali. Effettivamente in una difficile situazione i gravami fiscali non aumentano. Si può cavillare che se diminuisce il Pil a tasse costanti, la pressione fiscale aumenta. Ma queste non sono variabili che dipendono dai governi.
 
Dall’altra parte dalle stesse dichiarazioni degli esponenti della sinistra è chiaro cosa avrebbe fatto il Pd in questi frangenti. Avrebbe aumentato le tasse cercando di "stimolare" l’economia. Avrebbe cioè sprecato soldi pubblici veicolandoli in incentivi, drogando il mercato di assistenzialismo pubblico. Sicuramente avrebbero tassato il risparmio degli italiani (le famose rendite finanziarie), dicendo di far pagare i ricchi quando invece i vari Briatore e De Benedetti se la ridono all’ombra delle Cayman e della Svizzera. Ci sarebbe quindi stata la solita ricetta della sinistra: spesa pubblica e tasse per i cittadini comuni. Nonostante queste loro enunciazioni di intenti e nonostante quanto fatto nel loro precedente governo, la sinistra di Bersani rimbrotta e lamenta che Berlusconi nel bel mezzo della più grande crisi mondiale dal dopoguerra ad oggi non abbassa le tasse. Veramente ridicoli.
 
Il problema della sinistra è la credibilità. Siamo a credibilità zero. Se il buon Bersani non avesse l’amico Fini ad aiutarlo, sarebbero tempi proprio grami per le vecchie cariatidi del PD. Voglio raccontare un aneddotto. Mio cugino è un grosso imprenditore. Qualche tempo chiaccherando mi informò di quanti soldi era riuscito a risparmiare grazie ai buoni servigi di Visco e compagni. Allora io con ironia gli chiesi: "Ma allora adesso comincerai a dare il tuo voto al PD, no?". Lui mi rispose: "Votare per chi frega i suoi elettori? Ma per chi mi hai preso?" Credibilità. Questo è tutto in politica.

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