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L’ambizione greca: Atene hub del gas per il Sud Europa

Questa mappa, ricavata dall’European Network of Transmission System Operators for Gas (ENTSOG), mostra i progetti di gasdotto attualmente in fase di studio in Grecia.

Il sistema greco di trasporto interno del gas naturale è composto oggi da un unico gasdotto principale, il Natural Gas Transmission System (NGTS) e dal terminal per l’import di GNL di Revithoussa, a pochi km da Atene. Il tutto gestito dalla compagnia di stato DEPA e dalla controllata DESFA.

Come anni di cronache internazionali ci hanno dimostrato, la Grecia non se la passa bene. Dal 2008 al 2013 il PIL è crollato circa del 29%, gli investimenti esteri si sono quasi dimezzati e oggi la disoccupazione oscilla tra il 26 e il 27%. Eppure, nonostante il disastro economico che affligge il Paese, Atene potrebbe avere un ruolo da giocare nel panorama energetico europeo.

La Grecia coltiva l’ambizione di diventare un significativo hub del gas per il Sud Europa. L’intenzione è ancora di là dall’avverarsi, ma qualche passo in questa direzione è già stato intrapreso:

  • Il 30 marzo 2007, in seguito alla liberalizzazione del mercato del gas, nasce la DESFA, a cui viene affidata la gestione del trasporto e distribuzione del metano nel Paese.
  • Il 29 aprile 2008, Mosca e Atene siglano un accordo per la realizzazione del tratto greco di South Stream, il gasdotto russo che punta a diversificare le rotte di approvvigionamento europee, oggi troppo dipendenti dal tratto ucraino.
  • L’11 giugno 2008 nasce IGI Poseidon SA, la joint venture paritetica tra Edison e DEPA per la realizzazione del gasdotto IGI che dalle coste greche arriverebbe ad Otranto trasportando circa 8 miliardi di metri cubi di metano all’anno.
  • Il 28 dicembre 2011 la texana Noble Energy dichiara di aver scoperto Aphrodite, un giacimento di metano al largo della costa meridionale di Cipro. La compagnia stima che possa contenere dai 142 ai 227 miliardi di metri cubi di gas naturale.
  • Nel novembre 2012 Grecia, Cipro e Israele firmano un accordo per iniziare la discussione sulla possibilità di costruire un Eastern Mediterranean Energy Corridor che trasporterebbe il gas cipriota e israeliano in Grecia.
  • Il 14 ottobre 2013 la Commissione Europea inserisce il gasdotto proposto in un elenco di 250 progetti infrastrutturali di particolare interesse per la UE.
  • Il 2 dicembre 2013 il Parlamento di Atene ratifica l’accordo tra il Governo e il consorzio TAP per la realizzazione del tratto greco della Trans-Adriatic Pipeline. Il Paese ospiterà la porzione più lunga del tracciato (545 km), in grado di trasportare fino a 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno.

Molte sfide, sia economiche che geopolitiche, attendono questi progetti.
Il consumo di metano in Grecia, nonostante le flessioni dovute alla crisi, dal 2003 al 2013 è cresciuto del 58%, arrivando a quota 3.860 milioni di metri cubi annui. Non solo quindi il Paese potrà beneficiare di nuove rotte di approvvigionamento, ma diventerebbe anche una importante rotta di transito per l’Unione Europea.

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Uno dei nodi più interessanti riguarda l’Eastern Mediterranean Energy Corridor. Qui si incastrano e scontrano gli interessi geopolitici di Turchia, Cipro, Israele e Grecia nell’area.


Il quadro è certamente complesso, ma cerchiamo di riassumerlo in maniera efficace:

Turchia
Il Paese è un ponte, sia geografico che storico, tra Asia ed Europa. I recenti sviluppi nell’area del Caspio e le mosse di Mosca non possono prescindere da Ankara per il transito meridionale di metano verso la UE. Da queste considerazioni emerge l’ambizione turca di diventare un importante canale di passaggio energetico per l’Unione. Vanno inoltre considerati altri fattori, quali le irrisolte tensioni con Cipro, Stato non riconosciuto da Ankara e diviso tra la maggioranza greca e la minoranza turca, e la partecipazione del Paese all’Alleanza Atlantica.

Cipro
La terza isola del Mediterraneo è parte della UE. La recente scoperta del giacimento Aphrodite permette a Nicosia di pensarsi come possibile fonte di approvvigionamento per l’Europa. Il vantaggio economico è il principale motore, ma il Paese deve fare i conti con le tensioni turche. Ankara non riconosce la sovranità cipriota e non nasconde i suoi interessi verso il giacimento. Di recente, autorità cipriote hanno denunciato la presenza di una nave turca intenta a raccogliere dati sismici nelle acque del sito esplorativo.

Israele
In passato alleato della Turchia, il Paese ha rotto i rapporti con Ankara in seguito a una serie di tensioni cominciate con la salita al potere di Erdogan e culminate tra maggio e giugno 2010 con l’attacco alla Freedom Flotilla, la flotta di navi di attivisti pro-palestinesi che cercando di raggiungere Gaza vennero bloccate dalle forze israeliane. I consumi di gas naturale del paese sono letteralmente esplosi negli ultimi 10 anni e con la recente scoperta del giacimento offshore Leviathan (da cui si stima di estrarre 16 miliardi di metri cubi di metano all’anno) Israele punta a diventare un significativo player energetico regionale.

Grecia
Il collegamento ai giacimenti ciprioti e isrealiani sarebbe un passo in avanti per Atene sulla strada per diventare un hub del gas. Secondo il vice presidente USA Joe Biden, inoltre, tale approvvigionamento alleggerirebbe la Penisola Ellenica dalla dipendenza russa (video).
Atene gioca le sue carte: la rottura dei rapporti tra Israele e Turchia ha creato uno spazio in cui la Grecia si è inserita, instaurando una serie di relazioni con Tel Aviv. La vicinanza tra i due Paesi è fondamentale: se il gas israeliano volesse un giorno puntare al mercato europeo, la strada ellenica sembra più sicura di quella turca.

La Grecia ha quindi di fronte a sé alcune, significative vie in grado di dare respiro a un’economia in affanno. Progetti energetici come quelli descritti portano investimenti, posti di lavoro e accrescono il peso geopolitico. Sebbene, come detto, il tutto resti per ora sulla carta, l’interesse verso la Grecia è forte. Lo dimostra una notizia di pochi giorni fa: la compagnia di stato azera SOCAR punta all’acquisto del 66% di DESFA. L’operazione è attualmente sotto indagine da parte della UE per verificare che non vengano violati i regolamenti comunitari, ma se dovesse concludersi, l’Azerbaijan avrebbe un significativo controllo sul network dei gasdotti della Grecia in cui, lo ricordiamo, è previsto il transito del TAP, che collega proprio il gas azero all’Italia.

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