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La Grande Guerra vista con gli occhi dei meratesi

"Vengo con queste due righe per farvi sapere....": lettere e documenti della prima guerra mondiale in una mostra a Merate (LC) - Sala Civica Fratelli Cernuschi – Viale Lombardia 14 – Merate.

La mostra sarà aperta al pubblico ad ingresso gratuito dal 1 maggio al 31 maggio 2015 con i seguenti orari:

Martedì: 9.00 – 12.00

Venerdì: 20.30 – 22.30

Sabato: 15.00 – 18.30

Domenica: 10.00 – 12.00/15.00-18.30

 

per informazioni: [email protected]

 

Il soldato Massimo Panzeri, classe 1897, scrive la sua ultima lettera a casa il 28 ottobre 1917, pochi giorni dopo Caporetto. Rassicura i genitori sul suo stato di salute e si lamenta con la madre perché il fratello non scrive nonostante lui lo abbia fatto già due volte. Il soldato Panzeri non rivedrà più la sua casa e invano i genitori chiederanno all'Esercito di conoscere la sorte di loro figlio. Un destino comune a decine di migliaia di famiglie di ogni angolo d'Italia.

Clint Eastwood con il suo film: "Lettere da Iwo Jima" ci ha ricordato che le corrispondenze dei soldati e delle loro famiglie sono uguali in tutto il mondo. In tutti c'è la speranza di tornare ed il bisogno di non essere dimenticati dalla famiglia, dalle fidanzate, dagli amici. Anche quelle dei soldati meratesi non fanno eccezione. Non pensiate di trovare riferimenti alla crudeltà e alla durezza della guerra: la censura, in particolare a partire dal 1917, è feroce e capillare. Poco riesce a sfuggire dalle sue maglie. Le lettere e le cartoline sono in genere rassicuranti sullo stato di salute e sull'umore dei soldati, chiedono e raccontano di fatti ordinari. Lettere e cartoline sono l'unico mezzo di comunicazione con le famiglie, l'unico legame con il proprio mondo passato.

La mostra presenta esposti un gran numero di documenti recuperati dagli archivi comunali. Raccontano della presenza sempre più pressante dello Stato, con la sua burocrazia, nella vita dei cittadini di Merate, come del resto accade in tutta Italia. Cibo razionato, continui censimenti sulla produzione di frumento, mais, fieno e paglia, requisizioni e richieste di bestiame da destinare all'esercito. La prima guerra mondiale fu combattuta dai giovani contadini trasformati in fanti, ma anche i più anziani rimasti in paese a coltivare i campi si ritrovavano in condizioni di estrema indigenza. Lo Stato arrivò a definire la forma del pane, per meglio controllarne la distribuzione. Tutte le pagnotte dovevano essere marchiate per evitare che venissero vendute al di fuori del paese. Razionamento e requisizioni provocano naturalmente lo scontento di cittadini e commercianti, come potrete leggere dalle loro lettere.

Scopriamo dalla mostra la storia di soldati che hanno passato più di sette anni sotto le armi, come Cesare Colombo, classe 1890, partito per la guerra di Libia nel 1911 e congedato il 5 agosto 1919, quasi un anno dopo la fine della Grande Guerra. O la storia del soldato Pietro Bonfanti, classe 1891, arrivato dalla Svizzera per combattere. Morì a 24 anni nel 1915 a seguito delle ferite riportate in battaglia. L'Italia chiamò alle armi migliaia di ragazzi come Pietro, figli di immigrati. Non furono pochi quelli che risposero alla chiamata, anche se avrebbero potuto restare all'estero. Contro i renitenti alla leva residenti fuori dall'Italia lo Stato era impotente.

Impossibile poi dimenticare i ragazzi del '99, mandati ancora diciassettenni a combattere ("Il General Cadorna è diventato pazzo, ha chiamato il '99 che è ancor ragazzo" diceva una sorta di filastrocca che si diffuse nei paesi italiani).

E ancora storie di ordinaria burocrazia, con lentezze, ritardi o rigide applicazioni di regolamenti. E' il caso di Fulvia Mandelli, vedova e con un figlio già caduto in battaglia. Chiede, come suo diritto, per un altro suo figlio diciannovenne una dispensa dall'arruolamento. La domanda verrà respinta perchè presentata dopo la chiusura della leva. Il figlio partì per il fronte. Non sappiamo se rivide la sua famiglia.

 

La mostra sarà visitabile dal 1° al 31 maggio 2015

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