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L’anno del "sarchiapone". Da Trump a Renzi, da Grillo a Salvini per non dir degli altri

Nel calendario cinese, gli anni vengono associati al nome di un animale dello zodiaco di casa loro, dalla tigre al topo, dal serpente alla scimmia, dalla gallina al maiale e via elencando. Volendo estendere tale uso all'occidente, da noi si dovrebbe inventare il segno zodiacale del "sarchiapone" associandone il simbolo all'anno in corso.

A servizio di qualche ignaro del significato del termine, si consiglia di rintracciare in rete la storica scenetta (in inglese si definirebbe sketch) in cui un magistrale Walter Chiari, coadiuvato dalla formidabile spalla di Carlo Campanini, teneva sulle spine i passeggeri con cui condivideva il medesimo scompartimento del vagone ferroviario, sino a convincerli dell'esistenza, appunto, del "sarchiapone" custodito nel suo bagaglio. Come ovvio, il sarchiapone è un animale immaginario che, però, diventa tanto reale nella recitazione dell'attore da procurare più d'un senso di apprensione tra i vicini di sedile.

Possiamo sostenere, a ragione, quanto il concetto abbia travalicato la finzione scenica per guadagnare i vertici della politica mondiale e nazionale. Le recenti elezioni presidenziali USA ne sono la plateale dimostrazione. Svanita la sbornia seguita ai risultati, sia quella di chi ha festeggiato Trump, sia l'altra dei sostenitori della Clinton che hanno bevuto per dimenticare, si può iniziare a ragionare sull'occorso. Lasciando perdere il flop dei sondaggi e il leitmotiv di coloro i quali "io l'avevo detto", si possono già intravvedere i "sarchiaponi" contenuti nella valigia del neo-presidente. La costruzione del muro al confine col Messico non è più impellente. La galera per la sua avversaria, la Clinton, si può evitare perché la donna "ha già sofferto abbastanza", i milioni di immigrati da espellere, musulmani e non, si sono ridotti ad alcune centinaia di migliaia e solo tra gli irregolari.

Naturalmente, per non perdere l'allenamento a sparar panzane, Trump promette ora la creazione di 25 milioni (venticinquemilioni!) di nuovi posti di lavoro negli USA. Si dà il caso che la disoccupazione negli USA sia in percentuale del 5%, poco più, poco meno, attestandosi ai livelli pre-crisi a seguito delle politiche attuate da Obama per contrastare i danni post Lehman Brothers (sorvoliamo sulle responsabilità). Ciò significa che per coprire i posti di lavoro promessi da Trump bisognerebbe ricorrere, in aggiunta ai disoccupati di accertata nazionalità USA, a oltre una decina di milioni di lavoratori di provenienza straniera, vista la manna. Bel "sarchiapone", non c'è che dire. Roba da far impallidire quello del milione di occupati contenuto nella valigia di Berlusconi e il gemello nel Job Act di Renzi.

Per venire a casa nostra, in tempi di campagna referendaria, di "sarchiaponi" se ne trovano intere mandrie a iniziare dalle motivazioni addotte da Renzi per convincere gli italiani alle sue ragioni. Costui attribuisce al sì alle riforme costituzionali valenza di voto "anti-casta". Bel sarchiapone, visto che il sì viene appoggiato, dentro e fuori dai confini nazionali, da banchieri, manager privati e pubblici, quotidiani finanziari e compagnia simile. Ma non è questa la casta? Se poi aggiungiamo al nutrito elenco il recente appoggio del mastino del centro-destra tedesco, il ministro dell'economia Schauble, si comprende quanto le affermazioni di Renzi non reggano alla prova dei fatti. Schauble ha dichiarato, tra l'altro, che se vivesse in Italia voterebbe per il Matteo nazionale. Riflettano quanti nel PD sono ancora convinti di militare in un partito di sinistra.

Un magistrale sarchiapone ci viene fornito dall'immarcescibile (o quasi) Silvio Berlusconi il quale propaganda il no, poi,subdolamente, sostiene che le sue aziende voteranno sì, giustificando il fatto con fantomatici timori di ritorsioni in caso contrario. A buon intenditor poche parole: "Elettori di Forza Italia, votate sì anche se ufficialmente io, Silvio, chiedo di esprimervi per il no". Come potrebbe, peraltro, uno come lui non appoggiare il Renzi impegnato a portare avanti punto per punto il suo programma politico? Ancor di più oggi, dopo aver visto (e udito) Matteo farsi suo emulo persino in campo canterino. Il PD si impegni a trovare presto l'alter-ego di Apicella, ma solo in caso di vittoria del sì.

Il sarchiapone di Grillo non è dissimile da quello di Berlusconi o di Renzi. Il comico Beppe, infatti, finge di voler proporre una nuova legge elettorale meno scandalosa del cosiddetto "Italicum", ma in cuor suo sbava perché nulla cambi. Infatti, l'italicum rappresenta il solo sistema di voto attraverso il quale lui possa sperare di arrivare al governo del paese, alla faccia della democrazia. Sui sarchiaponi di Salvini meglio far calare una fitta nebbia "padana".

Walter Chiari e Carlo Campanini ci scuseranno di aver disturbato la loro creazione definendo il 2016 l'anno del "sarchiapone", ma da dove si trovano ora vedranno meglio di noi viventi a quale livello di tragica comicità sia approdato il mondo intero e di come l'Italia, un tempo quinta potenza economica mondiale grazie anche alla sua Costituzione, vi partecipi da attrice non protagonista, misera comprimaria avviata verso il sottosviluppo economico e culturale dopo il trattamento applicatole in circa un quarto di secolo dal duo berlusconian-renziano.

Commenti all'articolo

  • Di GeriSteve (---.---.---.1) 20 luglio 2017 18:44

    Oggi Trump può vantare il miglior sarchiapone del mondo: quello del suo "America first !" (Prima l’America !)

    Vuole togliere ogni assistenza sanitaria agli americani ma ne offre una di classe super a Charlie, il bambino inglese che non può sopravvivere autonomamente.
    E gli americani poveri? "Last !" (ultimi!) dice il presidente vero, mentre il suo sarchiapone fasullo ripete: First !

    • Di enzo sanna (---.---.---.38) 20 luglio 2017 19:22

      Verissimo. Credo che sulla vicenda si sia raggiunto l’apice dell’ipocrisia. Avevo abbozzato un articolo sul fatto, ma ho rinunciato per evitare toni troppo pesanti, come merita un cialtrone quale Trump.

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