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Internet: l’ennesimo disegno di legge

Per la classe dirigente, il controllo di internet è ormai un chiodo fisso, una priorità irrinunciabile.

I senatori del PD Vita e Vimercati hanno recentemente depositato in Senato un progetto di legge su "neutralità delle reti, free software e società dell’informazione".

Tale iniziativa, risalente all’ultima decade di marzo e ripresa ieri da punto-informatico.it, è, nelle parole degli esponenti del partito oggi all’opposizione, "una proposta organica per la modernizzazione digitale del sistema delle imprese e della pubblica amministrazione".

Questo è ciò che dicono. Vediamo cos’hanno fatto nel recente passato.

Ottobre 2007: il "Centrosinistra" approvava, senza troppo clamore, il Ddl Levi-Prodi ("legge sul riassetto dell’editoria"), provvedimento che, nel solco della "migliore" tradizione fascista, prevedeva per siti e semplici blogger del Belpaese l’obbligo di registrazione al ROC (Registro Operatori Comunicazione), nonché l’estensione su di essi dei "reati a mezzo stampa".

Ecco cosa si intendeva per "riassetto dell’editoria": poter minacciare di querela per diffamazione qualsivoglia blogger.

Non mi pare che, in tale occasione, i due eminenti politici, oggi alla ricerca di un po’ di pubblicità millantando un ipocrita "amore" per internet, si fossero stracciati le vesti in nome della "neutralità della rete". Anche perché i mainstream, da bravi cagnolini che leccano il...diciamo la mano, al potere, si erano ben guardati dal divulgare tale provvedimento che avrebbe ipso facto parificato l’informazione on-line italiana a quella cinese.

Fu Valentino Spataro che alzò la voce nel web e il provvedimento governativo venne scoperto. Forse non sarà inutile ricordare oggi lo sputtanamento universale che colpì il Governo italiano quando si seppe che razza di provvedimenti liberticidi si accingeva a prendere per la rete. Alcuni Ministri (Di Pietro e Gentiloni) si dissociarono dal loro stesso esecutivo. Beppe Grillo pubblicò sul blog uno dei suoi commenti più infuocati. Persino il Times di Londra stigmatizzò il disegno di legge italiano che subì, dopo tali proteste, una battuta d’arresto. Poi cadde il Governo. Cadde il governo, ma non cambiò la casta politica al potere.

I senatori del "Centrosinistra", che oggi si spacciano come alfieri della libertà in rete erano in Parlamento, ieri come oggi. Perché dovrebbero essere diversi dai loro colleghi? Perché dovrebbero essere diversi da ieri? Perché dovremmo fidarci di loro?

In realtà il provvedimento liberticida del 2007 era figlio (mostruoso) di quell’orrenda matrigna del 2001, la famigerata legge n.62/01 (Nuova legge sull’editoria), che tentava (surrettiziamente) di equiparare web e stampa tramite l’invenzione del concetto di "prodotto editoriale". Tramite tale grimaldello ideologico si sarebbe potuto obbligare alla registrazione, ovvero alla schedatura di massa, tutti i blogger che volessero fare informazione, nonché porli sotto la minaccia delle leggi che puniscono i cosiddetti "reati a mezzo stampa". Oggi per fortuna la legge 62/2001 vale solo per i siti d’informazione "aggiornati con periodicità regolare", ma la recente condanna (27 sett.2006) dello storico antimafia Carlo Ruta, il cui blog è stato punito da una condanna ad otto mesi di galera per "stampa clandestina"(legge 8 febbraio 1948 n.47), è lì a ricordarci che tutto è interpretabile e che l’Italia è uno di quei numerosissimi paesi dove la tastiera e la verità sono un cocktail pericoloso, che può portare al sequestro del sito e al carcere.


Se poi volessimo risalire al 2006 potremmo verificare come l’Italia sia stato il primo (e che io sappia l’unico) Paese Occidentale ad avere istituzionalizzato l’odiosa pratica del "web hijacking", ovvero il sequestro delle pagine di determinati siti web (sgraditi allo stato) e il relativo "reindirizzamento" dell’utente ad un’altra pagina. I Monopoli di stato avevano invocato tale provvedimento, che prevede tra l’altro un filtraggio di massa, per evitare che i netizen italiani potessero scommettere on-line sui piu famosi siti di scommesse del mondo. Risultato? Un tentativo di censura che ci ridicolizzò sull’intero orbe terracqueo, dato che i censori forse non sapevano che, per aggirarli, bastava un semplice cambio di DNS, quando non un banale proxy anonimo, come ce ne sono a quintali in rete.


E non dimentichiamo, visto che è perfettamente in vigore, il decreto legge Gentiloni, gennaio 2007, quella "pedolegge" che, con la scusa della lotta al pedo-porno (ma solo on line), consente alla "Polizia delle Comunicazioni" di eseguire filtraggi e monitoraggi in rete su tutto il territorio nazionale, 24 ore su 24. Questi sono i fatti. Peraltro solo una piccola parte. Il potere cerca di controllare internet e in modo sempre più massivo.

Gli appartenenti a questa casta politica al potere, questa setta autoreferenziale che si perpetua per partenogenesi di segreteria e che hanno disastrosamente legiferato nei modi che ho voluto sommariamente tratteggiare, sono gli stessi che vengono a proporci l’ennesima "regolamentazione" del web. La retorica è quella di sempre, piena di aggettivi "politically correct" e di buone intenzioni. Ma noi abbiamo il dovere di giudicare i loro proclami, i loro slogan, alla luce delle loro azioni pregresse. In questa luce possiamo senza dubbio affermare che il progetto di legge dei senatori Vita e Vimercati, come di chiunque altri, non ci convince.

Nell’ultimo decennio i governi (qualsiasi) hanno legiferato sempre e soltanto per limitare l’uso del web e della libera informazione on-line. Di più: essi si sono sempre rivelati, nei fatti, il più grande ostacolo al diritto all’informazione on-line e al diritto di accesso tout curt. Tutte le leggi, tutti i disegni di legge, tutti i decreti legge (sempre convertiti e rinnovati, sic), insomma, l’intera attività della casta politica è sempre, e sottolineiamo sempre, stata volta a tracciare, filtrare, registrare, inibire, denunciare, sequestrare, in una parola, ostacolare l’utilizzo di internet in questo Paese (come in moltissimi altri).

Dall’infausta legge n.62/2001, la madre di tutte le schedature, col suo concetto di "prodotto editoriale", sino al recente "comma D’Alia" del Pacchetto sicurezza in corso di approvazione, che permette il sequestro in caso di "apologia di reato", passando per Cassinelli-Carlucci-Levi-Frattini-Gentiloni-Pisanu-Urbani-Castelli-eccetera-eccetera, ebbene tutti ma proprio tutti gli uomini e donne di potere hanno sempre e soltanto cercato di evitare che i governati si informino fuori dai canali ortodossi, i mainstream.

I senatori Vita e Vimercati, nel loro disegno di legge parlano di internet come "diritto fondamentale" ma cos’hanno fatto quando erano al potere? Hanno forse messo a disposizione la connettività gratuita? Certo che no. Al contrario in Italia la banda larga, e pagandola cara, raggiunge solo i grandi centri urbani, e il Wi-Max era, fino a ieri, monopolio militare.

Gli esponenti di questa casta ci parlano di "neutralità della rete", senza arrossire di vergogna. Proprio loro che hanno imposto ai server la censura preventiva della rete e che stanno forse spianando la strada, con le loro leggi, a una catastrofica alleanza tra fornitori di connettività e fornitori di contenuti. Dove sarebbe la neutralità della rete quando uno stato paternalista ha il potere di "reindirizzarmi" da un sito all’altro e dove può conservare i miei dati per anni?

Vita e Vimercati parlano di "software libero", però nella realtà dei fatti, dal Parlamento alle biblioteche, lo stato e gli esponenti del suo apparato usano software proprietario. Se proprio volessero "rimuovere gli ostacoli che impediscono...l’accesso" non dovrebbero far altro che togliersi di torno, loro e tutta la compagine governamentale di questo stato securitario. Oggi il principale ostacolo ad internet è il potere. Non avere chiaro questo fatto da la misura del grado di indottrinamento indotto dai mainstream.

La rete è nata libera, e libera ed anarchica è rimasta per molti anni. All’inizio i governi l’hanno incentivata in un’ottica commerciale. Poi si sono resi conto del suo deflagrante potenziale democratico ed hanno cominciato ad odiarla, poiché poteva, può, fargli perdere il loro potere sulle masse catodicamente eterodirette. Lo stesso Pentagono ha affermato, in un suo documento interno poi desecretato, che "il web è un sistema d’arma nemico" (Information Operation Roadmap 2003). Lo stato italiano in tale opera di repressione si è sempre distinto: nemmeno gli USA del Patriot Act hanno il data retention di massa della "Pisanu" (Legge n.155/05).

I governi, specialmente quelli razzisti e reazionari come quello italiano, temono la democrazia. Per questo temono internet. Ne hanno il terrore. Internet permette alle persone di impicciarsi in ciò che li riguarda ed eventualmente anche di partecipare attivamente alla politica del proprio Paese: per il governo questa è una catastrofe che va evitata a qualunque costo.

Per la cronaca, i due senatori firmatari dell’ultimo disegno di legge relativo al web, hanno testualmente dichiarato, con vero sprezzo del ridicolo: "riteniamo importante avviare, contestualmente al percorso parlamentare, un grande dibattito sulla rete, per raccogliere opinioni, suggerimenti, osservazioni, proposte di modifiche capaci di fare della nostra proposta una legge ampiamente condivisa dal popolo di internet". (fonte:unaleggeperlarete.wordpress.com).

Tradotto vorrebbe dire più o meno questo: stavolta non nascondiamo il tentativo di controllo totalitario dell’informazione dietro un comma di un qualche "Pacchetto sicurezza" oppure dentro una "Legge sull’editoria". No. Stavolta vi diciamo proprio chiaro e tondo che vi prepariamo una regolamentazione ad hoc di internet.(sottinteso) Naturalmente per il vostro bene. Noi vi controlliamo ma, nel contempo, vi proteggiamo dagli anarco-pedo-porno-terro-satanisti, dagli abusi... eccetera, eccetera.

Non cercano nemmeno più di dissimulare.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.163) 3 aprile 2009 12:54

    Ti leggo sempre con piacere....è tua la definizione " catodicamente etorodirette"? posso usarla ?
    Ciaociao

    • Di maurizio carena (---.---.---.230) 3 aprile 2009 13:36
      maurizio carena

       grazie delle tue parole generose.
      Purtroppo non ricordo dove ho tratto lo spunto per la "definizione" che hai trovato interessante. Ma buona parte delle mie idee sui media provengono, fondamentalmente da autori come Chomsky, Sartori, Bordieu, Pilger, Canevacci, McLuhan, Antinucci, Brancoli, Fracassi, Popper.
       Senza dimenticare, naturalmente Guy Debord, uno degli autori che mi ha segnato in modo indelebile. Lui diceva: "La saggezza non arrivera’ mai", e le sue parole mi ricordavano cio che diceva un grande navigatore, Bernard Moitessier: "se aspetti che la barca sia pronta, allora non partirai mai"
       Il momento di partire e’ adesso. Come quello di lottare.
       Certo che puoi usare le mie parole, tu come chiunque altro. Non sono mie. Sono della "nostra rete".
       saluti.
      m.c.

  • Di illupodeicieli.leonardo.it (---.---.---.41) 3 aprile 2009 17:23

    Come sai pensano sempre al pericolo, ma c’è di peggio: sostengono che la rete non serve, non è utile, ed è di oggi (o di ieri) la "storia che fa perdere tempo". Rispetto al discorso che tutti conosciamo sulla pistola e sulle armi in genere, che "dipende da chi le usa, perchè è lui o lei che premono il grilletto", ritengo che non debba esserci nessun controllo o che se questi controlli o limiti dovessero venire imposti o attuati sia indispensabile ricorrere a sabotaggi, hackeraggi o simili. Ogni volta che la tv parla di web afferma "ma i pericoli che ci sono quali possono essere"?Anche un coltello taglia le tue dita o altro se lo adoperi male,idem un giornale o un depliant.Certo che appena fai obiezioni simili alle mie o alle tue, ecco che viene fuori il discorso sul copyright e quindi si apre un altro fronte:invece di affermare che la rete unisce e fa bene, che informa o che mette a disposizione di tutti (se ci fosse il libero accesso sarebbe proprio così) informazioni e notizie da vagliare. Da parte mia segnalo sempre i pericoli di chi vuole imbavagliare la rete e ripeto ciò che ho già scritto anche nei miei blog e commenti: mi dispiace che giornalisti e commentatori che potrebbero aiutare internet non lo fanno, non sostengono questa battaglia, pensano che finita la rete loro potranno avere maggiori spazi,visibilità ,potere e guadagni.Sono illusi come è illuso chi ritiene che,anche non facendo battaglia le cose andranno bene lo stesso.Invece occorre parlarne,come fai tu Maurizio e anche altri blogger o internauti dir si voglia.
    Seb

    • Di maurizio carena (---.---.---.230) 3 aprile 2009 23:51
      maurizio carena

       i (sedicenti) giornalisti dei mainstream, ovvero i pennivendoli di regime, vedono internet col fumo negli occhi: primo perche’ lo sentono come un concorrente molto temibile e secondariamente perche’ vedono che il web fa crollare i loro castelli di menzogne organiche al potere.
       Dopo i politicanti sono certo i "giornalisti" ad odiare il web. 
       Lottare contro queste categorie di cialtroni, difendere la liberta’ di informazione/comunicazione, la piu’ importante delle liberta’ odierne, e’ la lotta da combattere oggi.
       Non vinceranno.
      saluti
      m.c.

  • Di ascanio (---.---.---.168) 4 aprile 2009 10:12

    Rileggiamoci "1984" di George Orwell, neanche Nostradamus è sato tanto bravo.
    La storia recente è tutta scrita lì, anche quella che deve ancora arrivare se non muoviamo il culo e cerchiamo in qualche modo di impedirlo.
    Buona fortuna a tutti noi.

    • Di maurizio carena (---.---.---.230) 4 aprile 2009 15:11
      maurizio carena

      George Orwell e’, come tutti i grandi, un precursore,forse un profeta. Io mi permetterei di aggiungere, oltre al celeberrimo 1984, anche la prefaziona alla "Fattoria degli animali". Una prefazione spesso censurata dai nostri editori di merda, che infatti non sono "editori" (puri, si sarebbe detto una volta), bensi’ palazzinari, industriali, speculatori e gente del genere.
       In tale prefazione Orwell parla di quel fenomeno, oggi dilagante e motivo di carriera, che gia’ negli anni 40 si andava affermando nei mainstream occidentali: l’AUTOCENSURA.
       Provate a dire a un qualsiasi giornalista-servo dei nostri media se sa di fare male il proprio lavoro, se sa di avere abdicato alla funzione storica dei mass media, almeno nei Paesi protestanti, se sa di essere un servo prezzolato del potere. Tale scribacchino avra’ talmente introiettato l’autocensura che "sinceramente" vi dira’ che non e’ cosi’. E’ questo il lavaggio del cervello, di cui l’autocensura e’ lo stadio supremo.
       Ma ci vorrebbe un altro articolo....

       Comunque, oltre a leggere, bisogna lottare. In qualunque modo, purche’ non violento. E, tra parentesi, oggi l’arma piu’ temibile contro il regime e’ la tastiera.
      Senza lotta questo stato criminogeno sara’ capace di qualsiasi cosa. Come e’ sempre stato. Come ci insegna la storia.
       Solo la lotta da’ speranza di vita. Sempre.
       saluti.
      m.c.

    • Di bubba (---.---.---.127) 28 aprile 2009 19:26

      Certo che, Carena, hai proprio il dente avvelenato. "Sfortunatamente" la penso proprio come te. Ormai sono mesi (anni?) che interpreto le cose sotto la lente del "SocIng"... e tento di fare anche proselitismo in tal senso :P

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