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Il selfie non scattato: lo shit detector

In un’intervista del 1954 a The Paris Review, Ernest Hemingway disse: “Il dono più essenziale per un buon scrittore è un rilevatore di merda incorporato e antiurto. Questo è il radar dello scrittore e tutti i grandi scrittori l'hanno avuto.” Forse l’espressione inglese, asciutta e precisa come lo stile dello scrittore, rende ancora meglio il concetto: “a built-in, shockproof, shit detector”.

Il discorso non riguarda però solo gli scrittori, anzi. A pensarci bene, un congegno salvavita del genere manca a tutti noi in tante situazioni della vita, compresi i momenti in cui ci scattiamo i selfie. Metterci in posa non serve a nulla se poi restiamo indifesi, sprovvisti di un provvidenzale shit detector che ci possa salvare, in primis, dall’imprudenza di pubblicare certi selfie.

Vivere senza l’apparecchio hemingwayiano ci espone a continui pericoli. Quando ad esempio chiediamo dei preventivi per un lavoro, e dobbiamo individuare la proposta che resti sotto il livello di “shit alarm”. A volte non è facile riuscirci: ci sono ditte in ogni campo, consapevoli dell’assenza di shit detector in molti di noi. Come se non bastasse, presso le suddette ditte lavorano delle persone che non si limitano a sfuttare questa loro certezza sul lavoro, ma applicano la stessa consapevolezza anche nella loro vita privata, riuscendo a diventare fidanzati e fidanzate di gente ancora una volta sprovvista di shit detector. Solo così possono crearsi situazioni in cui il moroso tutto sanvalentinato si trasforma a un certo punto in un mostro indiavolato. O l’amico simpatico e divertente che all’improvviso sparisce dalla circolazione, taglia i rapporti con i suoi amici, vittima della dragonessa uscita dalla “ragazza semplice” sposata senza il filtro dello shit detector.

Se siamo fortunati, e riusciamo a evitare di metterci in casa una di quelle persone che sfruttano la nostra imprudenza, qualcuno che intuisce che siamo sprovvisti del rilevatore di marcio resta sempre in agguato. Potrebbe ad esempio essere il proprietario del sorriso a fetta d’anguria presso la filiale della nostra banca. Quello lì che ci dice “guardi, con questo investimento Lei è in una botte di ferro”, senza aggiungere che si tratta di una botte irta di chiodi, uguale a quella in cui secondo la leggenda i cartaginesi avrebbero rinchiuso Marco Atilio Regolo facendolo poi precipitare giù da un’altura.

A cercare la falla nel nostro sistema anti-shit ci sono anche coloro i quali ci suggeriscono con insistenza come dovremmo vivere, cosa dovremmo acquistare e mangiare e soprattutto, cosa dovremmo pensare. Il guaio è che spesso queste figure sono al servizio del tizio col sorriso a fetta d’anguria, il cui cugino ha una fabbrica di botti di ferro.

Armiamoci quindi dello shit detector di Hemingway, ma nel caso non ce l’avessimo già incorporato, occhio all’acquisto: non tutti gli shit detector sono uguali, e capita anche di imbattersi in apparecchi che danno errori dovuti a un’errata configurazione. Guarda caso, quegli apparecchi malfunzionanti li produce il nipote del signor Fetta d’Anguria. Come evitare allora l’incauto acquisto di uno shit detector difettoso? Semplice: utilizzando un apposito shit detector.

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