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In vigore la norma per la sottrazione di punti della patente ai ciclisti

Netta contrarietá della FIAB : "Attendiamo la prima contravvenzione a un ciclista con decurtazione punti, per fare ricorso al giudice di pace "

"Attenderemo la prima contravvenzione ad un ciclista, con decurtazione di punti dalla patente, per fare ricorso al giudice di pace e chiedere che la norma venga rimessa alla corte costituzionale perchè illegittima. Non vogliamo promuovere la difesa di un interesse meramente corporativo dei ciclisti che offrirebbe solo un comodo sotterfugio a chi vorrebbe liquidare sbrigativamente le nostre obiezioni. Ci sembra invece che questa norma - che non risulta avere uguali in Europa - sia portatrice di sostanziali violazioni al principio di eguaglianza, che riguardano tutti i cittadini, indistintamente."

Questa è la dura presa di posizione della Federazione Italiana Amici della Bicicletta, a cui aderisce anche Fiab-Ciclocittà di Varese, in merito alla norma introdotta in via legislativa con il pacchetto "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica" - approvato il 2 luglio dal Parlamento e in vigore da domani, 8 agosto - che prevede la possibilità di decurtare i punti della patente di guida anche nel caso di infrazioni commesse in bicicletta.

"Sottrarre punti alla patente auto per violazioni del codice della strada commesse alla guida di veicoli che non prevedono una specifica abilitazione (le bici, appunto) appare contraddittorio e immotivato. - continua la Fiab, rappresentando il pensiero delle associazioni di ciclisti urbani sparse per tutto il territorio nazionale - Non solo: anche condizionare l’applicazione della sanzione al possesso della patente è un ulteriore elemento di incomprensibile discriminazione, risultando sfavorito, a fronte di una medesima violazione, chi possiede la patente. Se due ciclisti commettono la stessa contravvenzione, ma uno ha la patente e l’altro no, solo al patentato si applica la decurtazione dei punti. Aggiungiamo peraltro che, proseguendo questa linea di ragionamento, pure il pedone che attraversa con il semaforo rosso dovrebbe subire la decurtazione dei punti della patente di cui egli sia eventualmente in possesso. Per tutti questi motivi, questa norma ci sembra un parto giuridicamente insensato."

Infatti, in Italia il problema della endemica insicurezza delle nostre strade, anche urbane, è serio e grave, e non da oggi: ma non risulta che esso sia causato dai ciclisti i quali semmai, insieme ai pedoni, sono tra le vittime più numerose. Rispetto alla norma commentata, sfugge dunque persino quale sia l’obiettivo perseguito dal Legislatore.

Nel nostro Paese manca da sempre una politica di attenzione nei confronti della mobilità ciclistica: inutile proporre impietosi quanto inevitabili confronti con ciò che avviene negli altri Paesi europei che stanno appena a pochi chilometri da qui. E i pochi impegni assunti dai nostri Governi (ad esempio quello, risalente al novembre 2007, di istituire un Servizio Nazionale per la Mobilità Ciclistica) spesso restano sulla carta.

Come sollecitato da governi e istituzioni europee, attendiamo dal Parlamento italiano provvedimenti per promuovere l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto urbano a emissione zero.


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