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La campagna elettorale di Obama in poche parole.

Analisi del programma del candidato democratico con Wordle 
La campagna elettorale di Obama in poche parole. Wordle è un’applicazione in grado di evidenziare graficamente le parole più utilizzate in un testo. I discorsi di Barak Obama danno il mosaico dell’immagine. I vocaboli più grossi sono ovviamente quelli più ricorrenti nei discorsi del candidato democratico. Una lettura veloce di essi consente di fare una prima analisi del volto che Obama vorrebbe dare all’America. In primo piano il forte accento messo sui contenuti più legati al sogno americano ed al rilancio del paese. In controluce il bilancio dell’azione politica di questi ultimi 8 anni di amministrazione.

Un carattere incline al sogno ed alle grandi sfide. E’ questo in sintesi ciò che viene fuori dalla lettura delle parole restituite da Wordle. Uno strumento sicuramente curioso per condurre un’inchiesta giornalistica. Un indagatore di contenuti, un sistema statistico per analizzare il peso dato ad alcune parole piuttosto che ad altre. Il sistema per ora non è in grado di analizzare anche in che tipo di relazione stiano i termini tra loro.

Promessa e promettere. E’ questa una delle parola più utilizzate da Obama. Un impegno assunto in prima persona verso il paese. Termine quanto mai frequente nei discorsi dei politici. Sancisce un impegno solenne ad operare in una certa direzione. Il complemento oggetto di tale azione è il paese americano. E proprio ‘America’ e ‘american’ sono altre due parole pronunciate abbondantemente da Obama. Viene poi ‘work’, altra parola con cui il candidato statuisce la sua volontà di fare quanto in suo potere per il paese.

Nuovo, cambiare, conoscere. Questi sono altri pezzi del programma dato in pasto a Wordle. “Rinnovare la promessa americana” è infatti il titolo del programma di Barack Obama. Il documento delinea il piano d’azione del presidente Obama ed è diviso in un preambolo e quattro capitoli, ciascuno dei quali contiene il verbo “rinnovare”. La prima parte svela le idee obamiane per “rinnovare il sogno americano”, cioè le sue proposte sull’economia. La seconda spiega come “rinnovare la leadership americana” nel mondo. La terza parte è sulle questioni etico-sociali, la quarta sull’innovazione istituzionale.

Appare ben evidente anche il nome del candidato repubblicano John McCain. Lo sfidante da sconfiggere che in queste ultime ore sta guadagnando nuovamente punti dopo la gaffe che ha visto il candidato repubblicano parlare per un lapsus in diretta televisiva della sua fede mussulmana. Un testa a testa ancora tuttaltro che scontato questo, un terreno su cui potranno ancora esserci sorprese nonostante il bagno di folla che in questi mesi ha sempre seguito Barack.

C’è anche il verbo ‘to care’, quello usato da Don Milani per affermare la sua volontà di prendersi cura di qualcuno o di qualcosa. Un verbo che significa partecipazione prima ancora che impegno. Un termine che sottolinea lo slancio, la tendenza a comportarsi in maniera eticamente apprezzabile. E’ su questo fronte che Obama promette assistenza sanitaria di qualità per tutti e poi aiuti alle famiglie, migliore istruzione e più tasse solo per le famiglie che guadagnano più di 250 mila dollari.

Colpiscono anche alcune parole, quelle non dette da Wordle. Alcune di esse caratterizzano ormai da tempo la politica americana, in particolare quella estera. Su questi argomenti ì si ribadisce la contrarietà alla guerra in Iraq e il piano di ritiro “responsabile” in 16 mesi. Obama insiste sulla cautela delle operazioni di rientro e annuncia che, in ogni caso, in Iraq resterà “una forza residua impegnata in missioni specifiche: colpire i terroristi, proteggere la nostra ambasciata e il personale civile, consigliare e sostenere le Forze di sicurezza irachene e fare in modo che gli iracheni compiano progressi politici”. La differenza con John McCain non è grande, salvo che il repubblicano pensa di legare il rientro delle truppe alla situazione sul campo, non al calendario.

Sull’Iran, il programma dice che “il mondo deve evitare che l’Iran acquisisca armi nucleari”. Obama comincerà con la diplomazia, ma “mantenendo tutte le opzioni sul tavolo”. Un capitoletto è dedicato alle “armi da fuoco”. Obama “riconosce che il diritto a portare armi è una parte importante della tradizione americana”, ma pensa a “ragionevoli regolamentazioni” diverse tra stato e stato. Manca anche nel mosaico un riferimento alla fede, a Dio. “Onoriamo il posto centrale che la fede ha nelle nostre vite”, si legge comunque a pagina 43 assieme ad altre considerazioni sull’importanza della religione e delle associazioni caritatevoli. Il paragrafo sull’aborto è intitolato “choice”, “scelta”. Il programma di Obama sostiene il pieno “diritto della donna a scegliere di abortire” e si oppone “a qualsiasi tentativo di indebolire o mettere a repentaglio tale diritto”.

Aldilà di qualsiasi tentativo di misurazione che si voglia fare delle parole utilizzate dal candidato democratico, resta la sua aspirazione a restituire agli americani ed al mondo intero un sogno. Quello di un paese e di un globo più giusto, più equo e più accettabile. Il motto che sta caratterizzando la sua campagna elettorale può essere allora anche nostro e di tutti: “Vi sto chiedendo di credere. Non tanto nella mia capacità di portare un cambiamento reale a Washington … Vi sto chiedendo di credere nella vostra capacità di produrre questo cambiamento”.

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