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La Consob in prima fila contro la "dittatura dello spread"

Il presidente Vegas a tutto campo attacca la finanza speculativa, la predominanza dei mercati sulla politica e propone una rivisitazione della normativa vigente per aiutare le imprese italiane a quotarsi in Borsa 

E' stata un'analisi più propriamente "politica" quella di Giuseppe Vegas, presidente della Consob, all'indomani del tradizionale incontro annuale con il mercato dell'autorità di Borsa.

Nella lettera di 22 pagine sono stati affrontati gli aspetti più delicati del periodo storico che stiamo vivendo: gli strumenti finanziari opachi, lo strapotere dello spread, le difficoltà delle imprese unite al "nanismo" della borsa italiana, con uno sguardo più ampio ai propositi di riforma della regolamentazione vigente. 
Per Vegas bisogna evitare il diffondersi di "prodotti e pratiche nocive" dannose per i risparmiatori e che hanno pesanti ricadute sulla stabilità del sistema economico-finanziario delle famiglie. 
 
Il presidente della Consob punta il dito sui Credit Default Swap così detti "nudi" (le assicurazioni contro i default prive però di una posizione sottostante da coprire), gli "high frequency trader" (sorta di algoritmi utilizzati dagli operatori che accentuano la volatilità della Borsa e "non sempre riflettono i fondamentali delle società") fino agli Etf, fondi d'investimento che replicano gli indici dei mercati, ma che nel frattempo si sono tramutati in "prodotti complessi portatori di nuovi rischi di liquidità e controparte"
 
Vegas si sofferma anche sugli scenari "macro-economici": "le politiche fin qui adottate si sono rivelate inefficaci" e occorrono "scelte che possano garantire una crescita stabile".
 
Al centro dell'attenzione del discorso al mercato anche la famigerata "dittatura dello spread", visto quasi come un ostacolo all'auto-determinazione dei popoli: "Affidare il nostro futuro ad un numero costituisce anche un modo per abdicare ai nostri doveri, che discendono anche da un fondamentale diritto: quello di partecipazione democratica all'assunzione di decisioni che ci riguardano. E lo spread, che dipende in sostanza dalle scelte di un soggetto invisibile, il mercato, attribuisce ogni potere decisionale a chi detiene il potere economico, nei fatti vanificando il principio del suffragio universale".
 
Sullo sfondo persistono le difficoltà della Borsa italiana, dove aumenta la presenza di investitori stranieri e diminuisce il numero delle società quotate (da 272 a 263, passando da 425 a 332 miliardi) anche in rapporto al Pil (dal 27% al 21%).
 
Un confronto che vede l'Italia soccombere rispetto al 37% di capitalizzazione della Germania, il 55% della Francia e l'irraggiungibile 140% della Gran Bretagna
 
Non preoccupa dunque soltanto la mancanza di nuovi ingressi, appena 5 nell'ultimo triennio, nonostante le ultime due Ipo, Ferragamo e Cucinelli, siano state "un successo" poiché riguardano aziende "solide e con buone prospettive di crescita", simbolo di quel made in Italy del lusso estremo che non ha mai conosciuto veramente la crisi. 
 
I motivi di queste difficoltà sono tanti. 
Sul fronte dell'offerta le dimensioni troppo piccole di molte imprese, la riluttanza all'apertura degli assetti proprietari ed alla trasparenza informativa, la predominanza del finanziamento bancario ed i costi del processo di quotazione.
 
Sul lato della domanda c'è la reazione alla crisi dell'industria del risparmio gestito, che ha ristretto la fetta investita sul listino azionario. Per incoraggiare nuove quotazioni si dovrebbe intraprendere un percorso di semplificazione normativa, di rimozione di "ostacoli strutturali" e di eliminazione di oneri non giustificati sulle società quotate. 
 
A questo proposito Vegas propone una sistematica rivisitazione del Tuf, il Testo Unico della Finanza (entrato in vigore nel 1998 e pensato alla metà degli anni Novanta) e la riforma Vietti del diritto societario (che porta la data del 2003) giudicati ormai inadeguati: "Sono passati 15 anni dall'entrata in vigore della legge-quadro di riferimento dei mercati finanziari quasi dieci anni dall'ultima riforma organica del diritto societario. Nel frattempo è cambiato il mondo". 

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