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La morte del giovane edile romeno lascia perplessi

Ionut Bogdan Statulat, questo il nome del 28enne muratore romeno morto in un tragico incidente sul lavoro in via Cella di Madonna dell’Albero. Era rimasto da mesi senza stipendio presso la precedente impresa edile da cui dipendeva. Per rivendicare i suoi diritti si era incatenato assieme ad altri colleghi presso il cantiere di via Patuelli, in un’ altra zona della città di Ravenna.

Ravenna. Città strana questa, dove le grosse cooperative, nate cent’anni fa come segno della solidarietà operaia, con le ben note Società di Mutuo Soccorso, stanno tradendo il loro passato. Un passato glorioso, dove la parola profitto non era scritta in nessuno statuto. Ora invece tutto è mutato: il lavoro diviene una variabile indipendente, i sindacati pur esistendo, perdono giorno dopo giorno iscritti tra i lavoratori dipendenti, compensando tali perdite con i pensionati. Un’equazione questa che mostra tante incognite e che prima o poi porterà a delle conclusioni, a mio avviso, spiacevoli.

Su questo versante, l’ha ben capita il Governo in carica, il quale cerca in tutte le maniere di applicare la formula "Ad excludendum" , un po’ quanto avvenne nel 1947, quando l’allora sindacato unico della CGIL, si frazionò in altre componenti: dalla cattolica a quella repubblicana, perdendo così ogni potere contrattuale. Meglio di quanto da me affermato, la tv di Stato ce l’ha fatto conoscere con la fiction su Peppino Di Vittorio, che ha riscosso tanto successo di audience.




Ma torniamo a Ravenna ed alle sue tristi vicende dovute ai troppi e frequenti infortuni sul lavoro, dove anche su quest’ultimo caso "c’è scappato il morto", lo sfortunato Bogdan, che lascia la moglie incinta; su tutto ciò ci sarebbe tanto da riflettere. "Desta molto sconcerto - recita una nota dei tre sindacati di categoria - il fatto che una tragedia del genere si sia potuta verificare in un cantiere sicuramente attrezzato e di una delle aziende più strutturate del territorio", (si tratta della rossa Coop. ITER di Lugo di Romagna, ndr.), la quale però aveva ceduto i lavori in subappalto alla ESSE EFFE di Altamura di Puglia. Questo comportamento sembra essere tutto in funzione del profitto, o no? Ecco allora come vengono snaturate, se non svuotate, certe leggi e statuti cooperativi. Una catena questa, con tanti anelli che si spezzano e che la democratica Ravenna, città medaglia d’oro al valore della Resistenza, non può tollerare.

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