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La camorra degli altri "casalesi"

Antonio Picascia non è l'imprenditore qualsiasi di una terra, la provincia di Caserta, che già da sé è difficile. Figlio di un operaio, nel 1996 investì tutti i suoi risparmi, insieme ad altri amici, senza chiedere nemmeno una lira allo Stato, per rilevare la Cleprin, l'azienda di detergenti industriali presso la quale era dipendente, trasferendola da Capua a Sessa Aurunca.

In soli 14 anni la sua azienda è cresciuta fino ad avere un fatturato di 3,5 milioni di euro, esportando in Europa ed in nord Africa, occupando 35 dipendenti, arrivando a produrre fino a 200 tonnellate al giorno di prodotti ed ottenendo impegnative certificazioni per la qualità, per la pulizia, la gestione ambientale, per la salute e la sicurezza sul lavoro.

La Cleprin è una delle poche imprese casertane a puntare tutto sull'innovazione e sui prodotti a basso impatto ambientale, come il Protomatic, realizzato grazie ad un PON sviluppo locale con l'università di Salerno, un detergente per macchine lavastoviglie a base di acido poliaspartico (PASP), un acido biodegradabile, a costo inferiore dei detergenti a base di EDTA.

Antonio PicasciaNel 2010, l'azienda ha partecipato al premio "Innovazione Amica dell'Ambiente 2010" bandito da Legambiente e da Confindustria.

Le istituzioni di un territorio come la provincia di Caserta, se vivessimo in un paese normale, dovrebbero sostenere il coraggio di un imprenditore onesto che investe nella sua terra, mettendogli a disposizione risorse ed infrastrutture. Invece Antonio Picascia, dal 2007, oltre a dover portare avanti la sua azienda, deve vedersela anche con le intimidazioni mafiose, da parte di chi non può tollerare che una azienda cresca senza l'aiuto di nessuno e senza fare mai i conti con i clan locali.

Nel comune di Sessa Aurunca operano gli Esposito, uno dei clan più potenti del cartello dei "casalesi" fin dai tempi di Antonio Bardellino, il boss di San Cipriano d'Aversa, affiliato a Cosa Nostra, che aveva un imprenditore di Sessa Aurunca nel ruolo di stratega finanziario nelle società legali di base a Formia (LT), Aldo Ferrucci.

Alleati storici dei La Torre di Mondragone, con i quali formano in pratica un unico sodalizio, seppur con competenze territoriali e di affari ben precise, e del clan Moccia di Afragola, nella guerra che scoppiò a Casal di Principe e San Cipriano d'Aversa per la successione ad Antonio Bardellino, dopo la sua scomparsa nel 1988, gli Esposito si schierarono con Giuseppe Quadrano, componente con Vincenzo De Falco del cartello in guerra contro il gruppo Schiavone, Iovine, Zagaria e Bidognetti.

Nello scontro feroce che definì gli equilibri criminali degli ultimi venti anni, persino l'attuale boss dei "casalesi", Michele Zagaria, si salvò per miracolo da un agguato dei La Torre-Esposito, in occasione dell'assassinio di Alberto Beneduce (agosto 1990), boss bardelliniano che era passato con Schiavone e Bidognetti, continuando però a mantenere i suoi interessi su Baia Domizia, nel territorio degli Esposito. Augusto La Torre ottenne da Mario Iovine il via libera per eliminare i Beneduce, come contropartita per accettare il nuovo vertice dei casalesi e, stando alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, Michele Zagaria, che era legato ai fratelli Alberto e Benito Beneduce (quest'ultimo ucciso nel settembre del 1990), non venne ucciso solo perché, all'ultimo momento, non andò all'appuntamento in cui Alberto Beneduce trovò la morte, forse avvertito da qualcuno.

Dopo la guerra che ha visto ridefinire il nuovo vertice dei casalesi fu poi siglato un armistizio tra i clan, e gli Esposito-La Torre da allora hanno avuto solo problemi con la giustizia. Gli stessi Iovine e Zagaria negli ultimi anni hanno investito acquistando ville a Baia Domizia e nel resto del territorio degli Esposito, meno esposto ai riflettori, dove alcune imprese dell'agro aversano hanno eletto ultimamente la loro residenza legale.

Il boss di Sessa Aurunca, Mario Esposito, arrestato nel 1994 a Barcellona (Spagna), dopo un lungo iter per l'estradizione, che ha visto anche una istanza presentata allo Human Rights Commitee delle Nazioni Unite, è attualmente detenuto, in regime di 41 bis, nel carcere di Opera (MI), in compagnia di Totò Riina, Francesco Schiavone (Sandokan), Giuseppe Graviano, Giuseppe Setola, ed altri esponenti della fazione corleonese di Cosa Nostra.

Nella sua lunga detenzione Mario Esposito non ha mai voluto pentirsi, il che in pratica ne ha rafforzato il rispetto dei boss della "federazione" casalese ed all'interno del clan, che nel frattempo si è imprenditorializzato

I problemi per Antonio Picascia però, alla faccia di chi dice, anche a sinistra, che le mafie quando si "imprenditorializzano" si comportano come tutti gli altri operatori di mercato, sono più recenti ed iniziano nel gennaio del 2007. Picascia viene invitato da un “amico” a prendere un caffè al bar, dove trova ad attenderlo un gruppo di persone, tra cui noti esponenti affiliati al clan degli Esposito. Senza mezzi termini gli chiedono “un aiuto per amici bisognosi”.

Antonio Picascia oppone un rifiuto e va via. Qualche giorno dopo però si presentano in azienda, un dirigente del del comune di Sessa Aurunca, Arturo Di Marco (N.d.r. nessuna parentela con il sottoscritto) ed un parente di Gaetano Di Lorenzo, boss degli Esposito arrestato in Spagna, a Rincon de la Victoria, vicino Malaga, nel 2002, ed attualmente detenuto in regime di 41 bis in Italia. Gli chiedono di pagare e di assumere per mille euro al mese una “persona in difficoltà”.

Per Antonio Picascia, che ha fatto il parà con il 9° Battaglione d’assalto Col Moschin di Pisa, la richiesta è inaccettabile, li invita ad uscire e va dai carabinieri a denunciare.

Il dirigente ed il parente del boss vengono arrestati, ma da allora Picascia sta combattendo una vera e propria battaglia contro l'isolamento nel suo territorio.

Ha ricevuto la solidarietà da parte della Confidustria, che il 26 settembre del 2008, lo ha scelto come simbolo in un convegno sulla legalità che si tenne a Caserta, alla presenza di Emma Marcegaglia. Magistrati e generali dell'arma dei Carabineiri, dirigenti della polizia di Stato, non hanno fatto mancare la loro vicinanza e gli inviti a ad andare avanti. E' sul suo territorio che Picascia sta combattendo contro il rischio che si faccia terra bruciata intorno a lui.

L'estate scorsa, per l'intero mese di agosto, un camion ha scaricato ogni notte centinaia di litri di percolato maleodorante davanti i cancelli della sua fabbrica, in aperta campagna. Anche in questo caso l'imprenditore ha denunciato tutto ed il 4 settembre sono stati arrestati in flagrante due dipendenti della società che ha l'appalto per la raccolta dei rifiuti nel comune di Sessa Aurunca, la Ecological Service S.r.l. di Boscoreale.

A distanza di quattro mesi, nonostante le ripetute richieste che Picascia ha rivolto alle autorità, nessuno è venuto ancora a ripulire e bonificare l'area antistante lo spiazzo della Cleprin. La giunta dell'ex Sindaco di centrosinistra Luciano Di Meo è caduta lo scorso ottobre, dopo la mancata approvazione del bilancio, a causa di un improvviso cambio di schieramento all'interno della maggioranza, in concomitanza con l'avvio di un contenzioso proprio con la Ecological Service. I dirigenti del comune di Sessa Aurunca, attualmente commissariato, intanto si rimpallano le responsabilità per un intervento di bonifica che nessuno ha il coraggio di effettuare.

Il rifiuto dell'amministrazione di dare almeno un segnale si aggiunge ad altri gravi episodi, come pedinamenti in auto, lettere anonime che arrivano in comune per denunciare presunte violazioni ambientali o abusi edilizi. Picascia alla fine ha preso carta e penna ed ha scritto al prefetto di Caserta.

La sua battaglia è condotta di messaggi rivolti alle autorità, mentre la comunità locale continua a fare finta di niente. Anzi qualcuno gli ha anche rinfacciato di "rovinare l'immagine del paese".

Accade in un paese che fa finta di non sapere che una intera famiglia di testimoni di giustizia vive da venti anni in una località segreta per aver denunciato il boss degli Esposito. Un paese che non vedere cosa succede a Casal di Principe e San Cipriano d'Aversa, dove sono sorti dei movimenti civici che, attraverso l'utilizzo dei beni confiscati alle mafie, stanno ricostruendo un cammino di legalità e di dignità per le popolazioni di quelle terre.

Ad oggi invece, nessuno dei beni confiscati agli Esposito è stato ancora destinato alle organizzazioni della "società civile". Ci provò l'ACLI di Benevento nel comune di Carinola, ma rinunciarono subito dopo aver avuto l'assegnazione dei terreni.

Commenti all'articolo

  • Di Paolo Praolini (---.---.---.42) 11 gennaio 2011 19:16
    Paolo Praolini

    Proprio un bell’articolo che continua ad illustrare lo stato dei territori campani soggiogati dalla camorra.
    Purtroppo di articoli come questi se ne vedono ancora pochi e la diffusione latita.
    Facciamoli girare...

  • Di (---.---.---.44) 12 gennaio 2011 18:43

    Grazie di cuore

    E.D.M.

  • Di (---.---.---.220) 24 gennaio 2011 21:37

    bellissimo articolo, conosco le persone della vicenda e so quello ke anno passato e la paure ke ancora stanno vivendo. X noi e’ facile dire ke bisogna denunciare queste cose ma si entra in un calvario non indifferente,"soprattutto se si a famiglia". Si dice di avere fiducia nella giustizia ma io mi chiedo "fino a che punto la giustizia e’ disposta a rischiare x proteggerci?" Si sa la camorra e’ un circolo grandissimo. Un abbraccio alla Cleprin, purtroppo non volendo vi siete trovati in questa storia ma sappiate ke i veri Amici vi saranno sempre vicini. Un grande in bocca al lupo..

  • Di air4555 (---.---.---.124) 12 febbraio 2011 10:04

    per mia sfortuna vivo anche io nella zona ..ebbene penso che siamo arrivati alla frutta :di questa storia della camorra sessana o mondragonese o oltre (muzzoni o chiuovi che siano ) ne ho i coglioni pieni . Non posso pensare che essere stati codardi in passato stia costandomi tale e gravi frustrazioni da rendermi vomitevole vivere in questa area ..si ora posso dire che di fronte ad uno stato ben compromesso e permissivo nei confronti di tali sotto culture sociali e politiche bisogna passare al fai da te ! Se avessi risposto con le stesse armi contro tale feccia umana ,oggi forse non starei a rodermi il fegato pensando che tali soggetti sono ancora vivi e protetti da uno Stato DICHIARATAMENTE FASCISTA ( cosi e’ la reputazione politica dell’italia all’estero) . Tutto il welfare e’ andato a puttane e quei pochi che ancora pensano con la propria mente sono spinti da una forte voglia di rivendicazione sociale ..Io consiglierei a questi piccoli bastardi di ravvedersi se aspiramo all sopravvivenza e salvazione (sociale e non ndr) perche si sente nell’aria una forte onda anomala da parte della gente ..e loro faranno da capro espiatorio (con tutta ragione nel farlo) .. per me vale un aforisma di Churchil : IF YOU ARE GOING THROUGH HELL KEEP GOING !!

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