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La ricetta per la crisi finanziaria dal presidente degli industriali di Padova

Scrivo perché ritengo sia fondamentale non assuefarsi a determinati atteggiamenti e comportamenti che anche se denunciati ripetutamente continuano a riproporsi non solo sulle pagine dei nostri giornali.

Leggo sul “Il Gazzettino” del primo aprile qualcosa, che suona per me proprio come un bel “pesce d’aprile”: “Statali in pensione un anno dopo”. Sono un dipendente pubblico, già al centro di un ampia operazione di moralizzazione del settore, fannullone, assenteista, ecc., ecc. (Brunetta docet), quindi particolarmente “sensibile” in questo momento.

La proposta di ritardare il pensionamento di un anno ad una sola categoria di lavoratori, di quattro o cinque milioni di persone, viene da un signore che di economia e finanza se ne dovrebbe intendere: il presidente degli industriali di Padova, Francesco Peghin. Questo “servirebbe a reperire risorse più adeguate per politiche a sostegno del reddito e dell’occupazione dei lavoratori”.
 
A prescindere dalla palese contraddizione che se vanno in pensione un anno dopo, anche i loro posti di lavoro si renderanno disponibili per i disoccupati con un anno di ritardo, non è altrettanto palese il vantaggio per i lavoratori delle “piccole aziende ed i cosiddetti atipici”. L’illuminato intervento prosegue: “I dipendenti pubblici non rischiano la cassa integrazione, vivono in una condizione protetta rispetto ai colleghi del settore privato. E’ giusto che ora comincino loro a dare di più”.
 
Mentre meditavo su queste considerazioni scorgo sullo stesso giornale un’altra notizia, data con minore evidenza, senza foto, senza grassetto nel titolo e con poche righe: Tagliati i bonus dei supermanager. E prosegue:“Bonus in calo del 60% nel 2008 per il presidente di Assicurazioni Generali, Antoine Bernheim, e gli amministratori delegati Giovanni Perissinotto e Sergio Balbinot.”. L’articolo ci informa che il presidente ha percepito per il 2008 un bonus di circa 900 mila euro, rispetto ai 2,2 milioni dell’anno precedente, mentre gli amministratori delegati hanno incassato bonus per 664 mila euro rispetto agli 1,6 milioni del 2007. I compensi complessivi, continua la notizia, sono calati del 30% per tutti e tre: il primo incassa 3,2 milioni di euro per il 2008 rispetto ai 4,7 milioni del 2007, gli altri due guadagnano circa 2,5 milioni, rispetto ai 3,5 dell’anno prima. Mi sono chiesto come faranno ora a pagare il pane ed il latte, perché non dobbiamo mai dimenticarci che contemporaneamente i nostri anziani troppo spesso devono sopravvivere con meno di 500 euro al mese!


A parte la scarsa evidenza che viene data a queste informazioni, stupisce la mancanza del coraggio di un commento. Che forse trova giustificazione nella paura di fare la fine di quel sindacalista del Comune di Rovigo, sospeso dal servizio per aver pubblicato un volantino con i premi della dirigenza (sempre nel Il Gazzettino del 01.04.09).
 
Credo che il presidente degli industriali dovrebbe conoscere meglio, non solo le retribuzioni dei supermanager, ma di tutto quel mondo che non è pubblico, dove troppo spesso neanche le retribuzioni lo sono. Dove oggi sono più evidenti che mai le distorsioni, le disuguaglianze reali e le incongruità che hanno anche contribuito alla crisi finanziaria ed economica. Potrà così veramente aiutare i dipendenti delle piccole aziende.
 
Non so se questo signore rappresenti veramente il pensiero degli industriali del padovano, o se abbia cercato solo di far parlare di lui, ho la speranza che esistano persone con altre idee e maggiore lungimiranza.
 

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