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La classe politica non vuole rinunciare

La classe politica non vuole rinunciare

Sembravano quasi deliranti gli annunci usciti dalle prime pagine dei giornali, dai TG o dai blog di mezza Italia negli ultimi giorni, che annunciavano una svolta nella condotta politica di questo Governo risvegliato dalle sferzate della crisi monetaria dell’Europa, mostrando un’irrefrenabile decisione a fare rinunce e tagli agli sprechi della gestione pubblica.

Come mai da 20 anni a questa parte, pubblicamente l’intera compagine di Governo ha rilanciato la necessità di reperire 24 miliardi di euro con una pesante manovra finanziaria atipica e diversa da tutte le precedenti per modalità di imposizione, per cominciare ad intaccare l’ormai pesantissimo debito pubblico che ogni italiano si porta sulle spalle con un debito procapite di circa 30.000 Euro?

Tra le novità di questa manovra ci si prefiggeva in prima ipotesi il taglio delle provincie, la riduzione dei compensi a tutti i parlamentari, tagli ai mega stipendi dei dirigenti pubblici ed altre importanti incisioni sulla spesa pubblica.

Questo per la prima volta nella nostra storia proponeva un passo indietro della politica e delle istituzioni indirizzato alla riduzione degli sprechi dirottando la richiesta di sacrifici a quella parte del Paese che in tanti anni non aveva mai contribuito al ripristino di una condizione di equità da troppo tempo inespressa.

Questa proposta iniziale, seppur minima, avrebbe mostrato una prima forma fattiva della volontà di cambiare la rotta, iniziando a riformare strutturalmente questa nazione bisognosa di interventi che ne rilancino lo sviluppo, ma per far ciò necessita del recupero di tante risorse oggi dilapidate dal sostentamento di una pesantissima struttura burocratica ed assistenzialista.

Questi annunci ci facevano ben sperare, Tremonti sembrava che fosse riuscito a liberarsi dai lacciuoli che gli imponeva il suo premier e l’intera classe politica, in particolar modo dal Nord-est a lui più a cuore.

E invece anche questi annunci si sono nuovamente trasformati in slogan, in questi giorni infatti le lobby e la casta politica, si sono messe al lavoro cercando di recuperare i lacciuoli sciolti al ministro Tremonti, stringendoli nuovamente per evitare che si rendessero operative le promesse del ministro lombardo.

’Le provincie non si toccano più’ a sentire voci bene informate, in particolare quelle provincie che sono a cuore al ministro Bossi, paladino dell’anti Roma-ladrona ma fautore dei privilegi per la sola Lega, ricordandovi che la provincia di Monza (una delle ultime provincie istituite nel 2009) è stata promossa sotto l’ala ’riformatrice’ dei ’Lumbard’.

Anche l’articolo della riduzione di stipendi e benefit dei parlamentari è stato stralciato ufficialmente dalla manovra, è rimasto un misero 10% di riduzione per i ministri che poverini percepiscono anche un secondo stipendio da parlamentare, qui la casta ha lavorato nei meandri di palazzo per evitare il peggio.

In questi ultimi giorni ho visto poi numerosi politici correre prontamente ai ripari traguardando gli scricchioli della nave vicina al naufragio, nelle maniere più diverse si sono mossi per difendere il proprio status dal ’populismo dilagante’ e per salvare dalle sforbiciate del ministro Tremonti, la ’propria scodella’ che giornalmente li sostiene con più che onorevoli prebende.

Qualcuno degli ’Onorevoli’ di palazzo ha pubblicato sul proprio blog quanto guadagna e tutte le spese esborsate dimostrando che in tasca gli rimane ben poco, solo quei 5000 Euro per campare quotidianamente.

Qualche altro come l’on. Stracquadanio da almeno 10 gg sta passando da Tv e radio di tutt’Italia per convincerci che lui i soldi per il portaborse li spende bene per sviluppare e diffondere su Internet il suo operato sottolineando che quest’ultimo si svolge da lunedì al venerdì, ma non si sa bene in quale palazzo, visto che non si legifera per più di 3 gg a settimana di questi tempi.

In pochissimi della classe politica hanno affermato in questi giorni di gradire questo tipo di interventi vedasi l’onorevole Santanchè affermando di voler contribuire ai sacrifici, ma sotto sotto tengono ben stretto in tasca il corno rosso portafortuna, speravano anch’essi nell’infondatezza delle voci.

Insomma ancora una volta ci hanno voluto far credere che qualcosa sarebbe cambiato nella rotta della nostra Italia, e come ha detto anche Napolitano, se non si decide di prendere decisioni forti che gli facciano recuperare competitività internazionale, questo paese sarà destinato definitivamente al declino già imboccato da tempo.

Questa classe politica miope ed egoista ancora una volta ha dimostrato l’inadeguatezza a guidare l’Italia in un momento così delicato, non riuscendo a prendere quelle decisioni che invece le darebbero in pochi anni il recupero di quelle risorse necessarie per uscire dal guado.

Il premier Berlusconi ed il ministro Tremonti hanno confermato l’incapacità di imporsi di fronte ad una vastissima ed agguerrita classe di uomini che ’campano’ di politica in tutti i livelli istituzionali, che si riempiono la bocca di belle parole nei loro comizi e nei discorsi di fronte ai cittadini, ma lottano caparbiamente per non far crollare le torri di costosi privilegi su cui si arroccano nel loro vivere quotidiano.

Dobbiamo quindi attendere l’arrivo di una nuova generazione di politici, ma forse per allora la nave sarà già affondata.

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