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 Home page > Attualità > Economia > La Cina e la svolta liberale

La Cina e la svolta liberale

 
Sono lontani i tempi del libretto rosso di Mao, la Cina continua il suo percorso di avvicinamento ai modelli
economici e sociali dell'Occidente.
 
Le cronache di questi giorni ci svelano nuovi cambiamenti di rotta, che riguardano tanto la struttura economica del paese, una sorta di "economia sociale di mercato" che ha consentito una crescita record del Pil e la profonda trasformazione del paesaggio urbano, quanto elementi tradizionali della realpolitik del regime.
 
Un corpus di 60 direttive suddivise in 16 capitoli divulgati al termine del plenum del Comitato Centrale del Partito Comunista, che ridisegneranno il volto del Dragone da qui al 2020, sull'onta della spinta riformista guidata dal presidente Xi Jinping.
 
Si parte da una maggiore apertura ai capitali privati, con la possibilità di assumere partecipazioni azionarie in progetti di investimenti avviati dallo Stato, mentre i dipendenti delle imprese "miste" potranno acquistare quote societarie delle loro compagnie.
Il modello dominante resterà la proprietà pubblica, ma con maggiore spazio ad un sistema di competizione e prezzi liberi, responsabilizzando le stesse aziende statali che dovranno versare fino al 30% dei dividendi (dall'attuale 15%), con uno stimolo a diventare più profittevoli.
 
La misura più interessante è la possibilità per i privati di istituire banche di piccole e medie dimensioni, accompagnata da un allentamento dei controlli sui tassi d'interesse dei depositi bancari, che oggi devono osservare un tetto stabilito dal Governo. A queste riforme si aggiunge l'introduzione di sistemi assicurativi sui depositi al fine di tutelare i risparmi anche dalla concorrenza tra istituti finanziari, l'accelerazione della convertibilità del remimbi e la rimodulazione del tasso di cambio, unite alla possibilità di rilanciare Ipo in borsa. 
 
Novità anche nel settore agricolo: i contadini potranno condividere, trarre profitti, vendere ed ereditare la proprietà delle terre, attualmente "collettivizzate". Verrà introdotto un mercato della proprietà rurale, finora appannaggio dei governi locali. 
 
Infine, ma non per ultimo, i cambiamenti in campo "sociale": l'allentamento della politica del figlio unico (le coppie con un solo genitore a sua volta figlio unico potranno averne due) nell'ambito di "uno sviluppo bilanciato di lungo termine della popolazione cinese" e l'abolizione dei campi di lavoro forzati (eredità del regime maoista), nonché la riduzione del numero dei crimini per i quali è prevista la pena capitale.
 
Tra qualche anno sapremo se l'ennesima svolta in senso liberale ed occidentale della nuova Cina saprà sortire gli effetti sperati, in linea con il boom economico dell'ultimo decennio.
 
Foto: Philip Larson/Flickr

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