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Io sono Stato

Per quanto tempo siamo ancora disposti a sopportare quest’immobilismo?

Quante ulteriori nefandezze, quanta impunità e quanto privilegio siamo disposti a tollerare e concedere?

Sono questi alcuni interrogativi da sciogliere.

C’è chi dice che questa “crisi di sistema” durerà fino a dicembre. E, non a caso, anche in quel mese, è prevista la decisione sul legittimo impedimento da parte della Corte Costituzionale.

Ci vorrebbe un minimo sussulto d’orgoglio e dignità da parte di ciascuno di noi: democratici, di sinistra, di centro o di destra, amanti della Costituzione, cittadini consapevoli d’un senso dello Stato che ci appartiene e di cui siamo parte.

Ognuno di noi dovrebbe dire: io sono Stato.

Io non sono estraneo rispetto a tutto ciò che mi circonda e perciò mi riguarda.

Io detesto il privilegio, la “specialità”, concessa ad alcuni, che vulnera la mia uguaglianza, i miei diritti, e la mia libertà che, così, risultano limitate.

Io non sono disposto a veder mortificate e vilipese le Istituzioni che dovrebbero rappresentare, assieme alla loro, la mia dignità, il mio orgoglio e il mio onore d’essere Stato.

Io esigo un’Italia migliore.

Allora si dia fine a questo scempio quotidiano.

Si dia corpo ad un ritrovato “Risorgimento”, capace di portare fuori dal forzato scontro ideologico quest’Italia.

Non è più tempo dell’enfasi del proprio consenso (peraltro pur sempre parziale, seppur maggioritario) e del disprezzo di quello altrui (che pur esiste nella sua veste parlamentare e nella sua mancata rappresentanza).

E’ tempo di portare l’Italia fuori dalla crisi, di elevarla al di sopra del dileggio di chi ci guarda con commiserazione e inorridisce davanti a troppe anomalie, bassezze ed enormità.

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