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Io odio la gente: dall’America arriva anche da noi il manuale per difendersi dai colleghi molesti

Un libro (che è anche un sito Internet: www.odiolagente.com) spiega come la vita in ufficio viene sempre più spesso vissuta come una via di mezzo tra la galera e la giungla, zeppa di scocciatori, colleghi inopportuni e riunioni lunghe ed inutili. Con il risultato che ad emergere, poi, sono gli individualisti: disordinati, antisociali ma pieni di idee.

L’originale presupposto – spiega la giornalista Paola Rizzi – è che, in barba a decenni di team coaching per forzarci a vivere armoniosamente in ufficio, la vita aziendale poi viene vissuta come un’agonia che porta demotivazione, stress, stanchezza, aggressività ed altre emozioni poco gradevoli, che si ripercuotono sulla qualità del lavoro svolto.

 “L’ufficio come una foresta zeppa di scocciatori, dove gli unici destinati alla sopravvivenza sono gli individualisti, un po’ misantropi, sregolati ma pieni di idee e inventiva”. A raccontarcelo sono Jonathan Littman (giornalista) e l’inventore-sceneggiatore Marc Hershan, che hanno realizzato un libro sincero e cattivo, intitolato “Io odio la gente”.
 
Il mantra dell’impiegato post-moderno , adesso tradotto anche in italiano, è divenuto anche un ricchissimo sito Internet con numerose pagine anche su Facebook. In America il sito si trova all’indirizzo www.ihatepeople.biz, in Italia è rintracciabile sul sito www.odiolagente.com dove si può anche votare quale genere inopportuno di collega proprio non vi va giù.
 
Littman racconta a Metro come già secoli fa era stato demolito il culto del lavoro di squadra: “nel tiro alla fune otto uomini tirano meno di quattro, è l’effetto per cui più si è , meno si lavora perché ci si aspetta sempre che il proprio lavoro lo faccia qualcun altro”. L’ideale – secondo i due autori – sarebbe quindi organizzare il lavoro in microgruppi di tre o quattro persone al massimo e non costringere i dipendenti a continue, lunghe ed estenuanti riunioni (se le riunioni durano più di qualche manciata di minuti – spiega Littman – sono inutili).
 
Si ipotizza quindi che, con incentivi al telelavoro e niente catene, si possa aumentare il rendimento, risparmiare una barca di soldi, rendere tutti più felici e persino abbattere le emissioni di CO2. I due guru del lavoro misantropo arrivano ad ipotizzare un’organizzazione che prevede ampie vie di fuga, citando l’esperimento di un’azienda americana dove in un giorno all’altro hanno abolito orari e meeting, puntando solo sui risultati: nonostante qualcuno andasse anche a pesca durante l’orario di ufficio, l’azienda ha aumentato incredibilmente la propria produttività. E magari – chissà – uno stile di lavoro come quello proposto da Littman ed Hersham potrebbe anche dare un calcio alla dilagante crisi.
 
LA LISTA DEI COLLEGHI MOLESTI
 
Alcuni dei tipi di colleghi molesti capaci di rendere difficile la vita d’ufficio.
 
Collega Bulldozer
Dominatore e incline a battere i pugni sul tavolo. Crea una risentita dipendenza.
 
Collega “Ti-rubo-solo-un-minuto”
“Hai cinque minuti”? E’ la domanda tipo posta da questo tipo di collega che è capace di trattenervi per ore interrompendovi anche con regolarità.
 
Collega Stopper
Ha una risposta negativa per tutto. Problematico e aggravatore di sintomi, inibisce qualsiasi innovazione. La sua frase preferita è “non si può fare”.
 
Collega Pecora
Segue la corrente senza porsi domande. Detesta prendere decisioni.
 
Collega “Ho-tutto-sotto-controllo”.
Antonio Ricci diceva: “quando qualcuno dice che non c’è problema il problema è doppio”. La frase si addice a questo tipo di collega: ossessivo, iperattivo ma insicuro, Ha imparato che se esce fuori dal seminato è spacciato per sempre.

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