Insulti sessisti in Parlamento, ovvero, la vera modifica della Costitutuzione

In un articolo semiclandestino, scritto per questo giornale, sostenevo che, in un processo di riforma costituzionale, non è importante solo la modifica delle norme, quelle abrogate e quelle nuove, ma anche il modo con cui viene votata.

Mi riferivo all’utilizzo della cosidetta norma canguro per bypassare l’ostruzionismo dell’opposizione e all’algoritmo di Calderoli, che ha consentito alla Lega di presentare milioni di emendamenti inammissibili. .

Mi riferisco ai gesti volgari che hanno imbrattato il Parlamento, alla verità stuprata e alla dignità cancellata dei senatori, nel processo che tali gesti sanzionava.

E’ vero la storia del Parlamento è costellata da scontri violenti, figli della passione e della lotta politica. Ma la lotta, la passione politica e le sue devianze non possono essere messe sullo stesso piano della volgarità dei gesti sessisti, compiuti in Senato da chi ancora non si ravvede con una parola di pentimento.

Tutto poteva restare nel cerchio della volgarità parlamentare. E invece la mitezza della sanzione, ha evidenziato la coloritura politica del processo sanzionatorio e, con essa, lo stupro della verità e la cancellazione della dignità di tanti senatori, troppi.

La complicità del PD è apparsa chiara nella posizione assunta dai suoi rappresentanti, nel comitato di presidenza, dove sono stati comminati solo 5 giorni per i gesti sessisti, per consentire a Barani e a D’Anna, di ritornare in aula in tempo utile per votare la grande riforma.

Le donne del PD dove erano nascoste? Anni di lotta della sinistra per la parità dei sessi buttati al macero. Mestiere e teatro, che a niente rinuncia per conservare il potere, anche ad infangare la Costituzione, questa è la politica della destra di oggi, del PD e dei suoi alleati.