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 Home page > Attualità > Cronaca > L’acqua, quell’oro blu regalato al Vaticano

L’acqua, quell’oro blu regalato al Vaticano

L'acqua è il bene più prezioso che ci sia, talmente prezioso che gli dobbiamo la vita sulla Terra. Non a caso viene definito l'oro blu.

Ed è una definizione che ci fa intendere che essendo un bene sempre più raro, causerà delle nuove guerre.

In realtà molte delle guerre attuali, oltre al solito petrolio, c'è anche l'acqua di mezzo.

Se andiamo ad indagare si scopre che sono oltre 50 i conflitti in corso, per cause legate all’acqua, in Asia, Medio Oriente, America Latina, lungo il Nilo, in tutta l’Africa e negli Stati Uniti. Perfino la sanguinosa guerra tra Iraq e Iran, dal 1980 al 1988, si è combattuta per il controllo dell’acqua, quella del fiume Shatt-El-Arab.

E c'è soprattutto l'eterno conflitto tra Israele e Palestina che oltre alle terre, si contendono l'acqua. Lo stato ebraico riceve infatti due terzi della sua acqua da territori conquistati nel 1967 con la “guerra dei sei giorni”. Non a caso in Israele l’acqua dipende dal Ministero dell’Agricoltura, in Palestina dal Ministero Israeliano della Difesa.

L'acqua d'altronde è uno dei settori su cui i gruppi mafiosi hanno esercitato il loro dominio. Appena fatta l'Unità d'Italia, è mancata per molto tempo una politica di pubblicizzazione e regolamentazione delle acque.

Quindi in Sicilia, in particolare nelle campagne palermitane, si è imposta la pratica del controllo privato esercitato da guardiani, i "fontanieri", stipendiati dagli utenti. I guardiani erano nella maggioranza legati alla mafia.

Mi viene da pensare che con la privatizzazione dell'acqua, forse ci ritroveremo di nuovo in quel passato.

Contro la privatizzazione dell'acqua si è espressa anche la Chiesa dicendo appunto che l'acqua è un diritto universale e inalienabile. Sono contento di questa sua presa di posizione ma detta da uomini appartenenti al Vaticano, fa sorridere.

Uno Stato grande esattamente 0,44 km² e con circa 800 abitanti, consuma in maniera sproporzionata questo bene sempre più prezioso e raro.



Esattamente consuma in media circa 5 milioni di metri cubi d’acqua. E non pagano nulla perché è lo Stato Italiano che se ne fa carico e quindi noi cittadini.

Tutto questo a partire dal 1929, con la firma dei Patti Lateranensi, lo Stato Italiano si fa carico della dotazione di acqua per lo Stato Vaticano, in virtù dell’articolo n. 6, che al primo comma dice che:

“L’Italia provvederà, a mezzo degli accordi occorrenti con gli enti interessati alla Città del Vaticano un’adeguata dotazione d’acqua in proprietà”

Ma non è finita, lo scandalo deve ancora arrivare.

La Città del Vaticano per l'acqua di scarico si allaccia all’ACEA, la società romana che gestisce le acque reflue, ma non paga le bollette, perché non riconosce la tassazione imposta da enti appartenenti a stati terzi.

Quando l'ACEA si quota in borsa nel 1999 si trova a fare fronte nel bilancio a milioni di euro di crediti inesigibili, ovviamente i soci minacciarono di staccare le fognature al Vaticano.

Cosa accadde? Il Vaticano finalmente si mise a pagare?

Ovviamente no perché il Governo Italiano di centrosinistra intervenne e ripianò con la manovra finanziaria i 44 miliardi di vecchie lire di debiti relativi alla fornitura delle acque vaticane.

D'accordo mi direte voi, però poi il Vaticano era costretto a ridarci tutti i soldi, e pure con gli interessi no?

No, perché nel 2005 il Governo italiano, questa volta di centrodestra, tramite la finanziaria stanziò ben 25 milioni di euro subito e altri quattro milioni subito dopo per dotare il Vaticano di un sistema di acque proprie.

Il Vaticano così può consumare tutta l'acqua che vuole e sprecare milioni di metri cubi d'acqua per innaffiare i loro sfarzosi giardini. Tutto con i nostri soldi.

Se le future sollevazioni saranno per l'acqua, qui in Italia credo che il Vaticano se la passerà molto brutta.

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