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(In)ter(per)culturando: ’Apocalisse a domicilio’ di Matteo B.Bianchi

Ti ha sempre affascinato il campionario geografico offerto dagli autisti negli Stati Uniti. Passare accanto a una fila di auto in attesa equivale a un ripasso veloce delle razze umane. Ogni volta che alzi un braccio per strada per fermarne uno ti trovi a chiederti con quale nazionalità avrai a che fare. Chissà se sei il solo a fare simili ragionamenti o se capita a tutti. Ti dimentichi sempre di verificarlo con gli amici.
[…]
«Ce l’ha davvero una storia da raccontare?»
«Sì. Fra tre settimane sarò morto.»
Pedro ti guarda attraverso lo specchietto. Sta cercando di capire se stai scherzando.
Ricambi lo sguardo. Ogni traccia di sorriso è sparita dal tuo volto. È la risposta che cercava.
«È malato?»
«No.»
«Allora come fa a dire che sta per morire?»
«Me l’ha annunciato una donna. Una sensitiva.»
«E lei ci crede?»
«Lei ci crederebbe?»
Il tassista non risponde. Ti tiene d’occhio, forse aspettando una risata che riveli la natura dello scherzo. Ma è un po’ che tu non ridi e certo non lo fai ora.
Quando riprende a parlare ha gli occhi di nuovo sulla strada.
«Ha ragione. È una buona storia.»
(Apocalisse a domicilio, di Matteo B.Bianchi, Marsilio, Ottobre 2010, pag.167-168)
 
 
L’ultimo romanzo di Matteo B.Bianchi è un viaggio.
A chi non è capitato di farsi predire il futuro (tra veggenti, letture della mano, tarocchi, visioni, sogni, tavola Ouijaa...)?
Al protagonista di questo romanzo, un autore televisivo di trentasei anni immerso in un mondo frenetico, una donna sconosciuta prevede la morte il 5 agosto (due mesi dopo) durante una seduta improvvisata per strada con il fratello.
D’improvviso, e senza aver fatto alcunché per scatenarlo, il protagonista è costretto a fare i conti con un’ipotesi difficile da ignorare. Non sa come. Non sa dove. Ma la previsione è una presenza precisa, talmente ingombrante da costringerlo a credere alla possibilità.
E credendo, nei due mesi che lo separano dalla data, il protagonista sceglie di percorrere un viaggio a ritroso, in un passato ormai presente dove le persone amate tornano, i loro corpi sono memorie pulsanti di sentimenti forti, importanti, che il protagonista affronta con la consapevole accettazione del dato di fatto. Tornare da loro, sentirli ancora, fuori e dentro di sé, in attesa di quel 5 agosto.
 
È un viaggio, per l’appunto, dove la concezione lineare del tempo si spezza schiantandosi contro un futuro prossimo apocalittico e spingendo un uomo a cercare il contatto con quelle persone che in passato hanno segnato la sua storia personale fatta di scelte, virate e allontanamenti.
 
Bianchi si avvale di una lingua semplice, diretta resa movimentata dai diversi registri utilizzati attraverso i quali il punto di vista narrato si sposta tra personaggi e sviluppi. È proprio grazie ai narratori (la seconda persona che si rivolge direttamente al protagonista, la terza che scivola prevalentemente sulla testa del fratello, la prima nella voce della donna misteriosa che vede il futuro), tramite i narratori il lettore impara a districarsi in un micro mondo per nulla semplice.
 
La storia non fa leva su colpi di scena improvvisi o espedienti sorprendenti. Come già accennato il fondamento dell’intera narrazione è qualcosa di mediamente comune, la possibilità di sapere quando si morirà è circostanza che incuriosisce e terrorizza, solletica l’immaginario e provoca chiusure. Si vuole e non si vuole sapere. Da questa moneta double face il protagonista avvia un un percorso per nulla scontato tra corpi e memorie, novità e consuetudini. Un percorso che, almeno simbolicamente, si rifà all'idea d'un recupero del passato, degli snodi salienti del proprio passato se non proprio per 'farvi pace' almeno per recuperarne sensi, pesi e tracce indelebili (e anche qui: chi non ha mia immaginato almeno una volta di ritrovare le persone amate in passato, quelle che hanno segnato il proprio vissuto, e con loro ritrovare quel qualcosa che c'è stato, o fare i conti con quanto resta, nel bene e nel male?)
 
Contrariamente a ciò che può suggerire il titolo, l’annuncio d’una apocalisse a domicilio non implica la definizione di morali o etiche a cui aggrapparsi. Non c’è alcun intento pedagogico, nelle parole di Bianchi. Non si tratta direttamente delle sorti dell’umanità. Eppure leggendo qualcosa gratta lo strato superficiale, mischia i ruoli.
 
C’è un alone frizzante, fresco, nello stile di Bianchi. C’è la capacità di tratteggiare relazioni complesse, silenzi e incontri che sono già conclusioni con l’immediatezza dal profumo dei corpi esposti. La carnalità non è richiamo, piuttosto diretta conseguenza d’un percorso scelto. 
 
In conclusione, non è una storia di mero intrattenimento, la si può leggere in treno quanto sotto le coperte, ma resta un romanzo che scatena circolarità e incastri dentro e fuori le pagine. Le scelte linguistiche nonché la struttura stessa, sembrano suggerire una scrittura tesa a catturare precise generazioni di lettori (giovani, si potrebbe azzardare) sebbene la maturità delle osservazioni più profonde, la strutturazione d'una sottotraccia fortemente legata alla realtà italiana d'oggi, la capacità dell’autore d’una visione d’insieme, di cogliere contraddizioni ed evidenze attraverso un mondo narrativo verosimile, lo rendono difficilmente incastrabile in catalogazioni di comodo. Probabilmente è proprio la 'veste' semplice, immediata, capace di colpire in fretta e con precisione, che permette all'autore di dire 'altro', sussurrandolo, lasciando alla soggettiva interpretazione e alla sensibilità del lettore la libertà di scegliere fin dove arrivare, seguendo i fili di lingua e trama.
 
Il silenzio è come il rumore, richiede tempo perché ci si abitui. Convivi da così a lungo col ronzio incessante del traffico sotto il tuo appartamento che svegliarsi circondato dalla calma assoluta ti appare quasi estraneo, innaturale.
Ti stiracchi, senti il tuo corpo indolenzito, ancora esausto. Il dolore alla mascella ti ricorda all’improvviso gli eventi della serata precedente e questo pensiero è sufficiente per riattivare la tua coscienza. Ti tiri a sedere. Sul cuscino tracce rossastre testimoniano che devi aver perso ancora del sangue dalla bocca durante la notte. Passi una mano sul mento, come per saggiarne i danni. Non senti nulla, tranne i peli ispidi della barba che attendono la rasatura.
(pag.68)
 
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Ho chiesto all'autore di 'contestualizzare' questo romanzo, diverso dai precedenti, dove si respira - come già accennato - una visione d'insieme cha pare concretamente vicina alla realtà nota anche al lettore contemporaneo, tra instabilità (professionali e personali), confusioni, paure, difficoltà a visualizzare 'un futuro' in senso ampio e differenziato.
Nel romanzo tutto passa attraverso il filtro narrativo che però - e questa è stata la mia impressione - non resta nella voce intima e soggettiva dell'autore, piuttosto spazia. 
 
 
Matteo B.Bianchi:

"Questo libro nasce da un periodo di crisi personale che ho voluto esorcizzare in un romanzo, raccontando di una tragedia annunciata che irrompe nella vita del protagonista e gliela stravolge. Ma l'ho voluto fare inserendo un elemento sovrannaturale (la profezia di una sensitiva) proprio per spostarmi su un terreno narrativo che aprisse molte possibilità. Fino a oggi avevo scritto libri molto legati alla mia biografia, con questo mi sono lasciato andare alle possibilità anche fantastiche che la letteratura ti permette. Diciamo che niente di quello che ho raccontato fa parte del mio vissuto, e allo stesso tempo mi permette di mettere in scena una crisi che respiro in questa città, negli ambienti di lavoro, in questo periodo storico di grandi incertezze. "
 
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Ringrazio Matteo B.Bianchi.
 
 
Nello scaffale
 
Apocalisse a domicilio, di Matteo B.Bianchi, Marsilio, Ottobre 2010.
> La scheda dal sito dell’editore.

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