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Pokémon. Il selfie non scattato: Topémon Go

Quest’estate niente selfie, gli smartphone sono stati presi in ostaggio dai pokémon. Un esercito di mostriciattoli tascabili ha invaso il mondo infilandosi nei posti più impensabili, dai cassetti della frutta del mercato rionale ai bagni dei musei, dalle stalle alle ciminiere, dai covi dei latitanti fino ai campi infestati di mine in Bosnia. 

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Hanno nomi mostruosi come Bulbasaur, Rattata, Wartortle, Patrat, Kangaskhan, Squirtle, Pikachu, Jigglypuff e Wigglytuff, per non parlare dei più inquientanti Tentacruel ed Exeggutor. Per catturarli si è scatenata mezza umanità, soprattutto dei ragazzini armati di smartphone. La rete pullula di articoli e tutorial su come acchiapparli e per tanta gente farlo è diventato come una missione, c’è chi corre dietro ai piccoli monster che neanche un politico a caccia di voti.

Sul tema si sono espressi sociologi, psicologi, esperti di sicurezza, capi di stato, showgirl, complottisti e casalinghe. Io non l’avrei fatto, a meno che non avessi ritrovato i pokémon in casa a mia insaputa. Tra le varie informazioni che i pokémonologi di cui sopra avevano omesso di dire c’è che la loro presenza si percepisce benissimo anche senza uno smartphone. Una sera ho sentito distintamente i loro rumori provenienti dal solaio. La sera dopo hanno rincasato tra sonore raschiate sul muro esterno prima di raggiungere il sottotetto tra vivaci squittii. Devono essere stati Rattata insieme a Patrat, Jigglypuff e Wigglytuff.

Gli esperti chiamano questa situazione realtà aumentata: la nostra percezione sensoriale viene arricchita di informazioni altrimenti impercettibili, cosa che rende possibili attività virtuali come ad esempio la caccia ai fantasmi o l’esplorazione di un territorio puntando lo smartphone o la torcia, nel caso della soffitta. Visto che il mio solaio si affaccia su un terrazzo sotto il quale si trova il balcone del soggiorno, la nuova “realtà aumentata” ha trovato ampio spazio dove esprimersi. Infatti, non c’è voluto molto per notare una sera un’ombra indubbiamente più grande e più veloce delle solite lucertole, schizzare da un capo all’altro del balcone, per fortuna separato dalla stanza da una portafinestra con la zanzariera. Alla faccia dei mostriciattoli tascabili! Jigglypuff è lungo circa quindici centimetri più la coda. Wigglytuff, che deve essere il cucciolo, è più piccolo, sarà di una decina di centimetri senza la coda.

Ho letto nei tutorial che i pokémon vanno catturati con l’utilizzo delle pokéball, che non sono le balle che i pokémon del partito di Pidgeot raccontano in giro, ma delle sfere che bisogna lanciare contro i mostriciattoli. Una volta acchiappati, occorre poi farli evolvere nutrendoli di caramelle fino a quando saranno sufficientemente forti per affrontare le lotte in palestra. Provando a seguire queste dritte con i miei topémon, ho dovuto presto renderemi conto che si trattava di una lotta ad armi impari. Rattata, Patrat, Jigglypuff e Wigglytuff non hanno aspettato che io fornissi loro le caramelle per poi iscriverli nella palestra adeguata, tipo la cascina dall’altra parte del torrente: si sono autonomamente impadroniti della palestra, ovvero dell’ex bagno di due metri quadri, convertito molti anni fa in sgabuzzino, stretto in un angolo del balcone. Quanto alle caramelle, per i miei topémon è roba superata, loro, da bravi salutisti, si sono buttati sui bulbi dei tulipani che avevo lasciato a riposo in qualche vasetto, ricoperti di un po’ di terriccio. Palati fini, manco fossero della famiglia di Ratatouille, hanno rovesciato per terra il contenuto dei vasetti mangiando parte dei bulbi e creando per terra un orticello ben concimato.

Non mi è andata meglio neanche con le pokéball, in quanto a usarle sono stati sempre i topémon e non io: hanno rubato dei pomodorini verdi dalla pianta per passare la notte a giocare a calcio sul balcone, tirando dei gol degni di Ronaldo sotto la porta dello sgabuzzino.

Dicono i tutorial che l’evoluzione dei pokémon fa guadagnare Punti Esperienza. Forte di questa certezza, mi sono rivolta a un Pokéstop, una specie di stazione di servizio dove si possono acquisire vari strumenti. Ho comprato dell’ammoniaca, visto che secondo diversi esperti di topologia sarebbe una sostanza il cui odore risulta insopportabile ai topémon dal momento che ricorda loro quello della pipì di gatto. Ho eliminato il toporcile all’interno dello sgabuzzino, ho lavato tutte le superfici con la topémonniaca e ho collocato una decina di bicchierini di carta ripieni dello stesso liquido terribile un po’ ovunque. Peccato davvero non aver scattato un selfie nel momento di scoprire il risultato delle mie fatiche: l’indomani all’interno dello sgabuzzino mi aspettava un poké-pomodorino verde accanto a una bella pozzanghera gialla per terra: era la risposta con cui Jigglypuff mi ha liquidato, è proprio il caso di dirlo, cancellando la mia illusione di riuscire a spaventarlo con la finta puzza di gatto. Però c’è da dire che il topémonello è stato a modo suo anche bravo a fare i bisognini proprio lì: in fondo trattasi dell’ex bagno.

Mentre sto meditando la prossima mossa, per curiosità sono andata a vedere quanti sono i pokémon: secondo un sito sono 151, secondo qualcun altro addirittura 719. Comunque sia, se la cosa vale anche per i topémon, il mio approccio di ispirazione animalista alla questione comincia a vacillare. Topémon, go! Vi conviene andare via prima che acquisti al Pokéstop delle belle trappolémon e mi trasformi in Crudelia Exeggutor. 

 

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