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Il selfie non scattato: ciuf ciuf

È da due anni che nessuno può scattarsi un selfie sul trenino che collega Casella, un piccolo comune dell’entroterra ligure con Genova, fermo da novembre 2013 a causa di lavori di ristrutturazione che riguardano anche due ponti metallici. I lavori di ripristino procedono con ritmi non esattamente da treno ad alta velocità e nel frattempo il trasporto di passeggeri, pendolari e turisti è affidato al bus sostitutivo con capienza di trenta persone.

Chi non dovesse trovare posto sui pullman, può rivolgersi all’orso di Sant’Olcese, caratteristico paese situato sulla linea della ferrovia a scartamento ridotto, noto per il suo santo che addomesticò un feroce orso aggiogandolo al carro al posto del bue che la belva aveva sbranato.

Così, in attesa che i lavori vengano portati a termine, i più fortunati possono fare un giro sul carro guidato dall’orso che però non si concede per i selfie: troppo impegnato a fare da taxista lungo quei binari su cui continuano a viaggiare i ricordi delle persone che spesso hanno frequentato sin da bambini questi luoghi immersi in un paesaggio dal fascino selvaggio.

Il trenino è nato nel 1929, anno della crisi mondiale e dell’uscita del cartone animato sul treno ciuf ciuf di Topolino. I pendolari di oggi, affezionati al trenino quanto Mickey Mouse al suo, ricordano i tempi quando da piccoli mettevano dei tappi di latta sui binari per ritrovarli, dopo che era passato il convoglio, schiacciati come monete. Erano monete strane, roventi, dal valore simbolico e arbitrario, che a toccarle ci si scottava di brutto: una sorta di euro ante litteram, insomma.

Realtà e immaginazione si confondono anche nella storia di altre monete, antiche e preziose, ritrovate nei pressi di Niusci, località nota perché lì “si sentono le voci”. Non le voci della locomotiva però, ma dei suoni misteriosi che furono interrotti da un boato quando per far passare i binari del trenino, alcune formazioni rocciose vennero fatte brillare. In seguito sul luogo furono ritrovati chili di monete arcaiche, una parte delle quali è conservata presso il Museo Archeologico Regionale della Valle d’Aosta. Qualcuno dice che si trattasse della somma che qualche aspirante ministro delle finanze avrebbe incassato per la vendita prematura della pelle dell’orso di Sant’Olcese.

L’orso la pelle per fortuna ce l’ha ancora, anche se non ci sta granché bene: questo è il terzo inverno che dovendo in parte supplire alle corse del trenino, non riesce ad andare in letargo. Così succede che ogni due per tre si addormenta in mezzo ai binari provocando l’insofferenza dei passeggeri che arrivano in ritardo al lavoro. Ma si è spazientito anche qualche turista straniero esclamando: “I cant’t bear it!” In quell’occasione l’orso, sentendosi chiamato addirittura in inglese, si è svegliato e non volendo fare brutta figura con gli ospiti, ha ripreso la corsa.

Mentre il treno è fermo e l’orso soffre di colpi di sonno, gli sciacalli sono al lavoro: oltre a rubare rame e ghisa in quantità, hanno depredato perfino la storica locomotiva 29, primo treno elettrico d’Italia. Quando hanno scoperto che le maniglie non erano di ottone, ma di ferro smaltato, si sono sentiti fregati e per dispetto hanno lasciato una macchina rubata nella galleria di una stazione. Pare fosse una Volkswagen.

La luce del trenino alla fine del tunnel si fa ancora attendere, invece c’è già chi ha sentito di nuovo le voci: si è trattato del ruglio emesso dall’orso quando ha visto i nuovi orari di Trenitalia: tra Genova e Savona vengono saltate alcune fermate intermedie dei treni regionali mattutini e serali. “Finirà che dovrò portare io la gente in spiaggia a Varazze, ad Albisola e a Celle”, ha ringhiato l’orso. “Ma quando dormo???” 

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