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 Home page > Attualità > Politica > Intercettazioni e potere: l’égalité et la légalité

Intercettazioni e potere: l’égalité et la légalité

La vicenda che, per necessità e sintesi, chiamerò "giallo Napolitano", ripropone, nell'attualità politica italiana, l'ormai annoso tema dell'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge e del rapporto tra i diversi poteri dello Stato, ognuno riconosciuto nella propria autonomia ed indipendenza, ciascuno chiamato a garanzia della vita democratica e del suo equilibrio.

Le polemiche tra "corazzieri" e "guastatori", emerse al'indomani del conflitto di attribuzione sollevato dal Quirinale contro la Procura di Palermo, hanno evidenziato il diverso approccio tra chi ha assunto una difesa d'ufficio della più alta carica istituzionale e chi, anche in virtù del fatto che non possono e non devono esistere due pesi e due misure nell'applicazione e nel rispetto delle leggi e dei principi, ha manifestato identico spirito critico dimostrato in altre, recenti vicende.

Impossibile non notare una certa contraddizione tra chi, a suo tempo, ha assunto, sulla questione intercettazioni o sul conflitto politica/magistratura, un atteggiamento "barricadero" e oggi, con assoluta noncuranza, dimostra sensibilità opposta e contraria, a difesa della "fortezza Quirinale".

D'altro canto, inevitabile sottolineare il pericolo di favorire derive populiste e/o fasciste da parte di chi, a testuggine, senza prendere atto che, piaccia o meno, il conflitto di attribuzione si fonda su un diritto riconosciuto, ha sferrato un deciso attacco all'unica istituzione sin qui rimasta super-partes e al di fuori dell'agone politico.

La situazione appare piuttosto delicata, soprattutto in questo frangente: esiste certamente la necessità di garantire il regolare svolgersi delle indagini in corso al fine di pervenire all'accertamento della verità e risalire alle responsabilità degli autori/attori della reale o presunta trattativa Stato/mafia; l'obbligo di ribadire l'uguaglianza, alla luce di eventuali atti illeciti, di tutti i cittadini sottoposti al rispetto della legge e delle regole, senza alcuna eccezione; l'imperativo di salvaguardare le istituzioni (tutte!) e il loro ruolo costituzionalmente riconosciuto e tutelato.

Il conflitto di attribuzione rimanda il tutto ad altro e più alto organo dello Stato, chiamato a dirimere la questione.

Inutile gridare, preventivamente, allo scandalo o denunciare gravi interferenze. Così pure appare insensato sottolineare che la Consulta pulluli di membri compiacenti. Anche qui emergerebbe una stridente contraddizione da parte di chi, a suo tempo, ha irriso ad analoghe doglianze di matrice berlusconiana e oggi se ne fa indirettamente portavoce.

La sala "Travaglio" dell'incalzante anti-politica, tesa a distruggere più che a costruire, che sinora e per sua natura non ha rappresentato una solida e valida alternativa ad un sistema degenerato, ma potrebbe favorire derive d'altro genere, dovrebbe, pertanto, dimostrare maggior cautela.

Non può esistere un inossidabile punto di vista secondo cui la primazia spetta sempre e comunque alla Magistratura, né può esistere un eterno stato di polizia permanente, per quanto il "regime" possa manifestarsi corrotto, inaffidabile e degenerato.

A degenerazione del sistema non si può rispondere con ulteriore alterazione che potrebbe portarci definitivamente al di fuori dall'alveo democratico e costituzionale.

In questa doverosa tutela e salvaguardia si deve, altresì, operare una netta distinzione tra persona (soggetta alla legge) e carica istituzionale. Senza cieche difese d'ufficio.

È certamente vero che va garantita l'integrità delle istituzioni. Di pari passo va stabilita quella delle persone chiamate a ricoprire ruoli istituzionali e rappresentarli con dignità e onore.

Resta un unico e inderogabile punto fermo: la necessità e il diritto di conoscere tutta la verità, nient'altro che la verità.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.172) 24 luglio 2012 11:18

    Spero che oggi mi sia permesso di postare la mia critica e come direbbero i benpensanti e "politically correct", in virtù del cosiddetto dialogo DEMOCRATICO e che mi è stato CENSURATO dal PLI

     Troppi elogi e da troppo tempo

    http://www.partitoliberale.it/solidarieta-al-capo-dello-stato/

    Solidarietà al Capo dello Stato
    di segreteria - pubblicato il 20 luglio 2012
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    “Il PLI esprime piena e convinta solidarietà nei confronti del Presidente Napolitano ed auspica che la Consulta in tempi rapidi risolva il grave conflitto di attribuzioni insorto tra la Prima carica dello Stato e la Procura della Repubblica di Palermo, che ha palesemente violato il dettato costituzionale, ignorandone le prerogative in ordine alla segretezza delle proprie comunicazioni telefoniche.”
    Il segretario del PLI Stefano de Luca ha dichiarato che “Il medesimo ufficio, attraverso gli stessi magistrati inquirenti, ha inoltre avviato un’azione giudiziaria che appare palesemente temeraria, qualificando come frutto di estorsione i pagamenti a vario titolo a favore di Marcello Dell’Utri, effettuati da parte di Silvio Berlusconi, ignorando gli stretti rapporti di una intera vita professionale e di lavoro.
    Un uso così disinvolto dei poteri connessi alla funzione inquirente – ha precisato de Luca – affievolisce la fiducia dei cittadini nei confronti della serenità dell’Ordine Giudiziario e rischia di rilanciare il Cavaliere ed il suo movimento padronale, consentendogli, probabilmente questa volta a ragione, di vestire i panni della vittima di continue persecuzioni giudiziarie.
    Di fronte a simili comportamenti il Ministro della Giustizia dovrebbe disporre un’inchiesta ed attivare l’azione disciplinare.”
     
    Commenti

     Renzo Rivalug 23, 2012
     Quale solidarietà a chi ogni giorno fa carta straccia della “Carta” attentandone invece al dettato costituzionale?
     Lui sta ritagliandosi competenze non sue prevaricando le sue funzioni e nei fatti scrivendo una parallela costituzione materiale.
     È di oggi la convocazione al Quirinale del ministro Passera.
     A mio avviso Il capo dello stato può convocare il presidente del consiglio ma non un suo ministro.
     Se sbaglio ditemi dove.
     Non compete al capo dello stato distribuire veline a destra e a manca, quasi giornalmente, su argomenti che non gli competono, comparendo sui media, in modo diuturno, con dichiarazioni nemmeno lontanamente e “contenute” di cossighiana memoria.
     La costituzione gli riconosce solo il potere di inviare messaggi alle camere; cosa che mai ha fatto nel suo settennato.
     Ecco perché dissento da chi in altre occasioni mai è intervenuto, come presidente del CSM, quando i PM attentavano alle prerogative del capo del governo che sistematicamente veniva sbeffeggiato con avvisi di garanzia a mezzo stampa che sembravano più degli avvisi a scomparire.
     Renzo Riva
     PLI F-VG
     My comment is awaiting moderation.

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