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Intervista a Elio Germano: “La politica dovrebbe ringraziarci”


Elio Germano, occupante del Valle e palma d’oro come miglior attore, intervistato da AgoraVox spiega: “Il nostro movimento porta proposte concrete per il futuro della cultura nel paese, è una risorsa per la città. I politici dovrebbero ringraziarci. Anche se ci sgomberano, noi andremo avanti”.




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ha incontrato Elio Germano, uno dei più famosi e acclamati interpreti italiani, palma d’oro a Cannes come miglior attore, nonché occupante stabile del Teatro Valle (chiunque vada al teatro “liberato” potrà notare il suo letto gonfiabile tra le poltrone dell’ultimo palchetto). 

L’assessore Gasperini ha detto che non comprende le ragioni della protesta, e che ve ne dovete andare entro il fine settimana (quello appena trascorso, Ndr), ma la movimentata conferenza stampa di oggi non suona come un signorsì, o sbaglio?

«Non sbagli, perché noi proprio non ce ne andiamo. Dovrebbero ringraziarci, anziché fare minacce! Abbiamo ridato vita a un intero quartiere, i ristoratori vengono a dirci grazie e a farci i complimenti tutte le mattine. Ora c’è un buffet che è offerto proprio da loro. Guarda quel bar là, non aveva mai visto così tanti clienti».
 
Infatti il Teatro è sempre pieno. I contributi di tante personalità del mondo del cinema e della cultura come Camilleri, Bergonzoni, Benigni, Vecchioni, Nanni Moretti, Moni Ovadia, Roberto Herlitzka e Franca Valeri, solo per citarne alcuni, hanno sicuramente aiutato a far sentire il vostro messaggio. Tu come spieghi un successo del genere?

«Lo spiego col fatto che noi sappiamo fare il nostro mestiere. E i lavoratori della cultura che sono là dentro, i macchinisti, i tecnici, quelli che hanno aperto le porte del Valle quando siamo venuti a “bussare”, anche loro sanno fare il loro mestiere. I politici invece, perché non pensano a fare il loro? E non mi aspetto che “parlino”, ma che “ascoltino”. Il lavoro del politico dovrebbe essere proprio quello di ascoltare chi lo ha votato. Ma non mi sembra che lo facciano. Qui ne abbiamo una dimostrazione lampante».
 
Oggi avete dato un segnale molto forte, si è trattata anche di una sorta di risposta al consiglio d’amministrazione che si riunisce in settimana?

«Più che risposte noi abbiamo fatto delle proposte, delle proposte concrete. Oggi abbiamo tentato di gettare le basi per il futuro della cultura in questo paese, abbiamo aperto delle prospettive per il teatro italiano che è in serio pericolo di vita. E la cosa più importante è che l’abbiamo fatto dal basso verso l’alto, non il contrario, come accade di solito. È stato un importante esperimento di democrazia diretta. Il movimento è nato e si è sviluppato in maniera completamente orizzontale, senza personalismi. Adesso aspettiamo che dicano la loro».

 
Si parla molto della possibilità di uno sgombero. Il calendario di questi giorni, fitto di nomi importanti, secondo alcuni sarebbe atto proprio a scongiurare questa evenienza. Sono solo voci o c’è qualche elemento di verità?

«Se vogliono sgomberarci che vengano a sgomberarci. Di certo non abbiamo paura, abbiamo preso tanti schiaffi in passato e questo non sarebbe il primo. Ma anche se fosse il movimento non finirebbe lì, abbiamo creato qualcosa che trascende l’occupazione in sé. Tant’è che la progettualità di compiere un atto del genere, di aprire un cantiere, c’era già da diversi mesi, non ci siamo svegliati la mattina del 14 giugno e abbiamo deciso di occupare il Valle. Abbiamo movimentato tutta l’industria della cultura, dal cinema alla musica, dalla drammaturgia alla letteratura. Loro (punta col dito ipoteticamente verso Montecitorio, Ndr) devono capire che non si tratta di un discorso meramente economico, ma qualitativo. Stiamo parlando di diritti primari, di beni comuni come l’acqua e l’aria».
 
Ultima domanda, quanto hai dormito stanotte? Hai l’aria distrutta.

«No, anzi (ride). Ieri sono potuto pure tornare a casa».
 
Per la prima volta da quando sei qui?

«Praticamente, sì».



LEGGI: V per Valle: se il vento soffia anche a teatro
 

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