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La Barcaccia: il segno della nostra debolezza

A nessuno piace essere giudicati per colpe che sono ricollegabili alla società d’appartenenza, o al popolo di cui facciamo parte, molto spesso però dobbiamo essere con rammarico, obiettivi a indirizzare il nostro disgusto di fronte ad atti miserrimi che non trovano giustificazione. Se poi ci troviamo sotto il fuoco incrociato di un opinione condivisa da molti, non possiamo esimerci dall’essere accusati come popolo di mancanza di serietà, di lassismo e di corruzione.

Ne parla così chiaramente la stampa di oggi e ce ne facciamo portavoce noi stessi che sarebbe assurdo negare un’evidenza così cristallina, nonostante ci sentiamo in prima persona onesti, conduciamo una vita dignitosa, e che ogni tanto per sopravvivere in mezzo al caos, e in determinate circostanze, sì, si debba persino stare al gioco, chiudere un occhio per così dire.

Il caso che riguarda il danneggiamento di un opera d’arte romana come la Barcaccia si riaffaccia a quelle insidie che stanno facendo del nostro paese lo zimbello d’Europa e che nasconde dietro l’ignoranza di quelli che si approfittano del nostro ordinamento, che non si assume più da tempo, il diretto esercizio della legge ma che preferisce bighellonarsi in questioni inutili quanto dannose. Se avessero compiuto un atto barbarico nel loro paese se la sarebbero vista più brutta, ma probabilmente non avrebbero neanche commesso un’azione così bassa. Ma entrando in Italia, varcando il nostro confine, si spalanca per loro la libertà ottusa e schiacciante di potere agire in più totale autonomia. E allora quando le critiche si spostano verso quelle nazioni che inneggiano la serietà d’etica e il controllo delle leggi, qualcuno inizia a storcere il naso.

Beh, io non credo affatto che la maggioranza degli italiani si senta affine a quelle bagarre sugli scranni, o alla improvvisa quanto repentina e selvaggia voglia di distruggere un monumento in un paese straniero. Come nemmeno nel caso degli olandesi coinvolti personalmente in questa brutta storia. Non credo fermamente sia così, mi chiedo però, fin dove inizia la volontà auto referenziale di aborrire certi comportamenti e di non essere gli artefici stessi di un declino morale, e quanti invece sono costretti dalla società nella quale vivono ad attenersi a determinate regole? Quanti stranieri vengono a Roma, e decidono di comportarsi secondo il loro usi e quanti decidono invece di lasciarsi andare perché sembra quasi concesso imitare il degrado che sta loro, sotto gli occhi?

Nel caso dei tifosi Olandesi non c’è un filo conduttore tra questi e la società olandese in generale, ma viene comunque da pensare a come vengano stravolte l’impartizione di regole a seconda del caso. Una società saprebbe auto gestirsi? Io non credo, pochi agiscono in base al codice comportamentale, anche nelle più piccole azioni quotidiane. Se decido che è sbagliato buttare una cartaccia per terra, non lo farò neanche laddove vedo un degrado urbano, perché non è nella mia natura, se penso che spaccare una bottiglia su un monumento storico sia deplorevole per l’atto in sé non lo farò mai anche laddove so che posso farlo. Certo che se entri nel mirino dozzine e dozzine di volte diventi recidivo e sei come bollato, ed esisti nella comune visione quasi come un pregiudicato. Ma in seno al discorso, gli italiani non sentendosi più difesi da un governo alla deriva e dalle autorità competenti, si trovano costretti a prendere di petto certe questioni e negli estremi casi a diventare diffidenti e in ultima battuta astiosi e pronti a rivendicare i loro diritti, da soli, senza mezze misure e rinvigorire quella forma atavica di razzismo, di istinti primordiali. Siamo un popolo sconfitto e deluso, ma siamo anche un popolo che sta accumulando rabbia.

Se l’Italia non virerà al più presto verso la legalità, ad un modo di agire e di pensare democratico in senso stretto e non lasciando al caso numerosi episodi di cui non andiamo fieri come popolo, sarà la fine. Persino il nostro bagaglio culturale né risente, le nostre bellezze artistiche. Dovremmo prima di chi viene qui in visita, assumerci la responsabilità di mantenere un ordine, e non aspettare che lo Stato cambi questo background che sta diventando pericoloso per tutti. Fin quando non ameremo le nostre strade, i nostri edifici pubblici, privati, i monumenti, daremmo una sorta di licenza a chi ospitiamo, di poter fare tutto ciò che passa loro per la testa. Chi dovrebbe, certo, anche per un’educazione a priori, non produrre maleducazione per diretto sommarsi ad una maleducazione preesistente, scivolando in una volgarità tutta nostrana, che non è motivo di orgoglio, ma che ci impedisce purtroppo di mostrare all’esterno le enormi potenzialità di questo popolo finito vittima di una depressione profonda.

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