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Il pianoforte (distrutto) della stazione centrale di Napoli e le distrazioni di Giletti

La fantasia di Napoli non ha limiti e risplende in tutta la sua bellezza quando si accompagna ad atti di civiltà. E allora il pianoforte condiviso.

C’è un pianoforte nella stazione centrale di Napoli, per chi ama suonare per chi ama ascoltare, per regalarci, come dice mio nipote Giancarlo, ancor tanti momenti di gioa da vivere insieme. C’è un piano che ci parla della civiltà musicale, che è nel DNA dei napoletani.

Ci parla di Bach, di Chopin, quel piano, ma anche di Giancarlo, Monica, Vincenzo Maria, di giovani pianisti napoletani che vanno a suonare alla Fenice, ma anche alla stazione centrale.

Oggi quel pianoforte è stato distrutto, perché la barbarie distrugge sempre pezzi di civiltà, ieri a Palmira, oggi a Napoli. Ma l’istinto vandalico di un pazzo ignorante non potrà cancellare tutto ciò che quel piano rappresenta, anche per la lotta contro la criminalità. A Napoli, la camorra si combatte anche con un pianoforte.

Ecco questa è Napoli, caro Giletti, una città piena di contraddizioni, ma anche di voglia di riscatto, che non può essere cancellata dall’istinto distruttivo di un pazzo, o dalla superficialità di una trasmissione, attenta a mostrare le cose che parlano alla pancia delle persone, ma non alla loro intelligenza. Parla di questo pianoforte Giletti, e anche se l’auditel ha le sue esigenze, la cultura e la bellezza contano più della pubblicità . 

Parla di ciò che significa, per Napoli e per l’Italia, un cammino di civiltà interrotto, ma mai fermato.

 

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