• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cronaca > L’incredibile storia di un cittadino di Faenza al servizio del (...)

L’incredibile storia di un cittadino di Faenza al servizio del KGB

Il faentino che visse in Unione Sovietica al servizio del Kgb. Si tratta di una storia che ha dell’incredibile, una storia vera raccontata da un noto saggista ravennate: Saturno Carnoli.

La vita di Giovanni Bertoni è stata realmente Incredibile, come descrive senza esagerazioni il titolo dei questo interessante libro di Saturno Carnoli. Si tratta in effetti di una vita avventurosa.

Bertoni, nasce a Faenza nel 1906, figlio di un birocciaio o meglio carrettiere, è sfortunato già dalla nascita. Bertoni è aggredito dalla tubercolosi, malattia che in quegli anni non risparmia alcuno; inoltre è zoppo ad una gamba, la sinistra. Per tale ragione viene soprannominato "E’ zop d’Badiet".

Di Bertoni le cronache d’allora ci dicono che è un irriducibile  comunista - un sovversivo per intenderci, e per tale ragione vigilato giorno e notte dalla regia Questura.

In una giornata di aprile del 1925, esasperato dalle continue provocazioni e angherie di cui è fatto segno dai fascisti faentini, uccide a colpi di rivoltella due squadristi, Giuseppe Ghinassi e Guglielmo Volterra, per cui si dà alla macchia, in quanto ricercato dalla polizia del regime.

L’allora Partito Comunista,a pochi anni dalla sua nascita in quel di Livorno, sa usare nei suoi confronti la massima protezione, facendolo espatriare clandestinamente in Unione Sovietica. Diverrà cittadino sovietico nell’anno 1930 dove si mette subito in evidenza, nel gruppo dei fuoriusciti italiani, come uno dei più attivi e devoti seguaci allo Stalinismo incombente e contro ogni forma di "deviazionismo". Di lì a poco viene inglobato nelll’OGPU, la polizia politica segreta dell’Urss, genitrice del futuro Kgb. Il 10 dicembre 1933 all’Hotel Mayak di Mosca partecipa all’assassinio del dissidente Adolfo Bonciani, detto "Grandi". I fatti del Mayak – scrive Carnoli – "rappresentano per Bertoni una specie di esame finale», superato a pieni voti, che ne certifica la «totale affidabilità come rivoluzionario".



Questo, praticamente, rappresenta l’inizio di una "brillante carriera". In seguito il comunista faentino andrà in Spagna, negli anni della guerra civile, impegnato accanto a Palmiro Togliatti nella lotta contro gli anarchici e i trotskisti del Poum.

Quindi, rientrato in Urss, si infiltra nella Sezione Quadri del Pci presso il Komintern, con il compito di controllare l’attività degli immigrati italiani. Ma non è ancora finita: durante la Seconda Guerra Mondiale, diviene lo" speaker" dell’emittente Radio Milano Libertà, una radio incaricata a fare propaganda verso il Bel paese. Infine, a guerra ultimata, diviene spia in Italia per conto del Governo sovietico e agente segreto del Kgb in Messico e in Uruguay, con nome in codice "Marko". E’ proprio in Uruguay, conosce l’anima gemella sposandola su preciso ordine di Mosca.

Una storia questa, piena di fascino dove la moglie, anch’essa con nome in codice "Patria", alias Africa De Las Heras, viene descritta nel libro una specie di Mata Hari stalinista, al servizio a tempo pieno della rete di spionaggio sovietica nell’ America Latina.

Un sodalizio, questo, che però comincia a perdere colpi dal 1962, allorché – racconta il Carnoli – "Marko", in linea con la timida evoluzione "autonomista" del Pci, si pone in posizione critica, dissentendo sulla questione internazionale del movimento comunista, mentre la "granitica Patria", resta tenacemente fedele alle direttive di Mosca. Negli ultimi due anni della sua vita Bertoni (muore infatti il 1° settembre del ’64 a Montevideo), viene progressivamente emarginato da quel ferreo regime che con tanto zelo e fedeltà aveva servito.

Da attento cronista quale è, Saturno Carnoli vede nel protagonista, un coraggioso combattente per la libertà ma anche un cinico agente al servizio dell’ideologia stalinista. La mia chiave di lettura è per entrambe le due cose. Perché Bertoni rappresenta davvero quel tipico esponente di quella generazione di comunisti "tutti d’un pezzo", votati anima e corpo al partito, quel partito "chiesa" dove non si discute mai, perchè non si può discutere, in quanto incarna sempre e comunque la causa del proletariato.


Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares